Istantanea Pier Vittorio Buffa

Io, Berlusconi, sono come Moro

Come Aldo Moro.

Non c'è dubbio che un comunicatore come Berlusconi Silvio non abbia scelto a caso il 55° giorno dopo la sentenza Mediaset per comunicare le notti di sonno e i chili persi.

Cinquantacinque giorni sono quelli della prigionia di Aldo Moro. I giorni più terribili dell'Italia repubblicana che si conclusero con un evento lacerante e traumatico, l'assassinio del leader dc che aveva creato il dialogo tra la Democrazia cristiana e il Partito comunista.

Avvicinare se stesso ad Aldo Moro e le proprie notti insonni a quelle che l'allora presidente della Dc trascorse nella prigione delle Brigate rosse è una scelta precisa.

E' un cercare di legare ancora di più le sorti personali a quelle del paese. Di allontanare  l'attenzione pubblica dalla realtà (una condanna per frode fiscale). Di trasformarsi con sempre maggiore virulenza in una vittima dei "comunisti", come Moro lo fu, appunto, delle Brigate Rosse.

C'è da sperare che nelle prossime ore i moderati che finora hanno sostenuto Berlusconi Silvio capiscano che è giunto il momento di separare le sorti dell'Italia da quelle personali di un uomo che sta arrivando al punto di non ritorno. Quello che ha indicato con i i 55 giorni di insonnia: "Non mi lascio uccidere da solo, porto tutti con me".

E in quel "con me" rischia di esserci ciascuno di noi. Comunque la pensi o l'abbia pensata finora.

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14 commenti 8

  • lungimirante scrive:

    Questa proporzione allora sarebbe:A.Moro sta a Silvio B.come S.Allende sta a A.Hitler,una cosa semplicemente assurda e improponibile,ma paradossalmente in questa nazione si può in nome della democrazia,millantare,demagogicizzare,stravolgere,sconvolgere ogni legge razionale,comprese quelle costituzionali e della giustizia dove tutti i cittadini sono o forse erano,o forse non lo sono mai stati,uguali di fronte alla legge,al fisco e in genere a tutte le norme della civile convivenza,facendo ognuno attraverso le caste di appartenenza solamente i propri personali interessi e mai quelli del paese producendo questa metastasi,implosione,deflagrazione del sistema attraverso una crisi sistemica annunciata da tempo,che ormai tardivamente ci accorgiamo scaduto.Perfino un padre fondatore della filosofia liberale J.Loche ha scritto che quando il potere diventa tirannide è necessaria la ribellione.

  • Lavandaia scrive:

    Scusate il doppio invio, volevo solo correggerlo... Sperando di non aver fatto peggio :(

  • Lavandaia scrive:

    Ieri sera, in tv, "Qualunquemente". Tutto chiarissimo, no?
    A proposito di cose chiare all'italiana, italicissima omofobia-
    "A Ma, Picchi 'unn accattamo a pasta Barilla? Ricchiuni semo?"
    "Nonsi, figghiu, ringrazianno a' Madonna, nurmali semo: cassintegrato pateto e io curnuta"
    "Menu mali...."

  • Lavandaia scrive:

    Ieri sera, in tv, "Qualunquemente". Tutto chiarissimo, no?
    A proposito di cose chiare all'italiana, italicissima omofobia-
    "A Ma, Picchi unn accattamo a pasta Barilla? Ricchiuni semo?"
    "Nonsi, figghiu, ringrazianno a' Madonna nurmali semo: cassintergrato pateto e io curnuta"
    "Menu mali...."

  • fausto scrive:

    Signor Pancera, Lei dice tante belle cose che dovrebbero far parte del manuale del buon politico.
    Purtroppo la maggior parte dei politici questo manuale l'ha perso e hanno trasformato la democrazia in oligarchia.
    Ma ricordiamoci che Moro e Craxi non erano santini: i fondi svizzeri di uno e la liberalizzazione del magna magna dell'altro non sono azioni molto etiche!

