Istantanea Pier Vittorio Buffa

Da leggere riga per riga

"Figlio mio non dimenticare, ma senza odio".
Lo ha scritto Eugenio Occorsio, giornalista e figlio del magistrato ucciso da Pierluigi Concutelli nel 1976, al figlio ventitreenne che porta il nome del nonno, Vittorio.
Lo ha scritto in un articolo pubblicato da Repubblica in prima pagina che è da leggere riga per riga.
C'è il dolore lancinante e mai sopito.
La rabbia controllata dalla ragione e dall'equilibrio.
Il rispetto verso la vita che solo un'esistenza tagliata a metà da una raffica di mitra può dare con tanta forza e pienezza.
L'amarezza per il bisogno mai soddisfatto di un pentimento dell'assassino.
Lo sforzo di capire le espressioni "improvvide e insensate" di un ragazzo che quel dolore ha sicuramente visto infinite volte addosso a suo padre.
C'è, infine, un atto di fiducia nei confronti dello Stato e di chi lo rappresenta.
Per tutto questo quello di Eugenio Occorsio è un articolo che va letto riga per riga.

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86 commenti 8

  • Sven scrive:

    A parte gli scherzi... davvero, bisognerebbe tutti impegnarsi per creare un mondo migliore (anche insieme alla feccia dell'umanità, che può sempre migliorare, anzi deve migliorare, per il bene di tutti), che non abbia bisogno di capri espiatori a cui far pagare le schifezze di una collettività che non esiste perché troppo impegnata a farsi gli affari propri.

    Insomma, c'è una società del presente e del futuro da ricreare dalla base.

    Scusate la forse eccessiva "filosoficità" del discorso, ma questo è il mio stile...

  • Sven scrive:

    A proposito di pena di morte, troppo comodo demandarla ai boia a starsene a guardare:

    http://it.wikipedia.org/wiki/Mastro_Titta

    Chi vuole la pena di morte... beh, si proponga come boia - ma poi si aspetti anche di essere crocifisso di fronte alla storia.

    Si scherza - per modo di dire - per non piangere, ovviamente...

  • Sven scrive:

    Non ho detto vittime della società, ma piuttosto prodotti della società (e della mancanza di un sè condiviso): di una società di merda (se si può dire: non è tanto volgare e rende benissimo - al volo! - l'idea)...

    Quindi, inutile punire; ma utilissimo, invece, capire i motivi - sia individuali che (a)sociali - delle cose e cercare di prevenirli il più possibile, creando un futuro migliore.

    Una volta che capiscono lo schifo che hanno fatto, che senso ha tenerli in galera? Meglio cercare di fargli fare cose utili per se stessi e la collettività, no? Mi pare più che ovvio.

    ... Ohei, poi sarebbe anche bene venire tutti giù dalla pianta, qui: c'è un mondo da cambiare, qui, invece di stare a discutere sul sesso degli angeli.

  • alessandro vigilante scrive:

    Con uno stile asciutto, veloce e distaccato Domenico Scilipoti illustra la sua vita professionale, i risultati ottenuti nel settore dell´agopuntura, [...], le onoreficenze ottenute a livello internazionale nonché le battaglie a sostegno delle vittime dell´usura bancaria. Per delineare il ritratto di un uomo COERENTE e forte al quale do volentieri il benvenuto nel nostro Centro-destra, la grande famiglia della democrazia e della libertà.

    Finale della prefazione di Silvio Berlusconi al libro pubblicato dal deputato dei Responsabili Domenico Scilipoti (il maiuscolo é mio)

    Fonte: http://nonleggerlo.blogspot.com/2011/04/ed-infine-berlusconi-ricompenso.html

  • Lavandaia scrive:

    Il colpo di Stato si fa sovvertendo la Costituzione, volontà esplicita del pdl e sostenuta dal suo partito col voto, che non manca mai. Le chiacchiere riparatorie, le sviolinate al Presidente della Repubblica, potranno convincere i lettori della Padania, non certo chi guardi i fatti, le posizioni politiche concretamente assunte. Il colpo di stato si fa soffocando gli spazi di democrazia e sostituendo al popolo sovrano un Parlamento espressione di minoranze che assumono i diritti di maggioranze che non esistono più, perchè si cambiano le regole del conteggio.
    La nostra Italia è sotto osservazione per la scarsa libertà di informazione, le sistematiche violazioni di diritti delle fasce più deboli della popolazione. Ha collezionato, ultimamente, il maggior numero di alleati dittatori e capi di regime d'Europa, il che ci ha pure portato male, visto come è andata a finire. E questo anche grazie al partito votato da lei. Dove sta la coerenza, in tutto questo?

