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Questo sito cerca di ricostruire, con documenti e testimonianze, la breve storia di un battaglione di carabinieri che, inserito nella divisione Vicenza, partecipò alla tragica campagna di Russia. Doveva essere un battaglione sostanzialmente territoriale, per “mantenere l’ordine” nei territori occupati. Così come carattere territoriale aveva tutta la divisione che andò in Russia senza artiglieria.

I reggimenti di fanteria della Vicenza rimpiazzarono la divisione Julia sul fronte del Don e si ritirarono insieme al Corpo d’Armata alpino.

Il XXVI battaglione carabinieri arrivò a Belowodsk, oggi Ucraina, e si trovò presto in prima linea, a difendere, per quel che poteva, la ritirata delle divisioni di fanteria investite dalla possente offensiva sovietica sul fronte del Don.

La storia di quei carabinieri è storia poco nota e questo sito ha iniziato la sua vita negli ultimi anni del secolo scorso per colmare questa piccola lacuna.

In quel battaglione c’era mio padre, Giovanni, giovanissimo sottotenente con alle spalle già un anno di guerra in Jugoslavia, con il reggimento di cavalleria Piemonte Reale.

A lui (morto nel 1994) e a tutti i carabinieri del XXVI battaglione Carabinieri Reali è dedicato questo piccolo lavoro.

In queste pagine sono pubblicati documenti ufficiali, raccolti soprattutto presso l’Ufficio Storico dell’Arma dei carabinieri, e materiale inedito gentilmente offerto da militari del battaglione o da loro familiari.

Due di loro li ho rintracciati e conosciuti: Giovanni Battista Invernizzi (dal 2007 non c’è più) e Attilio Carmine Giardinelli (anche lui non c’è più). E tutti e due mi hanno raccontato di quei giorni: la paura, il coraggio, il freddo, la morte.

La vedova dell’allora sottotenente medico Riccardo Scendrate mi ha scritto una commovente lettera.

Il nipote del capitano Tommaso Masella mi ha inviato molte fotografie.

La famiglia di Giuseppe Pepiciello, vicebrigadiere in Russia, mi ha fatto avere il suo diario.

Con il figlio di Emilio Diprizito mi sono incontrato più volte e siamo diventati amici.

Il figlio di Tommaso Veccia mi ha scritto e mi ha mandato documenti.

Il comando generale dell’Arma ha messo a disposizione i documenti esistenti.

Li ringrazio tutti

Pier Vittorio Buffa

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