Istantanea Pier Vittorio Buffa

Divise alle maestre? Non ho capito

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Laura Marsilio è assessore alla scuola del Comune di Roma e, secondo quanto riportano i quotidiani di oggi, 6 settembre 2008, ha pensato e proposto di far mettere la divisa alle maestre di asilo della capitale.

La mia prima reazione è stata un piccolo sorriso, di quelli con i quali siamo soliti liquidare cose di poco conto. Ma poi mi sono trattenuto perché non c'è da sorridere, ma da capire.

E io non ho capito. Lo dico senza ironia, ma proprio perché non riesco a comprendere la rilevanza che possa avere la questione. Una educatrice dell'infanzia è più dolce e più brava con o senza divisa? Quale differente effetto può avere sulla psiche di un bimbo la maestra con o senza divisa? Il denaro per comprare le divise sarebbe denaro speso bene?

Io non lo so.

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36 commenti 8

  • angelino scrive:

    Insegno da 28 anni e mai un giorno mi sono presentata a scuola senza camice. Come è possibile restare una giornata scuola tra gessetti pennarelli, libri polverosi, quaderni, bimbi con mani sporche. Ma lo sapete quante volte noi maestre dobbiano accompagnare ai servizi un bimbo? Sapete qante volte la "pipi" finisce sul tuo camice? Pensate se avessi la mia gonna o il mio vestitino firmato.
    E badate bene il mio camice è il più semplice possibile e BIANCO per una maggior igine e libertà nei movimenti.

  • [...] ne abbiamo già discusso nelle scorse settimane (vedi i post Signora ministro merita un bel tre, Divise alle maestre, non ho capito, Le maestre hanno [...]

  • meriti scrive:

    In merito al camice per le insegnanti penso che sia una discussione
    volatile perche' il problema e' che non c'e' una direttiva ministeriale
    che lo prevede altrimenti non vedo il motivo per cui non dovremmo indossarlo, tanto piu' che toglierebbe il pensiero (almeno a me) di scegliere ogni mattina un abbigliamento diverso, penso anche che la nostra immagine ne uscirebbe sensibilmente migliorata.
    Sto ponderando da alcuni giorni l'idea di acquistare il camice e di
    indossarlo durante le lezioni , spero di essere imitata dalle colleghe!!
    almeno avro' rotto il ghiaccio

  • aurigadelfi scrive:

    Insegnante? Moi?
    Mon dieu, lo sono già!

    Sono uno di quelli che vorrebbero unico, come se non lo fossi di già. ;-)

    Ciao

  • profe01 scrive:

    CULTURALE (ho riletto: deformazione professionale!)

  • profe01 scrive:

    Caro Auriga,
    il tuo commento è bellissimo, pieno di passione, di convinzioni profonde e radicate, e mi porta a chiederti, per cortesia, di lasciare subito il tuo lavoro e dedicarti all'insegnamento.
    Amo il mio lavoro, amo i miei alunni, a tal punto che anche ora, quando mi mancano solo 4 settimane al parto, e perciò mi è interdetto l'insegnamento, non riesco a star lontana da loro, a non preoccuparmi di ciò che accade loro in mia assenza; spero di essere sostituita da qualcuno che sia degno e mi fa rabbia non poter evitare che sieda a quella cattedra qualcuno che attende solo la campanella di fine ora e il 27 del mese. Cerco di trasmettere loro dei valori, non attraverso i sermoni ma attraverso i comportamenti: più volte mi sono sentita chiedere: profe, ma lei non sta mai a casa? profe, non sta bene, perchè non si prende qualche giorno? Non sono provocazioni, come potrebbe apparire!
    Mi sono sposata, quindici mesi fa, e gli invitati avevano un'età media di 13 anni. Ho camminato commossa sulle scritte che avevano preparato per me con il riso; ho sentito le loro urla di giubilo quando mio marito mi ha baciata dopo lo scambio delle fedi; ho attraversato il più folle e intenso bombardamento di riso che si sia mai visto a un matrimonio... questo non per incensare me stessa, chè non sono di certo la sola a "parlare" con i ragazzi nella marcescente scuola italiana. Molti sono presi da scoramento, molti, sicuramente, avrebbero fatto meglio a scegliersi un altro mestiere. Molti si credono semidei, in grado di plasmare i loro alunni a propria immagine e somiglianza, dimenticandosi che ogni individuo ha un suo retaggio colturale e sociale, e dei "talenti" da esprimere. Ma gettare fango indiscriminatamente sull'intera classe docente non aiuterà nessuno a trovare la propria strada. Gli insegnanti sono uomini e donne, e devono andare fieri dei propri pregi e non nascondere i propri difetti. Quante volte capita a un tredicenne di sentire un adulto che ammette di aver sbagliato? O che promette solo ciò che può mantenere?
    Ti prego, Auriga, scegli l'insegnamento: abbiamo bisogno di passione!