  • Lavandaia scrive:

    Io non le manco di rispetto. Mi limito a notare l'incoerenza, o ciò che a me pare tale, tra ciò che chiede e ciò che dichiara di votare.
    Se volesse davvero la giustizia " a costo della vita" (seppure di altri) non riuscirebbe a guardare in faccia gente che sta. da anni, difendendo chi ha fatto della legge un ostacolo, della Costuituzione una pletora di cavilli, del Parlamento eletto dal popolo una massa di nominati più o meno degni, che si arrogano, con una minoranza meno minoranza di altre, i diritti di una maggioranza che esiste solo nei trucchi contabili di una legge elettorale indegna. Un Parlamento, si aggiunga, col record di leggi bocciate per incostituzionalità, il che qualcosa vorrà pur dire.
    Il suo partito resta alleato, a Milano, del signore dei manifesti rossi, che non credo siano piaciuti molto al figlio di Occorsio, il che a me appare incoerente, incomprensibile. Il suo partito ha negato, alla faccia di ogni evidenza, l'esistenza della mafia al Nord, con quel che ne consegue in termini di vigilanza suil territorio e di controllo. Se avesse parenti meridionali saprebbe che è la difesa che la mafia gradisce di più.
    Il suo partito ha votato tutte le leggi ad personam, che si rivolgeranno contro tante vittime di tanti reati che vedranno, grazie a quel voto, andarsene prescritti i colpevoli.
    Tutto questo credo di avere il diritto di dirlo, visto che lei è sempre il primo a parlare di morte ai colpevoli. O dobbiamo intendere che i condannati a morte debbano essere solo quelli di cui, di volta in volta, lei ci fornirà i nomi? Una condanna a morte "ad personas"?

  • Lavandaia scrive:

    L'odio, sentimento legittimo nell'individuo, a mio avviso è da considerare pericolosissimo quando diventa odio collettivo, peggio ancora se rivolto contro bersagli scelti dal potere di turno.
    Non c'è nulla di costruttivo nell'odio, pulsione di per sé distruttiva senza fini razionali di cambiamento della situazione. Si odia chi ha ucciso proprio perché è impossibile riavere in vita la persona cara. Non c'è, in sostanza, alcuna utilità vera nel desiderio, comunque umanissimo e in certi casi inevitabile, di distruggere la causa del dolore che si prova.
    L'odio è rifiutato da chi combatte per cambiare davvero le cose, per costruire una società più giusta a vantaggio di tutti. Oggi che viviamo nella società dell'odio mi pare che la distinzione tra le due posizioni stia diventando incomprensibile. Anche per questo vedo molto nero il futuro.

  • polifemo_01 scrive:

    per Sven::
    credi tu che forse i pluriassassini Reina e Cutolo siano vittime della società?
    credi tu che i coniugi Bazzi ( quelli che hanno sterminato una famiglia per problemi condominiali) oppure la Franzoni, siano vittime della società, cioè si debba incolpare la società.
    per Lavandaia:
    Lei è contro questo governo, democraticamente eletto. Lei è contro il Parlamento, democraticamente eletto. Lei è a favore dei magistrati, divenuti tali per carriera e meriti, ma non scelti dal popolo.
    Quanto Lei ritiene, essendo in regime democratico, va rispettato.
    Non comprendo perchè manchi di rispetto a me, perchè voto e voterò Lega, un partito dell' arco costituzionale, (con le sue mele marce), ma con un numero di indagati percentualmente minore di ogni altro.
    Se per la Lavandaia ( ed altri pseudodemocratici, come Sven, Vigilante ..) la democrazia è sovvertire l' ordine costituito, senza regolari elezioni, va bene, ... basta che non la chiamino poi democrazia.. ma golpe o colpo di stato.

