Istantanea Pier Vittorio Buffa

A Renato Curcio direi...

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Renato Curcio protesta perché non gli danno la pensione. Questa è la notizia pubblicata oggi da alcuni giornali. Io non penso che Curcio abbia davvero protestato. E' una persona dotata di una notevole coerenza e che, in sostanza, non ha mai chiesto nulla a nessuno. E a leggere le sue dichiarazioni sembra di capire che si sia semplicemente limitato a constatare che non gli verrà mai data una pensione.

Se però così non fosse, se la mia intepretazione della notizia fosse errata, ne sarei davvero sorpreso e direi a Curcio: "Non pretenda, Curcio, quello che non è giusto ricevere".

L'eutanasia sommersa

Chiudo l'anno con una istantanea senza foto per riferire quello che mi ha detto, qualche giorno fa, un mio amico medico.

"Noi l'eutanasia, o qualcosa di simile, siamo costretti a praticarla da anni, senza regole, usando solo la nostra preparazione e la nostra coscienza".

Gli ho chiesto di spiegarmi meglio e mi ha risposto con una domanda.

"Ma tu pensi che a un medico non capiti mai di sospendere una medicina a una persona sapendo, con assoluta certezza, che quella sua decisione la porterà alla morte?".

Poi ha abbassato gli occhi e si è allontanato da me. Era la sera di Natale.

Ministro Gelmini, così va meglio

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In quello che è stato approvato ieri, 18 dicembre, dal consiglio dei ministri in materia di scuola secondaria mi sembra ci sia qualcosa di nuovo e positivo. E' ancora presto per giudizi compiuti perché abbiamo a disposizione, fino a questo momento, solo comunicati e sintetiche presentazioni a cura dell'ufficio stampa del ministero affidato a Mariastella Gelmini. Però alcune cose mi sembra giusto dirle subito, anche rischiando la superficialità.

Innanzitutto si parla del 2010 e non di "domani". Ci dovrebbe essere il tempo per discutere, ragionare, approfondire. E questo è già un passo avanti.

Nel concreto, e dopo una rapida lettura dei testi divulgativi, mi sembra che ci siano almeno tre percorsi, tra quelli indicati, che siano condivisibili.

1. La semplificazione degli indirizzi.

2. L'inglese in tutti e cinque gli anni del liceo e l'insegnamento, al quinto anno, di una materia non linguistica in inglese (ma perché solo negli istituti tecnici?).

3. Un maggior collegamento, attraverso stage, con il mondo del lavoro.

E non sono cose da poco.

Carlo Caracciolo, il principe

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Un giorno di tanti anni fa mi trovai da solo, nella redazione dell'Espresso, ad affrontare una grave emergenza, una notizia di grande rilievo arrivata a giornale chiuso. Non avevo né l'esperienza né la qualifica necessarie per affrontare con sicurezza la situazione. E non c'erano ancora i telefonini a garantire il contatto continuo con i capi.

Ma nel palazzo di via Po 12 c'era lui, il principe. Mi apparve davanti all'improvviso.

Non ricordo le sue parole, ma non mi chiese nulla, né fece trapelare che la sua presenza lì era dovuta, probabilmente, all'alone di precarietà che la mia provvisoria guida dava alla "riapertura" del giornale. Forse mi disse solo buon lavoro.

Ricordo però che, quando dopo pochi attimi se ne andò, lavorai come se avessi la sua mano sulla spalla. E tutto filò liscio.

Grazie, principe. Per quel piccolo episodio. E per tutto il resto.

Qui lo speciale dell'Espresso in ricordo di Carlo Caracciolo

L'ultimo minuto di Craig

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Ciao Craig Ewert. Ti saluto anche se non ti conosco. Ti saluto con affetto e con rispetto, profondo rispetto per la tua scelta.

Ho sempre pensato e penso che un uomo ha il diritto di aiutarsi o essere aiutato a lasciare questa terra quando non può più essere un uomo.

Ho sempre pensato e penso che questo è uno dei diritti costitutivi della dignità umana.

Però non guarderò il filmato che racconta il tuo addio a questo mondo. E' una decisione in contraddizione con tutto quello che ho detto e pensato sull'"ultimo minuto". L'ho presa d'istinto.

