Istantanea Pier Vittorio Buffa

La polizia che avremmo sempre voluto

cut1359722769224.jpg--franco_gabrielliL'Italia aspettava da almeno 36 anni le parole che il capo della polizia Franco Gabrielli ha consegnato oggi a Carlo Bonini di Repubblica. Trentasei anni fa, il 1° aprile 1981, veniva approvata la riforma della polizia. Una riforma, per la quale si batterono decine di coraggiosi poliziotti, che fece diventare la Pubblica sicurezza un corpo civile che doveva prevenire più che reprimere, capire più che combattere.

Ma quello che allora si sognava non è avvenuto.  La polizia senza stellette torturò pochi mesi dopo la riforma. Nel silenzio dei capi, con la copertura dei capi. E di anno in anno quello "spirito della riforma", come lo chiamavano quelli che ci credevano, si perse per strada. Chi torturò non venne condannato e isolato, chi usava violenza non trovava rimproveri e ostilità. Così si arriva alla Genova del 2001, alla Diaz e a Bolzaneto, alla morte di Federico Aldrovandi, a quella di Stefano Cucchi, di Giuseppe Uva... E agli applausi dei poliziotti ai colleghi condannati per la morte di Aldrovandi.

Oggi, finalmente, le parole del capo della polizia in carica.

"Il G8 di Genova fu una catastrofe".

"Al posto di De Gennaro (capo della polizia nel 2001, Ndr) mi sarei dimesso". E spiega perché: "Quando in una piazza viene fatto un uso abnorme della forza da parte di un reparto mobile la responsabilità va cercata non soltanto e non tanto a partire dal singolo poliziotto che ha abusato del suo manganello ma, al contrario, dal funzionario o dal dirigente che ha ordinato una carica che non andava ordinata. Ecco, se parliamo di responsabilità sistemiche e dunque vogliamo storicizzare finalmente il G8 di Genova, io non penso che il singolo agente o funzionario possano funzionare da fusibile del sistema. E che, dunque, in caso di corto circuito, si possa semplicemente sostituire quei fusibili che si sono bruciati e poi serenamente dire “andiamo avanti”. Lo ripeto. Se vogliamo costruire una memoria condivisa su Genova, se vogliamo mettere un punto, va colmato lo spread fra responsabilità sistemica e responsabilità penale. Quello che ha fatto sì che alcuni abbiano pagato e altri no".

E poi, in poche righe, il ritratto della polizia che Gabrielli vorrebbe, che vuole: "Una Polizia che non ha e non deve avere paura degli identificativi nei servizi di ordine pubblico, di una legge, buona o meno che sia, sulla tortura, dello scrutinio legittimo dell’opinione pubblica o di quello della magistratura. Una polizia che non deve vivere la mortificazione o lo stillicidio delle sentenze della Corte europea per i diritti dell’Uomo su quei fatti di sedici anni fa. Perché questa è la Polizia che ho conosciuto e che conosco".

E', esattamente, la polizia che volevano gli uomini che, negli anni Settanta, si batterono per la riforma.

Se Gabrielli farà seguire alle parole i fatti, e per il momento non c'è davvero nessun motivo per dubitarne, nella polizia non ci sarà più posto per chi abusa del proprio potere, per chi ordina cariche sciagurate, per chi applaude chi ha ucciso.

Sarebbe la polizia che abbiamo sempre sognato, la polizia che avremmo sempre voluto.

 

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10 commenti 8

  • s.one scrive:

    Ma,se i valori di un tempo sono quelli dell'infiltrazione dei servizi segreti anche u.s.a,della p2,che hanno condizionato pesantemente anche le forze dell'ordine nel loro operato con relative vittime e molti colpevoli ancora impuniti che continuano le loro tresche sotterranee(vedi a Roma x es.)direi che non possiamo esserne particolarmente..fieri..

  • Almo scrive:

    Le degenerazioni e la violenza gratuita, sono anche figlie di una riforma della P.S. che ha snaturato la condizione primaria del poliziotto come uomo dello Stato, asservilito a determinati parametri di onore e dedizione, in un "impiegatuccio" polemico e debosciato, sempre in contrapposizione con quel sistema e quell'istituzione che dovrebbe rappresentare e difendere. Un corpo abbandonato alla deriva da tagli e conflitti interni, dove i valori di un tempo hanno lasciato spazio solo per le convenienze personali.