  • Lavandaia scrive:

    E non è per "amore" che si rifiuta la pena di morte. Si tratta di una scelta razionale, basata sulla convinzione che sia inutile sul piano della prevenzione del crimine, come dimostrato ampiamente in tutti i Paesi in cui si pratica, insufficiente come deterrente e inapplicabile in modo "giusto", come del resto tutte le pene, che sono sempre e comunque diversamente applicate a serconda del censo del colpevole, che garantiusce agli abbienti maggiori capacità di difendersi in sede di giudizio.
    Se si vuole una maggiore certezza della pena si dovrebbe cominciare a mandare a casa chiunque, da posizioni di rilievo istituzionale, difenda i delinquenti, compresi gli evasori fiscali, con affermazioni tipo "Il fisco non disturbi troppo" o offenda il ruolo della Magistratura. Bisognerebbe cacciare chi paralizza le necessarie riforme con una pletora di richieste di provvedimenti inaccettabili, inutili a migliorare il servizio e anzi atti a paralizzarlo, a tutto vantaggio della criminalità organizzata e del sottobosco della politica collusa e complice. Altrimenti è logico che l'Italia diventi un Paese di delinquenti, in cui ciascuno desideri protezione per sé e oppressione per chiunque dia fastidio. Ma questa non si chiama Giustizia.

  • Lavandaia scrive:

    Quando leggo che persone che si sono dichiarate più volte a favore della lega, alleata del pdl, che sta difendendo l'autore dei volantini anti-procure parlare di pena di morte, mi viene de da ridere. Abbimo il governo più favorevole al crimine degli ultimi 150 anni, grazie a loro. Il governo che ha lasciato e lascia che i magistrati, che dovrebbero applicare quelle pene inflessibili di cui sopra, sono definiti terroristi. Abbiamo, grazie a loro, il primo governo che sta facendo di tutto perché si applichi il principio secondo cui la legge non può essere uguale per tutti, ragion per cui, se le cose andranno come vogliono loro, chi avrà i soldi e il potere sarà immune, potrà corrompere, evadere il fisco, sfruttare la prostituzione minorile, fare, in poche parole, quel che meglio gli aggrada. Abbiamo un governo, come ho appreso oggi da Rainews, che ha lasciato per due anni che il sottobosco del gioco legale sfruttato dalla malavita organizzata e evasore del fisco per milioni di Euro non venisse "disturbato" in quanto, alla faccia delle vittime, rendeva... Combattono da mesi per eliminare le intercettazioni, vera arma contro mafia e terrorismo, e non mi pare che vada a vantaggio delle vittime.
    La pena di morte è in ogni regime, ma mai a vero vantaggio delle vittime dei reati, piiuttosto a protezione del regime, a fini propagandistici e di controllo sui reati di opinione, di opposizione politica, di libera informazione. Le leggi più capaci di tutelare donne, minori, malati di mente, deboli e vittime di tutti i generi, non sono mai venute da regimi, perché ai regimi non importa nulla dei deboli, delle vittime.
    Concutelli, a quel che so, uscitrà dal carcere solo perché gravemente malato ed evidentemente in condizioni non compatibili con la detenzione. La nostra Costituzione assegna alla pena una funzione risarcitoria ma soprattutto di recupero sociale, non certo di tortura. Mi piacerebbe che ogni tanto ci ricordassimo anche qui della nostra Costituzione, fatta all'indomani di un regime che torturò, uccise, e comunque scritta a tutela di TUTTI. Il nostro Stato, quello che noi rispettiamo e difendiamo, non potrà mai essere un assassino.

  • Sven scrive:

    In quanto invece all'odio, è una passione umana più che lecita, a patto che si risolva in modi costruttivi: "hate with passion" dicono gli inglesi, o no? Per esempio, si possono odiare appassionatamente i fascisti o nazisti senza per questo volerli distruggere come persone: quindi, l'odio verso le circostanze che hanno ridotto le persone in un certo modo, piuttosto che l'odio verso le persone stesse.

    Quindi, tornando al discorso di prima, considerare le persone migliorabili, cambiando le circostanze che le hanno ridotte in un certo modo: questo sì che sarebbe pensare in positivo!

    Parole al vento in un sistema di potere autoreferenziale ed affarista/ragionierista come quello vigente, che ormai ha rinunciato ad ogni modernità e ad ogni futuro di migliore umanità (cioè, ha rinunciato a cambiare le circostanze, a cambiare il mondo): ma in futuro, chissà...

  • Sven scrive:

    I delitti avvengono in seguito a vari motivi, sia di ordine individuale che sociale: quindi, se punisci il reo, devi punire anche la società che lo ha ridotto così (mica è una monade che viene fuori dal nulla).