  • Lavandaia scrive:

    Quante parole, per dire una semplice verita': in Italia la legge puo' non essere uguale per tutti, e la si chiama ragione di Stato. Nei Paesi democraticamente maturi un ladro e' un ladro e, se per disgrazia e' diventato rappresentante delle Istituzioni, ha solo una cosa piu' grande dei ladri comuni:LA VERGOGNA.
    Il Colle ha parlato. Ora aspettiamo i fatti.

  • guido pancera scrive:

    Berlusconi e i limiti della politica
    4 Comments

    Il problema, irresolubile, della cosiddetta agibilità politica di Berlusconi, dopo la condanna definitiva e con la prospettiva di altri due processi ad esito prevedibile, è l’elemento che blocca la politica italiana, anche se viene travestito con i nomi di IMU, di democrazia violata, di eliminazione di una rappresentanza politica.
    Tale problema può essere risolto, da un punto di vista formale e giuridico, attraverso l’istituto della grazia, della conversione della pena, della amnistia. Si tratta di dare una soluzione tecnica e formale ad una situazione che è “motivata” dalla rappresentanza politica, dall’essere Berlusconi un parlamentare, un senatore della Repubblica, il leader indiscusso di qualche milione di cittadini come prima era Bersani, come Monti, Vendola, Bossi o Maroni, Grillo. Ed altri passati o futuri.
    Immaginiamo una Italia meno gravata dalla crisi economica e sociale, di cui tutti hanno responsabilità tra i governanti, non travolta dalla incomunicabilità politica degli eletti: il problema si porrebbe ma in modo più normale, politicamente accettabile.
    Ma così non è e quindi alla politica si unisce il diritto, alla democrazia la demagogia, all’interesse individuale quello collettivo (nel caso di amnistia).
    Va aggiunto un clima ricattatorio, quando si minacciano dimissioni di massa dal Parlamento. Errore fondamentale che rende più difficile qualunque soluzione.
    Chi sostiene che la politica deve prevalere, che vi può essere una “ragion di Stato” per una palese deroga del normale diritto, in teoria ha ragione.
    Ma anche la politica ha i suoi limiti e deve rispondere a regole e criteri, anche etici.
    Chi non ricorda il dramma di Aldo Moro, prigioniero delle brigate rosse, condannato a morte, che forse avrebbe potuto essere salvato con uno scambio, liberando alcuni prigionieri brigatisti dalle carceri.
    Moro era il presidente del più grande partito italiano, uomo non da tutti condiviso ma da tutti stimato, anche dalle opposizioni che stavano al governo insieme alla DC, nel compromesso motivato dalla crisi del paese. Altro che larghe intese!
    Ma non si potevano liberare le Br e ci si chiedeva come si sarebbe stati di fronte alle famiglie dei poliziotti uccisi, delle guardie del corpo, dei tanti ammazzati tra i magistrati, i giornalisti, gli stessi politici ed altri ancora, di fronte ai cittadini di uno Stato che si piegava di fronte al ricatto per salvare un pur così importante uomo politico.
    Alcuni sostenevano che si poteva farlo, erano Craxi e Fanfani, ma gli stessi morotei, con la drammatica sofferenza che possiamo immaginare, dovettero piegarsi alla esigenza di uno Stato di diritto o anche solo di uno Stato.
    I tempi sono diversi ed il confronto è eccessivo, ma richiama i limiti del potere politico, il dovere rispetto a tutti i cittadini, rappresentati politicamente o meno, il rispetto delle condizioni di base di un sistema rotte le quali non esiste sopravvivenza civile.
    Anche se sappiamo i limiti del sistema in molte sue parti che vanno fortemente corrette,non e’ immaginabile travolgerlo.
    Siamo ben consapevoli di vivere una democrazia piena di difetti, di limiti, rappresentata troppo spesso da uomini inadeguati. Ma ciò avviene ovunque e da noi non solo nella magistratura, come si vuole far credere, ma in tutta la società civile che esprime, a sua immagine e somiglianza, la dirigenza politica.
    La demagogia, il qualunquismo, il populismo, anche la esasperata protesta senza proposta e classe dirigente, sono il cancro vero di ogni società, il male che la condanna.
    Ecco perché i limiti della politica esistono e si fanno prevalere le regole, anche quando ci colpiscono direttamente, perché sono la pedagogia del vivere civile. Quelle regole stabiliscono che le leggi, una volta legittimamente approvate, valgono per tutti, compresi coloro che le hanno fatte.
    Va ricordato come molti studiosi ritengano che anche le maggioranze devono avere dei limiti per non creare la “dittatura della maggioranza” che potrebbe travolgere la stessa sostanza del diritto.
    Alla legge bisogna piegarsi e se un popolo ritiene che le leggi sono ingiuste, per tutti, e creano sofferenza sociale e civile, allora non c’è che la rivoluzione di cui abbiamo nella storia degli ultimi secoli, esempi notevoli.
    Non siamo in quelle condizioni, ben altri problemi incombono e non bastano i roboanti messaggi di alcuni “falchi”, in realtà’ autentiche poiane, per abbattere principi, come la divisione dei poteri ed il loro equilibrio, essenziali per la sopravvivenza dello Stato, anche se immaturamente democratico, non senza anche loro responsabilità.