  • aurigadelfi scrive:

    Partiamo dalla divisa per poi allargare il discorso, a piacer mio , e ovviamente non rileggerò,
    Ti invito a prendere il post con una certa dose di ironica autocritica, perché ho voglia di scrivere un'invettiva, non contro di te,ché non ti conosco!, ma contro la categoria dei professori, in quanto primattori su quel putrescente palcoscenico che è la scuola secondaria italiana.

    La divisa come strumento di perequazione sociale è un discorso sbagliato in partenza. Ti metti la divisa per diventare neutro nel momento in cui operi. Una bella donna in divisa , mentre spiega resta bella, ma è prima di tutto un'insegnante.
    Una bella donna vestita di rosso e coi tacchi, mentre spiega è una delle damoiselle d'Avignon , note ...cubiste, con l'hobby dell'insegnamento.
    L'abbigliamento, quando estremamente soggetto a ultime mode, distrae quando sei in classe e spieghi. Allora sì che uno , guardando le tue scarpe orrende pensa:" ma io devo dar retta a questa qui , che manco è capace di comprarsi un par de scarpe.."
    Tu quando vedi Alec Baldwin nella vita di tutti i giorni pensi: "Come è sfatto questo, veste male, è moscio e deve pure essere un bonaccione" Ma quando lo vedi in qualsiasi film ti dimentichi di tutto e pensi:"Che stronzo , questo!"
    Quando si è a scuola va in scena la commedia, ma alle medie e alle superiori spesso è una tragedia, dell'educazione.
    E finiamola dunque con questa ipocrisia, sebbene ipocrita sia qualsiasi attore.
    Quante volte sono gli insegnanti a criticare l'abbigliamento dei giovani o a raccontarsi " la famiglia di quello è una famiglia di ricconi , quell'altro viene da una famiglia di pezzenti, ecc. Ce ne sono di insegnanti a cui rode vedere l'alunna firmata dalla testa ai piedi....
    La divisa, aldilà di tutte le argomentazioni da residuo bellico da anni 70, e che ancora qualcuno utilizza, dio mio, ha un preciso significato psicologico . Indica un'appartenenza.
    L'insegnante , agli occhi dell'alunno rappresenta una cosa sola: è il MEDIO, l'intermediario tra lui e la cultura.( medio tra lui e il sapere, medio tra lui e la società)
    Il ragazzo, quando entra in una scuola, RICONOSCE e VUOLE ESSERE RICONOSCIUTO. Vuole riconoscere te come insegnante e vuole essere riconosciuto lui come alunno.
    L'alunno DISPREZZA , a volte magari solo inconsciamente, l'insegnante che si veste o si comporta come lui. Non lo riconosce come insegnante.
    Disprezza ancor di più l'iinsegnante che CREDE NEGLI STESSI VALORI in cui credono quelli che lo hanno disamorato, che lo hanno privato dell'entusiasmo naturale. Familiari, divi dello schermo o dello sport che siano, che in certa misura lo abbiano deluso.
    Perché questo è il punto : genitori, insegnanti, divi, rockstar e sportivi prima ti IL-LUDONO, ti fanno entrare nel gioco, poi ti sbattono fuori da quel bel gioco con comportamenti appunto DE-ludentI.E ti lasciano solo in questa disillusione. Trent'anni fa Vasco Rossi gettò le basi del suo successo cantando proprio"E adesso invece non ci credo più , non credo più a niente, e la mia vita non la rischio più per nessuno e per niente" dopo l'ennesima cocente delusione. Vasco Rossi è quel tale a cui lo IULM ha dato la laurea honoris causa per la potenza della sua comunicazione , inutile dire comunicazione con gli adolescenti. Non male per un attempato cinquantaseienne.
    Ma fosse solo per questo , la disillusione sarebbe pure formativa.
    In fondo , come dicono Nietzsche e il suo recente discepolo italiano...Tiziano Ferro, dico.
    "Ciò che non ti uccide ...forti-fi-caaaa"..