    Siccome si puniscono gli individui con pene quantitative smisurate senza alcuna rieducazione (la funzione educativa del carcere è un mito: forse può valere in alcuni casi particolari, ma in generale proprio no), mentre invece la società va avanti - anzi indietro - come se nulla fosse, allora è ovvio che gli stessi crimini si ripresenteranno periodicamente, senza che nulla sia cambiato.

    Quindi, la punizione fine a se stessa non ha alcun senso: all'incirca questo volevo dire, contestualizzando però il tutto.

    Gli uomini non nascono bestie: vengono rese bestie dalle circostanze: quindi, se vuoi punire,d evi punire anche le circostanze: cosa ovviamente impossibile e dunque, non ha senso nemmeno punire - senza rieducarli - i singoli.

  • polifemo_01 scrive:

    questo ragionamento di Vigilante è assurdo.
    E' evidente che la vittima niente guadagna dalla punizione del reo, se non quel senso assurdo e deprecabile, che si chiama vendetta o soddisfazione.
    E' la società che ci guadagna, imponendo regole che devono essere rispettate, perchè i cittadini devono sapere con certezza che lo Stato li tutela.
    Se volessimo estremizzare questo ragionamento di Vigilante, allora a reato, non corrisponderebbe alcuna pena.

  • alessandro vigilante scrive:

    Che ci guadagna Abele se Caino sta un´eternitá all´inferno?
    Che ci guadagna la società con un individuo mantenuto all´ergastolo?
    Che ci guadagnano le vittime con la sofferenza del reo?

    Giudicare e additare gli altri é facile. Saper vivere in comunità e saperla governare con giustizia é un´altra cosa. Piú che di certezza della pena vorremmo certezza che diminuiscano gli abusi, gli omicidi e le ingiustizie. Se si comincia con le pene duri e le certezze di pena, poi si continua volendo inculcare l´educazione nei giovani e si passa a punire fisicamente chi sbaglia. Insomma, ambiente militare o da sceriffi del far west. Grazie, non mi interessano. Resto Umano, come diceva Vittorio Arrigoni, morto per la pace in palestina.

  • polifemo_01 scrive:

    mi permetto di affermare che non avete compreso, o meglio, interpretato quanto voglio dire.
    Non sono favorevole alla pena di morte, se, come dice janko, ci fosse la certezza della pena, cioè una punizione ( ad esempio, l' ergastolo) a mio avviso, è sicuramente peggiore della pena di morte, perchè si muore ogni giorno. Ma se la certezza della pena non è assicurata, se anzi, nel nostro paese, c'è la certezza di commettere atrocità e fra patteggiamenti, indulti e sconti di pena, dopo pochi anni, si esce dal carcere, ecco la mia,( paradossale) rabbia..
    P.S. è vero che Dio non fulminò Caino, ma lo mandò all' Inferno per l' eternità, senza indulti, o patteggiamenti. e Dio mantiene le promesse...

  • emma5 scrive:

    A me pare che Polifemo proponga la pena di morte quale rimedio estremo a mali estremi. Poichè non esiste una giustizia degna di tale attributo, allora ben venga la pena di morte. Detto sbrigativamente mi pare questo il ragionamento o sbaglio? Comunque sia vorrei tanto che di pena di morte si potesse non parlarne più-

  • janko scrive:

    Caro polifemo, il vero problema non e` la pena di morte bensi` il fatto che in Italia non esista la certezza di far scontare la pena comminata al colpevole. Basterebbe che una volta emessa la sentenza del tribunale, il giudice fosse assicurato che la pena verra` scontata dal colpevole nella sua interezza senza sconti o benefici di legge.
    Naturalmente ci sono tra di noi personaggi che ritengono che la punizione non serve a niente ai quali mi permetto di chiedere cosa si dovrebbe comminare all'omicida, un lasciapassare per commettere altri omicidi? Caro Sven, nella sua amorevole utopia lei pensa che gli uomini si daranno da fare in un futuro ed in un mondo migliore per eliminare gli abusi. E lei lo chiama abuso un omicidio? Riflettiamo invece sulla modifica della giustizia che giustizia non e`, riducendo i tempi dei processi, delle prove, degli interrogatori, degli escamotages della difesa, del numero dei testimoni ed eliminando tutti benefici oggi vigenti, buona condotta ( e perche` mai i carcerati dovrebbero tenerne una cattiva?), indulti, grazie e favoritismi di ogni genere.

