Istantanea Pier Vittorio Buffa

La strettissima passerella

La passerella e' strettissima, di quelle che attraversano precipizi infiniti e che a me fanno venire le veritigini solo a guardarle in una foto o in un film.

Il nostro presidente della Repubblica Giorgio Napolitano l'ha imboccata con piglio deciso, guardando dritto dall'altra parte e trovando un passo, una cadenza, che era difficile immaginare trovasse.

E ha dato la linea: il governo in carica continui il suo lavoro e due gruppi di saggi elaborino in tempi rapidi contenuti programmatici condivisi.

Ancora una volta, cosi', si e' mosso con fantasia istituzionale e sfruttando fino all'estremo limite, i poteri che gli da la Cosituzione.

Se arrivera' o no dall'altra parte del precipizio nessuno puo' dirlo. Sicuramente ha fatto una mossa di grande concretezza che mette i gruppi parlamentari di fronte a responsabilita' precise e difficilmente eludibili.

Grazie, presidente.

 

Due presidenti e un abbraccio

santanna

"Questa è l'ultima visita del mio settennato. E sono felice che sia avvenuta qui". Così ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a Sant'Anna di Stazzema dopo l'incontro, e l'abbraccio, con il presidente tedesco Joachim Gauck.
A Sant'Anna di Stazzema, il 12 agosto 1944, nazisti, e fascisti, trucidarono circa 560 persone. I tribunali militari italiani, per quella strage, hanno condannato all'ergastolo una decina di ex SS. Molti sono ancora vivi, ma non sconteranno mai la pena, nemmeno in modo simbolico, per via di quei balletti tra Stati di cui tutti si dichiarano all'oscuro ma che sono capaci di bloccare ogni cosa.
Napolitano e Gauck hanno dimostrato, con il loro abbraccio e con le loro parole (si possono leggere qui, nella diretta multimediale del Tirreno) che gli uomini sono spesso meglio delle istituzioni che guidano o che rappresentano.
Grazie, Napolitano e Gauck.

Ma quali battaglie nelle piazze...

Battaglia nelle piazze, dice Silvio Berlusconi, se un uomo di sinistra va al Quirinale. Ma che parole sono mai queste? Quali battaglie? Quali piazze? Ancora queste minacce vuote e, teoricamente, destabilizzanti?

Non so proprio chi diventerà presidente della Repubblica. Mi auguro solo che sia una persona capace di tenere la barra in una situazione di tale difficoltà.

Non so nemmeno, ovviamente, se Pierluigi Bersani, riuscirà a mettere in piedi un buon governo.

So invece, per certo, che oggi non abbiamo bisogno di battaglie nelle piazze ma di grande buon senso. In Parlamento ci sono un bel po' di deputati e senatori, e non penso solo al M5S ma anche a tante belle facce portate lì dentro dal partito democratico e Sel, che vogliono contribuire a una svolta decisiva. Spazzare via abitudini da tardo impero e rimettere la politica, il confronto, l'interesse comune al centro delle loro giornate di lavoro.

A questo bisogna pensare. E lasciare che le battaglie nelle piazze le conducano, anche se solo a parole, chi non ha altri argomenti. E se non saranno solo parole ci penseranno i carabinieri.

Una modesta proposta

Sono personalmente convinto che una sorta di finanziamento pubblico della politica sia essenziale al buon funzionamento di una democrazia. Altrimenti, come abbiamo letto tante volte in questi giorni, avremmo solo una politica fatta da chi ha adeguate risorse finanziarie, dai ricchi.

Però capisco e rispetto tantissimo, soprattutto dopo i disastri di questi ultimi anni, l'opinione opposta, quella che si esprime in un rifiuto-rigetto di qualsivoglia sostegno pubblico a chi fa politica.

Perché non cercare allora una terza via?

Provo ad abbozzarla in una proposta che non posso che definire modesta, molto modesta.

Stabiliamo una soglia minima, tipo i 2500 euro di cui parlano in questi giorni i parlamentari M5S, per consentire agli eletti di vivere dignitosamente. Forniamo ai gruppi parlamentari personale pagato direttamente dalla Camere (come accade a Strasburgo). E tagliamo tutto il resto, rimborsi elettorali compresi.