    Mi fanno ridere quelli che tuonano contro le divise e poi magari si presentano a scuola con il classico look da insegnante politicamente corretto. Non è una divisa il profondissimo blu di prussia universitario?
    E gli occhiali spesso non necessari , non sono forse divisa?

    Piangendo miseria tu dimostri a un adolescente che quello per te E' UN VALORE DECISIVO. E' così che uccidi in lui l'entusiasmo.Ma come?!
    Un professore! Il portavoce di Platone, di Shakespeare, di Dante, di Leopardi e di Orazio, che diventa il portavoce di Zio Paperone e del paparazzo Corona?

    Resto dell'opinione che nessun adolescente posponga, e che palle con sta parola!, interessi spirituali a quelli materiali. E il motivo è molto semplice : quand'anche gli interessi primari sembrassero materiali, a chi sappia vedere le cose nella loro essenza non sfuggirebbe che in realtà si tratta sempre di maschere. E' proprio la mancanza di grandi esempi, in questa società fabiofazizzata, a rendere i ragazzi così apparentemente privi di entusiasmo. E Tu , proprio perché non credi più alle favole, e ti tradisci da sola, fattene una ragione, sei tra gli artefici di questa situazione.

    Che razza di modelli offrite ai ragazzi, alle medie e alle superiori? Ve lo siete mai chiesto? Piangete miseria, non solo economica ma recentemente persino culturale ( e se non capisci a cosa mi riferisco pensa a tutte le lamentele contro il Berlusca). Per la miseria un ragazzo STIMA SOLO CHI COMBATTE, non chi si piange addosso e la categoria dei professori offre uno spettacolo di uno squallore disarmante. Sotterrate i ragazzi con montagne di pagine sulle quali riflettere e non siete capaci di un gesto che sia un gesto , basterebbe solo questo , che dimostri la vostra superiorità, che è presunta e spesso solo ridicola, intellettuale. La superiorità intellettuale ce l'ha chi SPLENDE e non chi RIFLETTE.

    Ma quale ricchezza e povertà: i ragazzi vogliono un professore di letteratura CHE SIA POETICO, un professore di arte CHE SAPPIA DIPINGERE,Un professore di musica CHE SAPPIA SUONARE E CANTARE PARTENDO DAI LORO INTERESSI, un professore di matematica che SIA SPIAZZANTE E ORIGINALE, vogliono dei modelli che ricalchino certi archetipi naturali. Che razza di professore di italiano è quello che non scrive niente, non sa recitare, e legge sempre la solita lagna?
    ( fanno ridere certuni che spacciandosi moderni hanno sostituito la retorica manzoniana con quella della resistenza: ma in quale razza di paese viviamo? Abbiamo avuto meno morti di tutti, una nullità in confronto alle perdite subite da tutti gli altri partecipanti , e dopo sessant'anni parliamo ancora della seconda guerra mondiale???????
    E allora perché non parliamo ancora della grande guerra, che oltre a due miei parenti..., ci è costata quasi il triplo dei morti?Dice : siamo in emergenza democratica.Chi lo dice? Quello che fino a ieri tifava Unione Sovietica e MaotzeTung, ah già dong fa più fico..)

    Per finire , tu sei povero quando vivi male la tua condizione, non quando ti mancano i soldi per l'automobile.

    E tristissimo giorno, oggi muore Richard Wright, uno degli eroi della mia gioventù..

  • profe01 scrive:

    Caro Auriga,
    la mia non era una considerazione personale, ma una riflessione sull'utilità della divisa come strumento di perequazione sociale. Che nessun adolescente posponga i valori spirituali a quelli materiali è una bella favola, che ci piace raccontarci per non essere troppo delusi della nostra incapacità di trasmettere ai nostri figli (non solo ai nostri allievi!) dei valori non negoziabili in Borsa. Certo che un docente deve fregarsene se viene valutato, o messo alla prova, in base alla propria ricchezza vera o apparente! Ma in tutto questo bel ragionamento, che c'entrano le divise? Servono di più a nascondere la nostra eventuale ricchezza o la nostra eventuale povertà? E che bisogno c'è, dunque, di nasconderle a tuo parere?