Forse l'ho presa perché non ho la forza di rivivere un "ultimo minuto" che è rimasto e rimarrà per sempre dentro di me.

Oppure perché ho ritenuto il tuo "ultimo minuto" un fatto troppo intimo per potervi partecipare.

Ma ti ringrazio, Craig, per il tuo coraggio e la tua testimonianza. Ciao.

No, ministro Gelmini, così non vale (e i commenti si pubblicano)

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Il ministro della Pubblica Istruzione Mariastella Gelmini ha aperto un canale su You Tube per dire agli studenti:

"Ho deciso di aprire un canale su YouTube perchè intendo confrontarmi con voi sulla Scuola e sull'Università.
Voglio accogliere idee, progetti, proposte, anche critiche. Una cosa però non farò mai: quella di difendere lo status quo o di arrendermi ai privilegi o agli sprechi. Dobbiamo avere il coraggio di cambiare e lo dobbiamo fare insieme".

No ministro Gelmini, così non vale.

Non vale cercare un confronto dopo che si sono decisi importanti cambiamenti ricorrendo al decreto.

Non vale "aprire un canale" dopo che per le strade di Roma e di tutta Italia sono sfilati studenti a centinaia di migliaia.

Non vale mettere le "critiche" in fondo all'elenco delle cose che si dichiara di voler "accogliere" e facendole persino precedere da un "anche". Per il ministro di un governo democratico "accogliere" le critiche non è una concessione, ma un dovere.

4 dicembre, ore 19
Post scriptum
E non vale nemmeno, signor ministro, che alcuni commenti postati nel suo canale su You Tube non vengano pubblicati come molti lettori stanno segnalando in queste ore a Repubblica.it

La rotta del professore

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Istantanea per Gustavo Zagrebelsky , ex presidente della Corte costituzionale, uno dei più autorevoli giuristi italiani, punto di riferimento di schiere di magistrati "democratici". Ha parlato con Maria Antonietta Calabrò, del Corriere della Sera, per quella che lui stesso ha definito non un'intervista ma uno "sfogo" (Corriere della Sera, 3 dicembre 2008, pagina 12).

In estrema sintesi il professore sostiene che la questione morale "sta corrodendo il centro sinistra" e che il partito democratico ne è la causa per due motivi. Per "il mancato ricambio generazionale che era la speranza e la scommessa dei democratici" e per "la debolezza del partito, dell'organizzazione del partito, la mancanza di comuni linee di condotta". "Al centro del Pd oggi come oggi non c'è nulla e così a livello locale i cacicchi si sono scatenati", ha detto.

E' un'accusa dura, durissima

Ma sia per la qualità della persona che l'ha formulata che per la solidità delle argomentazioni dovrebbe essere presa come un monito a cui dare seguito immediatamente. Forse sarebbe anche bene ritagliare le parole del costituzionalista torinese e attaccarle in più stanze possibili.  A Roma e non solo.

Perché quella indicata da Zagrebelsky è una rotta precisa per la sinistra italiana. O, meglio, l'indicazione del tratto di strada che va percorso prima di qualunque altro progetto.

Non domani, né dopodomani. Ma oggi, ora. Ed è già tardi, tardissimo.

Onorevoli, porgete il dito

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Nell'istantanea è ritratta la deputata leghista Carolina Lussana mentre fa la "pianista", mentre vota, cioè, anche per un collega assente.

Una prassi talmente consolidata che la presidenza della Camera dei deputati ha pensato di porvi rimedio prendendo le impronte digitali agli onorevoli.

La protesta, nei corridoi del palazzo, è cresciuta giorno dopo giorno e molti deputati pare intendano rifiutarsi di porgere il dito in nome della privacy e appellandosi a un parere dell'Avvocatura dello Stato.

No, signori deputati, non si fa così. Porgete il vostro dito, siate trasparenti, date un esempio di serietà e rettitudine a un paese che sta affrontando un periodo buio e difficile. E che vi mantiene a Roma.