Calcoliamo quanti soldi si risparmiano e ridiamoli ai contribuenti sotto forma di detrazione fiscale.

Si dovrà poi organizzare un sistema tipo l' 8 per mille  o il 5 per mille per consentire a ciascuno di noi, se lo vuole, di finanziare un partito o l'insieme dei partiti. In modo semplice e diretto, anche solo con una crocetta sulla denuncia dei redditi.

E si dovrà organizzare, per garantire la trasparenza sull'utilizzo di questi fondi, un sistema di regole molto rigido che tutti potrebbero avere interesse a rispettare per ottenere la fiducia dei cittadini e quindi maggiori finanziamenti.

E' una strada in parte già tracciata con una legge dell'anno scorso che alzava le detrazioni per contributi a partiti, onlus, associazioni.

Si tratterebbe di renderla più netta. Molto, ma molto più netta.

Il primo mattone

Matteo Renzi fa un discorso semplice semplice. I partiti rinuncino ai rimborsi elettorali e con quei soldi costruiamo case per chi ne ha bisogno. E questo non per seguire i grillini ma per dimostrare che si è capito.

Che si è capito, al di là di percentuali di voti e altre considerazioni, che la  gente "si è rotta le scatole". E che quindi servono segnali forti, univoci. Scelte di pulizia e trasparenza irreversibili.

Che si faccia, per favore. Che il Partito democratico segua questa strada senza tante complicazioni. Che mercoledì, quando si riunirà la direzione, si parli prima di tutto di questo, poi di governi e alleanze.

Una decisione, rinunciare ai rimborsi, che non risolve certo i problemi del paese ma che equivale a un netto:

"Abbiamo capito, si ricomincia da qui, si ricomincia da zero".

E il primo mattone dell''Italia che verrà sarebbe posto.

Se fossi Bersani

Se fossi Bersani farei una cosa sola.
Farei un governo di minoranza, come si diceva una volta, e scriverei, immediatamente, tre leggi.
Una legge per dimezzare una volta per tutte il numero dei parlamentari.
Una legge per tagliare di brutto, dove si può, i costi della politica.
Una legge che dia respiro alle piccole e medie imprese.
Le scriverei chiare chiare, le spiegherei con parole semplici, andrei in Senato a chiedere i voti.
Se non venissero approvate mi dimetterei e con chiarezza cristallina spiegherei il perché.
E su questo perché imposterei la campagna elettorale.

Divieto di snobbare

grillo

Quando ho visto questa galleria di foto messa insieme da Repubblica.it sullo tsunami tour di Grillo mi è tornato in mente il racconto che mi ha fatto, un mese fa, un mio amico medico, affermato professionista di più di 60 anni. "Sono rinato", mi ha detto, "lavoro al piano della sanità con il movimento 5 stelle, posso dire quello che penso, partecipare alle scelte del movimento, essere finalmente parte attiva. Lavoro con ragazzi giovanissimi, pieni di entusiasmo. Era ora, finalmente la gente normale partecipa direttamente alle scelte politiche".

Le piazze gremite e ragionamenti come questi, semplici e puliti, dovrebbero far capire con sufficiente chiarezza che il M5s non ha nulla di effimero. Risponde a un forte bisogno di partecipazione e di autodeterminazione. Ed è la reazione, come sappiamo, a una politica che, con i dovuti distinguo e con un certo numero di eccezioni, negli ultimi anni ha dato il peggio di sé.

Le previsioni che filtrano dal black out sui sondaggi elettorali danno i grillini a un buon 20 per cento, circa un quinto dell'elettorato. Bisognerà vedere come la loro grande spinta si trasformerà in positiva energia legislativa. E come loro si rapporteranno con gli altri gruppi parlamentari.

Quel che si può dire sin da ora, però, è che i partiti che hanno la parola popolare nel proprio Dna, e penso soprattutto al Pd, non dovrebbero commettere l'errore di snobbare questa grande spinta, considerarla solo il parto di un comico più o meno folle.

Sfogliate la galleria fotografica, sfogliatela.

Il voto inutile

Più che di voto utile mi sembra corretto parlare di voto inutile.

E lo definirei come il voto che contribuisce a impedire il costituirsi di una stabile maggioranza di governo.