    Mi permetto di esprimere alcune considerazioni su quanto Lei dice a proposito del prevalere della politica sul diritto. Durante il processo a Gesù Cristo il governatore Pilato si trovò innanzi a questo stesso dilemma : fare prevalere la ragione di stato o condannare ingiustamente un innocente ? A me pare si tratti dello stesso paradosso che inficia la vicenda di Aldo Moro che Lei ha riportato. Vi sono casi nei quali il diritto deve abdicare alla politica per ragioni di opportunità e di rispetto sociale, tutelando la finalità propria della politica che è quella di indirizzare eticamente e valoriarmente ciascuna coscienza individuale verso un bene che si suppone comune e condiviso, un bene espresso e rappresentato dalla concordia e dalla pacificazione. Nel caso di Aldo Moro si stavano frantumando gli stessi fondamenti dello stato sociale che si trovava a fronteggiare una lotta armata condotta in modo subdolo e spietato, cedere ai brigatisti avrebbe significato arrendersi e riconoscere la fine della coesione nazionale. Concordo con Lei quando dice che il confronto con il caso Berlusconi è eccessivo. In effetti sussiste una non lieve differenza : Berlusconi è stato dichiarato colpevole in conformità a quanto prevede il nostro ordinamento giuridico, dopo aver potuto fruire di ogni garanzia concessa ad ogni presunto colpevole, che come Lei m’ insegna è tutelato da ben tre gradi di giudizio come non credo avvenga in altri ordinamenti. Ora, porre in discussione questo fondamento essenziale del diritto vuol dire destabilizzare lo Stato e le Istituzioni, e frantumare anche la veridicità del diritto di difesa fino a svuotarlo di ogni contenuto perchè se si parte dal presupposto che qualunque sentenza può essere posta perennemente in discussione si viola più la verità di chi deve difendersi che la legittimità dell’accusa. Ecco che a maggior ragione si impone quello che Lei giustamente definisce il rispetto delle regole, perchè queste non sono le regole di un sistema ma sono le regole del vivere civile, della giustizia intesa come valore assoluto e inalienabile e non di una giustizia particolare o parziale che non sa giudicare perchè è corrotta e schierata. ( A tal proposito peraltro Berlusconi ha dimostrato concretamente di non essere estraneo, se osserviamo ciò che è successo nel Lodo Mondadori ). Ho l’impressione che alla base dell’atteggiamento di molti esponenti del PDL vi sia un totale disprezzo di ciò che alimenta la convivenza civile, oltre che una totale ignoranza e insipienza su quelle che costituiscono le basi del diritto. Se potesse ascoltare le castronerie che circolano di questi tempi Montesquieu si rivolterebbe nella tomba ! Mi chiedo a che titolo parlino I gasparri, i bondi, le santanché, con quale legittimazione avanzino le loro istanze senza avere la benchè minima consapevolezza di quanto dicono, tenendo in scacco un paese pur di mostrare i loro favori al monarca che li governa, quali cortigiani della peggior specie.