  • aurigadelfi scrive:

    Non per prendere le difese di Janko ma trovo eccessive le preoccupazione di Profe01.
    Personalmente non ho mai conosciuto un adolescente , nemmeno ai bei tempi in cui potevo condividerne l'appartenenza, che posponesse valori spirituali a quelli materiali.
    Non sarà che la nostra cara Profe01 ha già ceduto alle tentazioni della materia? Gli adolescenti, ma anche gli adulti, ti provocano per saggiare la tua vera consistenza. Predichi bene ma razzoli male, in sostanza, se te la prendi per una battuta o per una considerazione.
    "Chi ha la supremazia spirituale vince sempre" , è una delle grandi lezioni di Hegel. Il mio consiglio è quello di fregarsene, fregarsene allegramente. Essere , in altre parole , insegnanti DADA.

  • profe01 scrive:

    Caro Janko,
    non so che lavoro tu faccia, ma temo che tu conosca ben poco la capacità di osservazione dell'adolescente (e anche del pre-adolescente). Per renderci pari agli occhi dei nostri alunni dovremmo anche avere tutti la stessa automobile, lo stesso telefono cellulare, la stessa dimora, gli stessi anelli, orecchini, collane. Anche se indosseremo la divisa, saremo comunque valutati e giudicati da loro in base a questi altri elementi distintivi: almeno nei piccoli comuni, che come ben saprai costituiscono la grande maggioranza delle realtà italiane, tutti sanno benissimo quanto guadagni e chi sei, vedono se hai una Daewoo Matiz o una BMW, e se la mattina esci dal cancello di una villa o da quello di un condominio popolare. Ho sentito io stessa alunni che deridevano un collega per il telefonino antiquato e ingombrante, o per l'auto vecchia e un po' ammaccata. Poi, se un docente è bravo, lo apprezzeranno comunque, ma non illudiamoci di appianare le disuguaglianze sociali con un abito; fermo restando il fatto che introdurlo non è affatto un danno.

  • polifemo01 scrive:

    ringrazio janko01
    per avere sottolineato l' aspetto eventualmente "discriminatorio" dell' abbigliamento dei docenti e degli alunni e che io non avevo colto.
    Ovviamente concordo con janko01, soprattutto perchè a mio avviso le divise non sono un segno di potere e di repressione, ma una forma di eguaglianza sociale che dovrebbe contraddistinguere un paese.
    Le mie idee politiche sono per statalizzare, eguagliare e collettivizzare, invece di privatizzare, discriminare ed individualizzare.

  • janko01 scrive:

    Caro profe01, sono d'accordo con te che la scuola ha problemi piu' importanti ed urgenti dell'abito indossato da professori e docenti e che le divise , se indossate, come io mi auguro, debbano esserlo sia da insegnanti che da studenti, senza provar vergogna. Tu vai a scuola in jeans, camicia, maglioncino e scarpe da ginnastica, magari comperati al mercatino; un tuo collega invece ci andra' con gli stessi indumenti firmati per distinguersi da te esteriormente anziche culturalmente. Una questione di stile che non tutti possiedono allo stesso modo ma che comunque qualifica il piu' dotato. Ecco perche' la scuola, che dovrebbe essere al di sopra dell'insegnamento di stile professato dalle famiglie, deve esigere che un modesto e paritario modo di vestire sia il primo passo per mettere in aula tutti sullo stesso piano esteriore.
    Ci pensera' poi l'intelligenza e la bravura dei singoli a far emergere i migliori che verranno emulati e presi ad esempio solo per il loro cervello e non per la marca delle loro scarpe o la scritta sui loro jeans. Questo voleva significare la mia espressioe: costume morigerato.

  • profe01 scrive:

    Rispondo nell'ordine.
    A Polifemo: amministrativi in una scuola d'infanzia proprio non ce ne sono, dato l'accorpamento in Istituti comprensivi della stragrande maggioranza di esse. Inservienti? Raro ormai, con la politica di esternalizzazioni, vederne qualcuno alla scuola d'infanzia in orario di apertura al pubblico.
    A Janko: anche fra gli alunni, di tutte le età, ci sono i ricchi e i poveri, ben più che fra i docenti, per la maggior parte accomunati da stipendi non esattamente da nababbi; allora, perchè cominciare questa sacrosanta opera di livellamento sociale proprio dai docenti e non dagli studenti (o meglio ancora: da tutti e due insieme? "Costume e morigeratezza": che vuol dire? Io vado a scuola in jeans, camicia, maglioncino e scarpe da ginnastica: rappresento forse un esempio deleterio?
    Torno a dire a tutti: i problemi del nostro sistema di istruzione sono ben altri. Inutile appunto perdere tempo con le divise: non serviranno a renderci migliori agli occhi dell'OCSE.