E poi, non so perché, mi torna in mente una polemica di qualche tempo fa, quando dalle stesse stanze si propose di prendere le impronte ai bambini rom. Allora ne parlò soprattutto il ministro leghista dell'Interno Roberto Maroni. Oggi tra chi non vuol porgere il dito c'è il capogruppo della Lega Roberto Cota ("Ci sono problemi più gravi di cui discutere").

No, non si fa così.

Il cittadino Contena, di Orune

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La storia l'ha raccontata La Nuova Sardegna ed è di quelle che fanno accapponare la pelle. Un uomo sta trent'anni in galera e alla fine una sentenza lo dichiara innocente.

La Nuova Sardegna ha pubblicato la notizia domenica 16 novembre, Repubblica.it l'ha ripresa il lunedì mattina e fino ad ora, alle 13 di lunedì, nessuna agenzia di stampa le ha dato un seguito.

Come mai? Non fa notizia la sentenza che assolve un uomo che è stato in prigione trent'anni? Oppure è la complessità della storia a mettere sospetti?

No. Io penso che la notizia sia stata letta così: "Pastore sardo accusato di sequestro di persona e omicidio viene assolto dopo aver scontato trent'anni di carcere". E quindi archiviata automaticamente con un ragionamento di questo tipo: "Sì, va bene, ma è una storia complicata, lui è un pastore sardo, magari c'entrava comunque in quella brutta storia...".

Eh no, così non va, quest'uomo si è fatto un ergastolo da innocente e io mi sono indignato come non mi capitava da tempo. Anche perché ho pensato, per un attimo, che se in Italia ci fosse la pena di morte chi mai avrebbe potuto ridare un pezzetto di vita al cittadino italiano Melchiorre Contena, di Orune?

L'università normale

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Una delle prime immagini di questa giornata romana dedicata all'università, venerdì 14 novembre, per introdurre una ministoria.

Me l'ha raccontata, ieri sera, un mio amico docente universitario.

"Io, da anni, quando ho bisogno di un neo laureato che mi affianchi nel lavoro di ricerca, metto un piccolo annuncio nella bacheca della facoltà. Finora ho lavorato con quattro giovani. Tre sono diventati ricercatori, il quarto è con me da poco. Bene, gli ultimi due venivano da normali famiglie della piccola borghesia italiana che nulla avevano a che fare con il mondo universitario. E tutti e due mi hanno raccontato, sia quello diventato ricercatore che quello agli inizi, che hanno fatto molta fatica a convincere i genitori che erano entrati nel mondo universitario così, rispondendo a un semplice foglietto, senza raccomandazione e senza dover dare nulla in cambio".

Ecco, a me piacerebbe che nella università italiana del prossimo futuro sia normale entrare senza raccomandazione e senza dover dare nulla in cambio.

Godspeed, my president

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Istantanea per John McCain nel giorno del trionfo di Barack Obama. Per il rilievo politico che ha saputo dare al discorso con il quale ha salutato il vincitore. Ma soprattutto per quell'augurio, quel "I wish Godspeed to the man who was my former opponent and will be my president" ("Auguro buona fortuna e buon viaggio all'uomo che è stato mio avversario e che sarà mio presidente").

Un rispetto per il vincitore che fa parte della tradizione politica americana. Ma io, ogni volta, ne resto stupito come un bambino che vede per la prima volta il mare.

Ecco ho anch'io un sogno, piccolo piccolo.

Che anche nel mio paese, in Italia, succeda una cosa simile. Che un domani, dopo la scelta degli elettori, lo sconfitto si metta al servizio del vincitore e gli auguri buona fortuna. E che il vincitore lo ringrazi e accetti il suo aiuto.

Dal discorso di John McCain:      mccain.mp3

Il referendum e la muffa

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E' successo. La protesta contro le regole del ministro della Pubblica Istruzione Mariastella Gelmini è arrivata dove era giusto. E anche oltre. Perché è diventata qualcosa di diverso, che va al di là del testo di legge, dei cambiamenti previsti, della figura del ministro sotto accusa.

E' un urlo che dovrebbe assordare chi governa questo paese. E anche chi gestisce l'opposizione parlamentare. E' la voglia di essere coinvolti, di contare, di decidere della propria vita. Di tornare a essere il motore del progresso dellla propria comunità, del proprio paese.

