“Io non pensavo che questo potesse accadere. Non immaginavo che dopo trent’anni e più che ci siamo tolti le stellette e abbiamo fatto il sindacato ci potessero essere poliziotti così. Che applaudono chi ha fatto scempio della propria divisa e della propria missione.
Perché la nostra è una missione. Ci danno pochi soldi, è vero, ma lo sappiamo da quando ci arruoliamo. E dovremmo saperlo di essere diversi dagli altri.
Siamo poliziotti.
Poliziotti capaci di prendere sputi e insulti.
Poliziotti capaci di arrestare un uomo o una donna senza muovere una mano o sferrare un cazzotto, anche se qualche volta ci vorrebbe.
Poliziotti che non prendono a calci un ragazzo in overdose o fuori di testa. Per nessun motivo.
Poliziotti che sorridono a uomini e donne che fermano perché questo è il loro lavoro.
Poliziotti che arrestano uomini e donne senza violenze. Perché gli uomini e le donne non hanno nulla da temere. Se hanno infranto la legge ci sarà un giudice. Se non l’hanno infranta niente può accadergli”.
Questo direbbe un poliziotto per bene che negli anni Ottanta ha combattuto per una polizia senza stellette e al servizio del Paese. E ce ne sono stati tanti. Decine, centinaia.
Questo, oggi, non lo dice più nessuno.