Poker
Un pezzo d'Italia sta per scendere in piazza a chiedere le dimissioni del presidente del Consiglio.
La fiducia al governo in carica è appesa alla presenza di un pugno di deputati.
E cosa succede a palazzo Chigi? Ci si prepara a discutere e probabilmente a varare, il prossimo venerdì, un disegno di legge costituzionale per modificare l'articolo 41 della Carta.
Tanto per rinfrescarsi la memoria ricordiamoci che la Costituzione si cambia con un doppio passaggio alle Camere distanziato di almeno tre mesi e che se la legge non passa con i due terzi dei voti si può andare al referendum confermativo.
Non serve essere fini politologi per capire che questo governo non ha con sé, per il momento, i due terzi del parlamento, che ha qualche problema con la maggioranza assoluta e anche con la propria prospettiva di vita. Per non parlare poi dei tempi di un eventuale, e molto probabile, referendum confermativo.
La mossa, abile e tempestiva, si configura quindi come quello che a poker si chiama bluff, un rilancio robusto per ingannare l'avversario.
E i bravi giocatori, il presidente del Consiglio lo è senz'altro, sanno vincere anche senza carte in mano. Il problema è che quella che si sta giocando non è una partita a poker.