  • aurigadelfi scrive:

    Concordo con quanto scrive Janko.
    Vorrei solo aggiungere che essendo l'Italia il paese della moda e degli stilisti, al posto di perdere tempo in discussioni sterili ( cara profe01 tutto il mondo oggi veste la divisa, soprattutto gli adolescenti che lei ha in classe) perché non premere affinchè questa benedetta divisa sia disegnata in modo decente?;-)

  • janko01 scrive:

    Cara Karla e cari tutti gli altri che la pensano come te, la divisa ha un segno di riconoscimento certo ma la principale ragione per indossarla sta NELL'ESEMPIO di modestia e di costume morigerato che gli insegnanti devono professare davanti agli alunni.
    Ci sono insegnanti danarosi che vestono firmato ed insegnanti bisognosi che vestono modesto, ma dinnanzi alla scolaresca devono essere tutti uguali, come appunto in ospedale tutti i medici ed infermieri lo sono.
    Si tratta di stile e siccome non tutti ce l'hanno, predichiamolo appunto senza vergogna agli insegnanti.
    L'abito non fa il monaco, certamente, ma lo contraddistingue.

  • polifemo01 scrive:

    caro profe01,
    saprà che nelle scuole esistono anche gli inservienti e gli amministrativi, oltre alle maestre.

  • profe01 scrive:

    Ma caro Polifemo,
    in quale modo in una scuola d'infanzia può ingenerarsi confusione sul ruolo ricoperto dall' unica persona adulta presente nella stanza??? Forse qualche bambino (o qualche genitore) potrebbe pensare che la maestra in jeans sia un infante geneticamente modificato o pluriripetente? O credere che sia il lattante in piedi sulla sediolina, col ciuccio in bocca, a ricoprire l'impegnativo ruolo di educatore dell'infanzia?
    Tutto ciò mi sembra ridicolo e mortificante, oltre che poco interessante.

  • tania01 scrive:

    ma, a parte il discorso sul costo delle divise e sul fatto che la divisa non influisce minimamente sulle capacità di un insegnante,io direi che quasi quasi dovrebbero metterla. non chissà perchè,ma così finalmente le prof che dicono alle ragazzine di smettere di vestirsi coi pantaloni a vita bassa e tutto in mostra dovrebbero coprirsi anche loro . negli anni delle superiori posso dire di aver visto più svestite le prof tirocinanti che le mie compagne di classe.

  • polifemo01 scrive:

    ho letto commenti ed opinioni diversi e tutti rispettabili e ragionevoli.
    L' unico dal quale dissento è quello di fabioletterario, che afferma che domani le donne avranno il burqua. Mi sembra inadeguato, sciocco e populista, anzi direi un intervento da mercatino rionale infrasettimanale.

  • karla01 scrive:

    Sì sì sì.. mi ci vedo proprio carina con un bel tailleurino in piedipull.. firmato!
    Cribbio!! :-)

  • fabioletterario scrive:

    Io rido davvero poco. Dopodomani imporranno alle donne il burqa, se tanto mi dà tanto...

  • udrol scrive:

    Dimenticavo...
    Viva la divisa e quella del Ministro qual'è?
    Anche questa figura è publica ed eroga un servizio perchè non inquadrarla con un abito del mestiere?
    In fondo come citava qualche commentatore con una lunga lista in tanti hanno la divisa: commessi, magazzinieri, lattai... stessa tipologia di professione, no!

  • udrol scrive:

    La divisa la vogliono mettere all'istruzione e in generale alla cultura; il sapere messo in camicia di forza è sempre controllabile.
    E a tutti coloro che condividono questa idea dico: Mi auguro che sparisca la scuola pubblica con relativo personale così potete tornare a prendervi a clavate.

  • Concordo sulla divisa alle insegnanti.
    La scuola ha bisogna anche di "morigerazione".
    E non fate battutacce comuniste sugli orbaci e roba simile.
    Cribbio!