  • s.one scrive:

    Un numero identificativo è importante e lo è altrettanto quando si deve assumere un poliziotto,carabiniere e militare nel senso che deve dare prova di grande equilibrio psico-fisico attraverso valutazioni molto severe,che sappia reggere forti stress,che abbia forte empatia verso l'altro e anche se può sembrare una contraddizione deve odiare la violenza soprattutto"gratuita-inutile-ingiustificata"e l'uso dell'arma come estrema ratio nel senso di essere in vero pericolo di rischio della vita(questo attraverso test e prove attitudinali),periodo di prova fino ad un anno di tempo,psicologi di sostegno,turni di lavoro ragionevolmente sostenibili,stipendi sufficienti a una vita decorosa e pensionamento ad un'età congrua(questo x tutte le categorie di lavoratori che fanno attività considerate"USURANTI"),naturalmente come auspicato da A.Vigilante se..vivessimo più che in una società,in una forma di COMUNITÀ senza il razzi-nazi-ecc dove regni la vera solidarietà e la nonviolenza intesa come filosofia del pacifismo e della collaborazione,queste forze sarebbero..superflue o inutili

  • Caio Formi scrive:

    "Sarebbe la polizia che abbiamo sempre sognato, la polizia che avremmo sempre voluto."

    Veramente, noi esseri umani umili e pacifici abbiamo sempre sognato che non ci fosse bisogno della polizia.

  • alessandro vigilante scrive:

    Per quanto riguarda le regole che qualcuno suggerisce debbano valere per tutti i partecipanti alle manifestazioni, ricordo che queste regole già ci sono per i cittadini, sono le leggi e la Costituzione. Invece dal lato della polizia MANCANO le regole di identificazione dei responsabili e MANCA una legge sulle torture che essi possono commettere.

  • alessandro vigilante scrive:

    Gabrielli, poche chiacchiere e subito i numeri identificativi su caschi e divise.
    Di cosa stiamo parlando se la corte europea ci condanna e il responsabile delle torture è tuttora presidente di una delle più grandi aziende pubbliche?
    Molto fumo e niente arrosto.

  • Giuseppe scrive:

    Genova 2001. Io c'ero. Una domanda che mi faccio e non ha mai trovato risposta. Come è possibile impilare 5 autovetture una sull'altra davanti alla concessionaria FIAT sita dalle parti della Fiera.

  • Giuseppe scrive:

    Giusta la sigla identificativo sui caschi e l'abbinamento tra operatore e casco dev'essere conosciuto dal responsabile del servizio e comunicato se richiesto alla magistratura ma se il servizio d'ordine del corteo non espelle che vi partecipa da travisato si caricano i manifestanti senza se e senza ma. Per le manifestazioni basta fare semplice regole di ingaggio che devono valere per tutti anche per chi partecipa alla manifestazione

  • fausto scrive:

    Difficile credere che tra chi ha il potere non abuserà di questo. Ma certo difficile pensare che chi fa il furbo possa passare come un eroe. Il carabiniere che ha sparato ad Aldrovandi è poi morto turbato dalla sua coscienza, mentre il lanciatore d'estintori è stato fatto passare per un martire. Questa è una cosa assurda. Ciò fa si, che le forze dell'ordine non siano più al servizio del cittadino e non eseguano il loro dovere civile per paura di ritorsioni. In questa società in cui vogliono farci passare che siamo tutti uguali, ci ritroviamo con poche decine di persone che tengono in mano metà ricchezza del mondo e gli altri miliardi di persone sono tutti uguali. Chi combina guai ha i risarcimenti, chi subisce guai paga per tutti. Una società sempre più ipocrita che inverte i valori naturali e li manipola a vantaggio di qualche potente.

  • adriano scrive:

    Meglio tardi che mai.
    Sarà anche una consolazione magra, ma in giorni di smarrimento diffuso scalda il cuore non sentire un "servitore dello Stato" schierato dalla parte di chi quello Stato costituisce.
    Ho raccontato per anni l'ingiustizia di quei giorni, ignorato e mal sopportato.
    Ho duramente contestato il comportamento inqualificabile di almeno due parlamentari presenti a Genova nella cabina di regia delle operazioni.
    Oggi finalmente vedo riconosciuta la fondatezza delle mie contestazioni.
    Questo non potrà restituire la vita a chi è stato toturato, ma almeno darà una speranza a chi ha condannato simili delitti.

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