Per questo non sono d'accordo con il referendum che dovrebbe portare all'abrogazione del decreto Gelmini.  Negli anni Settanta i referendum sono stati un volano di democrazia e partecipazione. Oggi sanno di muffa perché rischiano di riportare tutto nei canali di una dialettica politica che è esattamente quella che la piazza di Roma respinge. Se poi il Parlamento cambia un po' il decreto cosa succede? Salta il referendum e tutti contenti?

No, non penso proprio che questo voglia chi oggi è sceso in piazza.

Capire come tradurre il 30 ottobre in un'azione politica efficace è il compito che aspetta tutti noi. E a cui dovrebbero dedicarsi, con grande intensità, una maggioranza intelligente e un'opposizione lungimirante.

Non c'è più il futuro di una volta

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Istantanea per la Scuola Normale di Pisa e per gli striscioni che i suoi studenti hanno esposto sulla facciata.

Vi si parla di "paese" e di "ricerca".  Non di interessi particolari, non di privilegi da difendere, non di schieramenti politici. Ma di futuro.

Per questo nei prossimi giorni, in cui si discuterà molto di scuola e di università, mi terrò questa istantanea davanti agli occhi. Servirà a ricordarmi come quello che sta accadendo non può essere liquidato come "il solito rito di chi difende l'indifendibile" (Maria Stella Gelmini al Corriere della Sera).

Bambini e universitari? Maestre e ricercatori? Liceali e docenti? Cosa li unisce? E perché metà del paese (secondo un sondaggio di Repubblica) è d'accordo con loro?

Non sembra "il solito rito" e lascio a uno slogan creato a Pisa il compito di aiutarci a capire.

"Non c'è più il futuro di una volta".

Forse è proprio questo che unisce, la paura del futuro.

Basta parlar male di Berlusconi

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Ora basta parlar male di Silvio Berlusconi, basta essere "antiberlusconiani" per partito preso, basta fare le pulci a tutto quello che dice e fa.

Così avevo deciso dentro di me dopo le ultime elezioni e così, salvo poche eccezioni, ho cercato di fare finora. Ma questa mattina ho letto su Repubblica l'articolo di Andrea Bonanni intitolato E il Cavaliere disse ai premier europei "L´accordo non mi piace, l´ha firmato Prodi" e ho deciso, per quel che può valere, di farne una Istantanea.

Se, come penso proprio che sia, sono vere le parole riferite da Bonanni ci troviamo di fronte a una presa di posizione di natura sovversiva capace, se portata all'estremo, di minare profondamente la credibilità internazionale del nostro paese. Prodi, quando ha siglato patti internazionali rappresentava anche Berlusconi. Berlusconi, quando li sigla, rappresenta anche Prodi. E tutti e due dovrebbero agire nell'interesse del proprio paese e rispettare gli impegni dei governi precedenti.

Così funziona una democrazia moderna.

E così, con queste affermazioni, rischia di incepparne il funzionamento l'attuale presidente del consiglio dei ministri della Repubblica italiana.

Non passa lo straniero

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(foto Varesenews)

La brutta immagine di Brinzio (Varese), dove mani ignote hanno dipinto di bianco le sagome di bambini di colore.

Questo gesto, così volgare che si commenta da solo, è stato compiuto il 14 ottobre, lo stesso giorno in cui la Lega ha presentato la mozione sulle classi per bambini immigrati.

La mia prima reazione, nel leggere il contenuto della mozione, è stata di rabbia. Di rabbia vera, quella che ti fa dire. "Ma come... a questo punto siamo?".

Poi mi sono chiesto. Se la cosa non fosse partita dalla Lega? Se non ci fosse la parola "stranieri"? Se tutto nascesse da un reale problema imposto da una società complessa e multietnica? Forse la rabbia sarebbe ingiustificata e dovrebbe lasciare il posto a una riflessione più pacata.

Ecco, mi piacerebbe che questo post la stimolasse. E chiedo lumi soprattutto a chi nella scuola vive e lavora e che meglio di chiunque altro ne conosce il tessuto connettivo.