  • ortensiae scrive:

    sì, sì sì, voglio anch'io la divisa. Sono appunto insegnante, quindi voglio la divisa. Direi che si potrebbe differenziare in base alla materia insegnata, azzurra anzi un ble blu per docenti di matematica e rosa per materie letterarie. e per disegno e inglese? non è così semplice, ma si può sempre finanziare una bella commissione al ministero per decidere con competenza! o forse sarebbe meglio in base agli anni di anzianità? no, per la privacy non sarebbe possibile. e bidelli e insegnanti e dirigente avrebbero tutti la stessa divisa? sì, siamo tutti personale della scuola. no, esiste una gerarchia. Sì, sono proprio questi i problemi della scuola!
    ps: Credevo che il personale degli ospedali portasse la divisa principalmente per motivi igienici e sanitari
    saluti da Ortensia

  • Non so bene da che parte cominciare dato il profondo avvilimento che non può non dare questa situazione assurda relativa alla scuola, o meglio relativa al disastroso approccio del nuovo ministro del MIUR, Maria Stella Gelmini, alla questione scuola.
    Parto dalla fine: l’ex ministro Giuseppe Fioroni ha sgombrato il campo dalle chiacchiere di contorno [voti e non più giudizi* alle elementari e medie; 5 in condotta = bocciatura - 5?, mai sentito: è col 7 in condotta che eventualmente si rischiava la bocciatura, tradizionalmente, prima della … condizionale e conseguente sospensione della pena (!); grembiuli o grembiali, e perché no?: una bella divisa alle maestre, magari nera scintillante aderente con stivali tirati a lucido come le SS o come le dominatrix del bdsm…], la verità, ha detto Fioroni, è che sotto questo polverone di pseudonovità per soffiare sulle polemiche si nasconde l’evidente volontà del Governo di fare TAGLI SULLA SCUOLA (come già sulla sanità).
    A questo smascheramento persino elementare, la Gelmini risponde con una dichiarazione da pare suo: non si tratta di fare dei tagli ma di EVITARE SPRECHI, anzi: ULTERIORI SPRECHI.
    Certo ci vuole coraggio a mentire così spudoratamente, a fare discorsi balordi col sorriso beffardo sulle labbra ancor più pensando che a pagarla cara saranno non dico gl’insegnanti che tanto patiscono da decenni ma gli studenti che sono ormai creature rilevanti solo agli occhi di commercianti e politici come mai abbastanza sobillati acquirenti e potenziali, manovrabili elettori.
    Come si fa a parlare di sprechi nella scuola quando alla scuola manca da decenni il necessario: un’edilizia decente e funzionale, una riorganizzazione di spazi e risorse, una generosa immissione di personale adeguato a tutti i livelli, tra docenti e non docenti oltre ai cari presidi declassati a managers, incentivazione delle attività sportive e culturali in senso lato, cioè al di là delle lezioni frontali - per esempio favorire la crescita anche nel territorio delle biblioteche scolastiche, e degli spazi di teatro e musica e dei relativi laboratori in interazione con famiglie e nuclei sociali nei rispettivi territori, insomma far respirare le scuole e sottrarle al destino di strutture concentrazionarie con rigori carcerari vigenti.
    In parole … povere, lo stato deve impegnare risorse abbondanti nella scuola e dare mobilità agl’insegnanti non falciandoli (riducendo le cattedre col trucchetto dell’infittimento delle classi) ma dando loro ogni cinque anni un anno sabbatico per l’aggiornamento e il risanamento psicofisico dalle fatiche immani di ‘guidare’ gli studenti nel loro cruciale percorso formativo, e anche favorendo l’aggiornamento e la responsabilizzazione civile dei bidelli che troppo spesso sono visti e si sentono unicamente come ‘pulitori’ di quello che gli studenti sporcano (invece molti di loro sono indispensabili e preziosissimi nella ‘gestione’, parola oscena ma che rende, degli studenti con handicap che sono sempre più numerosi e ai quali è bene provvedere con un adeguato numero di insegnanti di sostegno i quali invece pure vengono di continuo penalizzati sempre per economizzare sulle risorse, cioè per economizzare sulla pelle di studenti e famiglie. La scuola è un importante laboratorio sociale, è la bottega del cottadino, ed è per molti l’occasione meravigliosa di riscatto e in primissimo luogo di conquista del sé.
    Vogliamo riflettere su questo sì o no, ministra Gelmini?! O le hanno impartito di fare il rospo, contando su quella sua aria da santarellina vagamente perversa, e lei come si dice a Roma ‘ce sforma’? [Stando a Palazzo Chigi un po’ di romanesco lo starà imparando, no?O è negata per le lingue?]

