Il 15 gennaio 1943, durante i combattimenti di Kononova (vedi relazione del comandante del battaglione) viene colpito al petto l’appuntato Cosimo Imperato. Così racconta l’episodio nel suo rapporto il maggiore Papa Vieri: “A questo punto la pattuglia che avanzava sul fianco sinistro lungo il bosco avverte l’ufficiale che il nemico tenta di aggirarli da quella parte, molti russi, infatti, fuggiti dalle case, si erano ritirati nel bosco e tentavano un contrattacco dalla sinistra, facendo fuoco sui nostri con armi automatiche: l’appuntato Imperato della I^ compagnia viene colpito al petto, in modo non grave, da proiettile nemico”.
Cosimo Imperato faceva parte della compagnia comandata dal capitano Stefanino Vernaglia ma quel giorno era agli ordini del capitano Tommaso Masella, comandante della 2^, che con venti carabinieri aveva raggiunto il sottotenente Giovanni Buffa e i suoi uomini impegnati nella battaglia di Gamashewka e Bondarowka. La ferita, come dice lo stesso maggiore, per fortuna non è grave. Il nipote dell’appuntato, Antonio Imperato, racconta che fu la bandoliera ad attutire l’impatto del proiettile. “Lo zio, che parlava molto poco della Russia”, dice Antonio, “mi ha raccontato che quel giorno faceva molto freddo, diceva che c’erano almeno quaranta gradi sotto lo zero. Lui dopo essere stato colpito, continuò a combattere insieme ad altri due carabinieri. Poi sentì caldo, gli sembrò di sudare e invece era il sangue che gli usciva dalla ferita. I suoi compagni lo portarono indietro e per mio zio la guerra di Russia finì così. Venne rimpatriato dopo un viaggio di quindici giorni e ricoverato nell’ospedale di Monselice, in provincia di Padova”.