Non è giusto
Erich Priebke libero di andare a lavorare nello studio del suo avvocato. Una decisione astrattamente e giuridicamente corretta, l'ex ufficiale delle SS ha 93 anni, è difficile che possa far male a qualcuno e resta, tecnicamente, un detenuto perché deve tornare a dormire nella casa dove sconta gli arresti domiciliari.
Eppure è una decisione sbagliata, anzi, sbagliatissima. Ci sono casi in cui un uomo si trova a ricoprire un ruolo che va oltre se stesso e oltre le proprie azioni. Priebke è uno di questi. Oggi non è solo l'ex ufficiale delle SS che ha partecipato, sparando di persona, al massacro delle Fosse Ardeatine. Si potrebbe sostenere che, per quello che ha fatto come uomo, Priebke abbia già pagato con l'esilio, la condanna, la prigione, il pubblico ludibrio. Ma sicuramente non ha pagato, e mai pagherà abbastanza, per quello che rappresenta.
Priebke è uno delle centinaia di migliaia di uomini che con il teschio sul bavero e sulla testa massacrarono i loro simili. Tutti responsabili in solido, di fronte all'umanità, dell'incommensurabilità dei delitti commessi da ciascuno. Sono delitti per i quali il "fine pena" non esiste e non deve esistere non per sete di vendetta ma per giustizia.
Perché non è giusto che una sola vittima di quegli anni (un bimbo di allora che ha visto scannare la propria madre o una bimba che ha visto il proprio padre ucciso contro un muro) patisca la sofferenza di vedere libero un uomo condannato da un tribunale e responsabile in solido di quegli atti.
Perché non è giusto che i nostri figli vedano libero un uomo condannato da un tribunale e responsabile in solido di quegli atti. Noi, che lo abbiamo messo in libertà, non potremmo più suggerirgli la lettura di "Se questo è un uomo".
Perché non è giusto, infine, calpestare la memoria di chi per combattere gli uomini con i teschi, o anche soltanto per non essere con loro, se ne è andato troppo presto da questa terra.