    ______________________________________________________

    *I giudizi furono sostituiti ai voti per articolare la valutazione e non certo per ‘mentire ipocritamente’ sugli studenti. Oltretutto tutti sanno che esiste una griglia sintetica del giudizio, solo DOPO la quale segue il giudizio articolato e complesso, ed è la seguente: SCARSO = 2/3; INSUFFCIENTE = 4; MEDIOCRE = 5; SUFFICIENTE= 6; PIU’ CHE SUFFICIENTE = 6, 5; DISCRETO = 7; BUONO = 8; DISTINTO = 9; OTTIMO = 10; ECCELLENTE = 10&lode. Vi sembra un modo impreciso di assegnare la valutazione, questa?A ciasuno di questi giudizi sintetici, segue sempre un giudizio più articolato, descrittivo, motivante, talvolta (a seconda della personalità dell’alunno in positivo come in negativo) complesso - e per produrlo gl’insegnanti non inventano nulla né infiorettano artificialmente il discorso con merletti decorativi o fiocchetti estetici o peggio estetizzanti, ma sul serio riescono nell’impresa notevole di ‘pittare’ l’alunno, cioè di ritrarlo fedelissimamente: valutandolo con scarsissimo margine d’errore. Ciò attiene alla professionalità dell’insegnante, che nella valutazione ha una delle sue specificità cui ci si prepara pedagogicamente - non si tratta cioè di ’sparare giudizi’, di giudicare a vanvera, ma di trarre conclusioni parziali o finali, ponderate e il più possibile NON APORETICHE, in merito al percorso scolastico dell’alunno. Esiste una scienza dell’insegnamento di cui il ‘momento della valutazioe’ è parte integrante e costituisce banco di prova per lo stesso insegnante perché valutazioni ampiamente negative diventano momento di revisione delle proprio strategie didattiche: perché non ottengo risultati? Una delle ricchezze del rapporto docente/discenti è proprio la reciproca e rispettiva valutazione: ciascuno nel corso del … percorso, dunque ‘in itinere, deve imparare a fare il punto e a provvedere. Vi sembrano tutte cazzate, p èarole vuote? Sono il sale del vivere scolastico, ed è materia esistenziale oltre che professionale entrambi i fronti, professionalità docente e professionalità discente in costante interazione. La Gelmini tutto questo lo sa? E lo sapeva quando era alunna e forse guardava alla scuola con superficialità e ora vuole legiferare sulla scuola solo sulla scorta dei suoi personali ricordi?

  • karla01 scrive:

    e infatti il problema è proprio questo.. : non può essere la divisa un argomento di discussione ma poi lo diventa perchè fa parte delle loro manovre. Presentare futili e inesistenti innovazioni tralasciando i veri problemi della scuola (e quindi della società) che andrebbero almeno affrontati..

  • polifemo01 scrive:

    ai miei tempi (molti anni orsono), il bidello aveva la divisa (nera, se non ricordo male). Le ragazze avevano il grembiule (liceo) i professori ed alunni maschi in borghese. Alle elementari e medie, bambini col grembiulino. Ritengo che negli anni 60' ci fosse una maggiore serietà intellettuale e non ci ponevamo il problema delle divise, ma poi il 68' è stato fagocitato dal sistema ed oggi mi sembra che i problemi che la scuola deve affrontare non siano certo questi.
    Comunque la divisa della maestra non mi sembra un argomento particolarmente interessante di discussione.
    grazie

  • unodicinque scrive:

    Karla mi ha preceduto, ma lo voglio ribadire : la divisa è una necessità nei luoghi e nelle occasioni nelle quali sia necessario identificare immediatamente le persone cui rivolgersi o che, nello specifico, debbano assumere un ruolo in occasioni particolari (penso ad un incendio o all'intervento della polizia in occasione, diciamo, di una rapina). Ma penso che il rapporto quotidiano di un insegnante, tanto più un insegnante della scuola primaria, non abbia bisogno di nessuna divisa; la "divisa" gliela cuciranno pian piano in bambini, giorno per giorno, riconoscendo all'insegnante un'autorevolezza (se ci sarà) che nessuna divisa potrà dare. Temo che dietro la "divisa" ci sia invece un modello di scuola "supermarket" dove l'insegnante è solo un erogatore di servizio e non un "docente" nel senso pieno della parola.

  • twiga52 scrive:

    ecco ora capisco meglio... stesso anno 1952 :-)

  • karla01 scrive:

    caro Polifemo,
    non mi è assolutamente sfuggita l'occasione di osservare luoghi di lavoro in cui viene utilizzata una divisa (il cartellino è un'altra cosa..) ma lei pone appunto il dito sulla necessità di essere individuati..e quindi posti di lavoro in cui c'è un consistente numero di persone sia fra i lavoratori che gli utenti!!
    Ma perchè...?! Lei pensa che una maestra in un'aula senza una divisa sia difficilmente riconoscibile???