Il quadro che si sta delineando a ridosso delle prossime elezioni politiche appare molto chiaro, di elementare lettura. Alla Camera la coalizione Pd-Sel sembra in vantaggio. Al Senato, che si basa su premi di maggioranza regionali, il risultato è in bilico in Lombardia e in Sicilia, dove potrebbe arrivare primo Silvio Berlusconi con i suoi. In questo caso la coalizione Pdl-Lega acquisirebbe un decisivo potere di interdizione, si avrebbe il temuto pareggio che tutto paralizzerebbe.

Basterebbe questa ipotesi a spazzare via qualunque dubbio. Chiunque non sia affascinato dalle promesse di Berlusconi dovrebbe fare di tutto per impedirne la vittoria. Anche a costo di rinunciare a un pezzetto della propria identità.

Ecco, se tutti i non-berlusconiani d'Italia votassero al Senato l'unica coalizione in grado di battere il presidente del Milan non ci sarebbe più storia. E si badi bene. Questa non è campagna elettorale per Pd-Sel. E' campagna elettorale per l'Italia.

La promessa di Matteo

1"Noi non vivremo più la pagina vissuta nel 2008. Non manderemo a casa, come accaduto a Romano Prodi, il governo del centrosinistra". Lo ha detto Matteo Renzi al comizio per Pierluigi Bersani. E ha aggiunto una frase che andrebbe scolpita da qualche parte: "Abituiamoci alla lealtà". Come dire: ho combattuto contro Bersani, ha vinto lui, adesso sono con lui per vincere insieme e insieme restare.

Due dichiarazioni che andrebbero sottoscritte da tutti coloro che si sentono di centrosinistra e che voteranno una delle tre sinistre, come le ha chiamate Giancarlo Bosetti in un articolo per Repubblica: Pd, Sel e Rivoluzione civile.

Due dichiarazioni che andrebbero sottoscritte da tutti coloro che le tre sinistre porteranno in Parlamento.

Altrimenti si rischia di rivedere l'orrendo film già visto. Una sinistra che vince e poi, da sola, si butta giù dal podio.


Per non dimenticare

Ci sono delle storie che è bene isolare dal fluire quotidiano delle notizie, tirarle su, farle galleggiare a lungo davanti ai nostri occhi per non dimenticarle. Né oggi, né mai.

Una di queste riguarda Giovanni Tizian, il giovane cronista "di provincia", come si definisce lui stesso, al quale volevano "sparare in bocca" per farlo stare zitto. C'è poco da aggiungere alla cronaca e alle intercettazioni che si possono trovare qui.

Se non ricordare che il padre di Giovanni è stato ucciso a colpi di lupara nel 1989 (qui la sua storia).

E sottolineare le parole di Giovanni: "Con la testa e gli occhi continuerò a raccontare la cruda verità e le ingiustizie di questa Italia fatta a pezzi da interessi e giochi criminali, che più di ogni altra cosa temono le parole e l'informazione".


Tristezza

Il sacerdote che ha celebrato il funerale di Mariangela Melato ha detto che, secondo nuove disposizioni, in chiesa può parlare solo il prete. Gli altri parlano fuori.

Così Emma Bonino (era stata la stessa Melato a esprimere il desiderio che fosse lei a ricordarla) ha parlato sul sagrato.

Mi chiedo e chiedo.

Nuove disposizioni che valgono da oggi per tutti i funerali? Emesse da chi? Perché?

Oppure una disposizione "ad personam" per non far parlare in chiesa una anticlericale come la Bonino?

Più probabile, penso, che si tratti di una disposizione "ad personam", perché è di poche settimane fa un funerale a cui ho assistito in cui dall'altare hanno parlato parenti e amici.

Mariangela Melato volendo il funerale in chiesa e chiedendo che fosse Emma Bonino a ricordarla ha espresso una volontà precisa. Non averla rispettata fa debole la Chiesa e il prete che ha celebrato il funerale.

E mette tristezza.

Il sangue lavato

Ci sono cose, fossero anche piccole e dal valore simbolico, che vorrei non accadessero nel mio paese.

Una di queste è accaduta a Roma. E non è né piccola né solo simbolica.

