Frecce tricolori, restate a casa per favore
Apprendere che le Frecce tricolori voleranno su Tripoli mi ha infastidito. Di pelle, d'impulso.
Ho rivisto davanti ai miei occhi l'immagine di Gheddafi da Giorgio Napolitano con la foto di Omar al-Mukhtar attaccata al petto (qui sopra) e le scene del Leone del deserto che raccontano le ignominie italiane in Libia. E ho cercato di capire il perché del fastidio provato appena letta la notizia.
Vedere il tricolore distendersi sul cielo di Tripoli non piacerebbe a Omar al-Mukhtar, che combatté gli invasori italiani e finì impiccato. Lo vedrebbe come un ritorno sulla sua terra della bandiera odiata, un'ostentazione di potenza.
E non piace nemmeno a chi, al contrario, vede nell'esibizione della Pattuglia acrobatica un regalo al dittatore salito al Quirinale con quella foto al petto. Al dittatore che non blocca i disperati in fuga dall'Africa. Al dittatore che accoglie come un eroe l'assassino di Lockerbie.
Ecco dunque perché mi sono infastidito.
Un po' per rispetto di Omar al-Mukhtar e di tutti i libici uccisi durante l'occupazione italiana. Un po' per rispetto di noi stessi. Un po' per rispetto della giustizia.