  • fausto scrive:

    hanno imparato dal Berlusca, più le sparano grosse e più la gente ci crede.
    E poi dicono che Grillo è un comico.
    Ma non mi fate ridere.
    Se vanno via e ci restano, non parlerò più male del PDL e del Berlusca!!!

  • Lavandaia scrive:

    Errata corrige: il Colle stavolta si è mosso e ha preso posizione dalla parte della Magistratura. Sono contenta e spero che alle parole seguano i fatti

  • ninodibari scrive:

    Sono messi veramente male coloro che sanno semplicemente dire "SI", evidentemente sono privi di "si diceva una volta schiena diritta", sappiate che continuando su questo modo di fare sarete tutti annullati nelle prossime elezioni e i vostri nomi saranno seppelliti nel dimenticatoio. Fate pure, andate via, dimettetevi in massa, per quanto mi riguarda non mi interessate, anzi vi invito fortemente ad annullarvi da soli, andate a casa e se avete un lavoro riprendetelo perchè rischiate di ritrovarvi presso la Caritas per avere un pasto. Agli operai, a chi vive in cassa integrazione, a chi fa il proprio dovere e paga le tasse per mandare avanti la barca Italia non interessa ciò che farete, non aspettate il 5 ottobre, andate via domani se avete il coraggio. Gli uomini veri, privi di ipocrisia aspettano questo vostro gesto, mettetelo subito in atto. Infine paragonarsi a Moro è come dire "il bue dice cornuto all'asino" siate più seri e finitela di recitare.

  • fausto scrive:

    Ah, ah ah! Questa è grossa, la dimissione di massa dei parlamentari del PDL così dice Schifani. Sarebbe un evento storico, una liberazione di un po' di spazzatura dalle camere.
    Utopia!
    Io penso che hanno già pronta la mossa salvaposto (o meglio salva cu.....), huè, mica hanno scritto "giocondo".

  • Lavandaia scrive:

    Al Copasir se la fanno sotto per la faccenda Telecom. C'è pericolo per la sicurezza nazionale. Dovrebbero avere paura anche in Spagna: a seconda di quello che potrebbero sentire delle misteriosissime ed evidentemente rintracciabili comunicazioni tra le nostre alte sfere rischiano di morire, Di schifo, di paura, di pena,dal ridere...
    Il problema, quindi, non è l'orgoglio nazionale, il lavoro del popolo, ma la tenuta delle balle di Stato. FORZA SPAGNA, facci sognare... Sarà la volta buona che, pur moribondi, conosceremo finalmente qualche verità?

  • Gabriella De Julio scrive:

    Ancora una volta il signor B ci dimostra di essere un grande comunicatore e nel contempo un grande esaltato... la scelta dei 55 giorni, il paragonarsi implicito allo statista eroe e martire, la minaccia di trascinare tutti con se'... Ma quando finirà questa storia???

  • Lavandaia scrive:

    Le auguriamo di cuore di fare la stessa fine. E da solo, come Moro, tradito dai suoi stessi compagni di partito e da un sistema che non guarda in faccia nessuno.
    Con una sola differenza, però: la stessa che passa tra Cristo in croce e i ladroni. Cristo, caro signor evasore fiscale, non è lei. Moro è stato sacrificato per motivi politici,lei è stato beccato come le mani nel sacco. Solo ladri par suoi possono confondere le due situazioni e venirle appresso, ma non per amore nei suoi confronti. Lei serve a coprire, col suo furto immenso, le loro miserabili quotidiane ruberie. Si auguri solo che non trovino presto un tappo più efficace. E, per finire, posto che ne sia capace, si vergogni.

    Insieme a lei e più di lei dovrebbe, a questo punto, arrossire anche il Colle... Ma le montagne, anche piccine, non conoscono vergogna. Quando s'arrossano è perché i raggi del sole morente le accarezzano ed è cosa meravigliosa, come è meraviglioso il loro imbiancarsi, coperte da un manto di neve immacolata. Non conoscono lo sbiancare malsano del volto dell'uomo vile quando ha paura.

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