Riguarda Alessandra Mezzetti, una mamma che si vede recapitare un conto di 700 euro da Sicurezza e ambiente, la società che, come è spiegato sul suo sito, pulisce le strade dopo gli incidenti.

Il figlio di Alessandra Mezzetti, Valerio Leprini , è morto in scooter tre anni fa, è andato a sbattere contro un palo della luce che non doveva esserci. Proprio per questo, per la sua morte, sono sotto processo per omicidio colposo tre vigili urbani e un dirigente comunale.

I 700 euro sarebbero serviti, ha spiegato la società, a lavare il sangue del ragazzo rimasto sull'asfalto.

Chi è l'uomo, o la donna, che ha avuto il coraggio, la sbadataggine, la stupidità, l'ignoranza, la crudeltà di chiedere un tale rimborso?

Può una società che gode di appalti pubblici essere responsabile di simili inciviltà?

Forse una cosa del genere non è un reato e nessuno verrà perseguito. Ma ci sono azioni che sono peggiori dei reati sanciti nei codici.

Qui tutta la storia

Una buona notizia

Mario Monti in campo. In modo chiaro come ha spiegato lui stesso in conferenza stampa.

Una buona o una cattiva notizia per l'Italia?

Non ho dubbi che si tratti di una buona, buonissima notizia.

E' difficile prevedere con ragionevole approssimazione quale parlamento uscirà dalle urne di febbraio.

Ma è facile prevedere che in campagna elettorale si parlerà davvero di politica e di futuro. Al netto di altri competitors, il confronto, anche duro, tra "Agenda Monti" e Partito democratico dovrebbe correre lungo i binari della concretezza e del rispetto reciproco.

Basta ripensare alle precedenti campagne elettorali basate sulla delegittimazione dell'avversario e su promesse mai mantenute per definire quella che si è concretizzata oggi, anche solo per questo, una buona notizia. Anche per chi non voterà l'agenda Monti.

Santa Costituzione

In questi ultimi anni mi sono sorpreso non so quante volte a dire a me stesso e a sostenere in pubblico: grazie al cielo l'hanno fatta proprio bene questa nostra Costituzione...

E ho sempre pensato, dicendo questo, alla impalcatura generale, direi allo scheletro della Carta.

E' uno scheletro di grande robustezza, costruito con sapienza da studiosi usciti da una dittatura e che sapevano di essere alla vigilia di profondi cambiamenti sociali e politici.

Dobbiamo soprattutto a questo scheletro se la nostra democrazia è ancora in piedi. Se gli attacchi ai corretti rapporti tra poteri dello Stato sono stati respinti. Se un capo dello Stato ha potuto interpretare in modo così incisivo il suo ruolo di punto di equilibrio e garanzia dell'intero sistema.

Ed è per questo che, personalmente, non ho mai percepito l'esistenza di una Seconda Repubblica. Siamo sempre nella prima, unica, Repubblica nata il 2 giugno 1946.

La Seconda deve arrivare al più presto. Il vecchio scheletro, seppur robusto, scricchiola.

Il problema è che bisognerebbe essere capaci di costruirne uno altrettanto resistente e di maggiore elasticità: non è cosa che si fa nei ritagli di tempo o con costituzionalisti improvvisati.

Fino a quel momento è bene tenerci stretta questa nostra vecchia ma santa Costituzione.

Adesso tocca agli italiani

"Che c'importa dello spread" è la frase con cui Silvio Berlusconi apre di fatto la campagna elettorale.

E' una di quelle frasi che non avrebbe bisogno di commenti tanto è elevato il suo contenuto populistico ed eversivo.

E' una di quelle frasi che negli anni passati hanno fatto del male profondo al nostro paese.

Ma Silvio Berlusconi continua a ripeterle come se nulla fosse successo, come se si fosse ancora agli anni del contratto con gli italiani o delle promesse mai mantenute.

E' ovvio che nessuno possa impedirgli di dire cose del genere, ci mancherebbe altro.

Adesso tocca però agli italiani impedirgli di dirle a loro nome.

E' semplice. E' sufficiente, a febbraio, non mettere la croce  sul suo nome.

Se gli italiani non  lo facessero il buio degli anni passati sarebbe nulla di fronte a quello che ci aspetterebbe.