  • twiga52 scrive:

    Beh, signor Buffa, questa fa un po' sorridere anche me, che per il grembiule e la divisa a scuola ho sempre espresso parere favorevolissimo.
    Mi fa sorridere questa trovata e mi intenerisce un po'.
    Mi ricorda la mia maestra ( rigorosmente unica s'intende), che indossava sempre una "cappina" blu, comprata a sue spese.
    Nessun intento didattico, solo proteggere i vestiti che all'epoca erano al massimo tre, due per tutti i giorni ed uno per la domenica.
    Proteggere il tailleur dalla polvere di gesso e di cimosa, dalle lacrime e dai "moccetti" di chi da lei si rifugiava in disperazione, dagli schizzi del lavandino, che in assenza di bidella anche al bagno ci accompagnava.
    Ma TUTTI in divsa saprebbe di Accademia navale credo e non vedo nessun nesso con la dolcezza o la bravura.

  • polifemo01 scrive:

    cara karla,
    io non sono un militarista e amante delle uniformi. (anzi...)
    Spero che Lei abbia notato che alle poste ed in molti luoghi pubblici e privati, i dipendenti sono provvisti di un cartellino di riconoscimento, per facilitare il cliente.
    Le faccio un semplice elenco dove i civili portano delle divise e non credo che Lei lo abbia mai contestato:
    grandi magazzini (COOP, STANDA, etc)
    negozi all' ingrosso
    venditori in negozi della piccola distribuzione (macellai, alimentari, fornai..)
    autisti dei mezzi pubblici
    ferrovieri
    aviatori ed hostess e stuarts
    marinai su navi civili
    vigili del fuoco
    infermieri, medici e paramedici
    lavoratori portuali o di terminals
    carrozzieri e meccanici
    senza contare i venditori o rappresentati, facilmente identificabili dalla loro giacca, cravatta e pantaloni intonati (una divisa..)
    quei fanatici religiosi(pacifisti x fortuna) che vagano in bici vestiti con camicia bianca e pantaloni neri e casco antinfortunistico.
    Quindi pensiamo prima di essere contrari alle divise, le quali, ripeto, facilitano il riconoscimento delle persone.
    Nessuno di voi, neppure il colto Pier Vittorio, conosce il detto:
    "l' abito non fa il monaco'" ?
    p.s. mi sono dimenticato dei religiosi, del papa, dei vescovi,
    p.s. mi auguro che non si voglia sottilizzare fra tute, divise e grembiuli

  • unodicinque scrive:

    e come le facciamo queste divise? In orbace?!? L'italica fibra tanto in voga nel periodo storico caro agli attuali amministratori della capitale? A parte gli scherzi , continuiamo a parlare d'altro; come se i mali della scuola non fossero, prima di tutto, i mali della società. Ma ormai siamo ostaggio di una sindrome che ci avvolge e ci trascina sempre più in basso e, temo, sia un processo irreversibile. Vorrei suggerire a Polifemo01 di considerare le profonde differenze che ci sono tra una scuola , un'ospedale ed un campo di calcio; purtroppo è proprio grazie a questa confusione che vengono fuori idee tanto balzane.

  • karla01 scrive:

    e perchè non estendere la divisa a tutti i docenti? e poi magari agli impiegati di banca o delle poste o qualsiasi altro ufficio?
    Non ho parole.. Si vede che le figure politiche femminili che c'hanno regalato (o purtroppo che ci siamo autoregalati) hanno sempre subito un profondo, conscio e inconscio fascino per le divise. "Ufficiale e gentiluomo"..?!

  • polifemo01 scrive:

    caro pier Vittorio,
    la divisa rappresenta una identificazione del ruolo svolto in quel momento dalla persona.
    Se in ospedale le infermiere ed i medici non portassero le divise, ci sarebbero + malintesi, incomprensioni di quanti ci sono oggi. Certo la divisa non migliora il rendimento della persona, ma almeno è un punto di riferimento: per assurdo se i calciatori giocassero in borghese, avrebbero + difficoltà nei loro passaggi.
    Quindi non ridicolizziamo le divise, ma consideriamole un polo di riferimento non necessariamente negativo. La spesa poi non credo sia così eccessiva, ammesso che qualche politico non ci voglia fare la "cagnotta"..

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