  • emma5 scrive:

    Vigilante, forse per alcuni, mediocri, è meglio pensare che i terremoti li manda iddio per punirci dei peccati commessi, piuttosto che ricorrere ad un pensiero più scientifico che consideri i limiti dell'uomo, il quale non dovrebbe mai dimenticare quanto sia complesso il rapporto tra sè stesso e la natura e quanto quest'ultima, se non adeguatamente considerta, possa sopraffare l'esistenza umana. Del resto, pare che sia più accettabile il ricorso ad un pensiero magico-onnipotente, piuttosto che ad un pensiero scientifico..L'uomo e la chiesa, in primis, ha faticato ad accettare che non fosse il sole a girare intorno alla terra ma viceversa!

  • alessandro vigilante scrive:

    Giusto Emma, di fronte ai fenomeni oscuri e misteriosi della nostra anima (odio, egoismo, violenza) abbiamo il diritto ed il dovere di "dare un senso" - il proprio senso - a qualcosa che sembra non avere alcun senso. Abbiamo, quindi, meno il diritto di giudicare, meno ancora quello di vendicarsi e sicuramente non abbiamo quello di mettere il sigillo della morte sulla vendetta.

  • emma5 scrive:

    Ora vi invito a ragionare sull'altro caso, citato nei miei precedenti interventi, della scrittrice e, regista, Nadine, madre di Marie Trintignant. Nadine, la madre, dichiara di odiare il compagno della figlia, Bertrand Cantat, dice di odiarlo e che, mai, potrà nutrire per lui un sentimento diverso, mai potrà trovare pace. Bertrand Cantat, attualmente in libertà, le ha ammazzato la figlia e lei, dice, non potrà mai perdonarlo. Ma, ragioniamo, Nadine ammette tutto il suo odio e l'incapacità a perdonare ma, anzichè, adoperarsi per far giustizia, crea un libro "la dormeuse, un romanzo, una storia corale di passioni violente" che dedica alla figlia morta, massacrata dal compagno, a soli 41 anni e che lei, la madre, non potrà mai perdonare. Non vi pare anche questo un bel modo per affrontare il dolore e la rabbia, un modo costruttivo? Il dolore di una madre viene usato per creare un'opera letteraria che potrà essere letta da tutti noi e che potrà essere di aiuto, di conforto a quei lettori che tra le righe della scrittrice avranno modo di rivivere le proprie tragedie. Alla fine è un dono che la scrittrice offre all'umanità, al pari della lettera che Occorsio scrive al figlio e che Repubblica ha avuto l'apprezzabile iniziativa di pubblicare, affinchè ne possiamo giovare tutti.

  • alessandro vigilante scrive:

    Insomma, Caino ha sbagliato e - se Dio fosse stato buono e giusto come lo é oggi polifemo - lo avrebbe fulminato all´istante ed ora noi non avremmo neanche il minimo problema. Del resto, abbiamo un vice-presidente del Consiglio Nazionale della Ricerca Italiana che afferma che i terremoti Dio li manda per punire gli uomini per i loro peccati!

  • emma5 scrive:

    La grandezza delle parole di Occorsio consistono nel dimostrare una capacità d'analisi profonda. Egli non fa sconti a Concutelli, non lo assolve dalla colpevolezza e dalla sua incapacità di un vero pentimento. Lo accusa di essersi saputo limitare ad un semplice rimorso, "senza una revisione vera della propria attività politica", come Concutelli la definiva. Se ancora fosse pervaso unicvamente dall'odio, sarebe accecato da questo e, quindi, nell'impossibilità di vedere, di analizzare, di ragionare, di rivolgersi al figlio, di esortarlo ad una soluzione più matura.

  • alessandro vigilante scrive:

    Concordo con Emma, solo che tra le bestie non é contemplata la vendetta con pena di morte, loro muoiono tuttalpiú in duello o caccia: necessitá riproduttive o di sopravvivenza. L´uomo polifemo va oltre, vuole bere il sangue di suo fratello e dargli una giustificazione con le stesse leggi con le quali argomenta la sua primazia di "civiltà".

  • emma5 scrive:

    Se non sbaglio, la legge della rappresaglia risale all'epoca del medioevo ed io credo che possa considerarsi superata. Mi piace credere che ci si possa sentire autorizzati a provare odio e desideri di vendetta senza passare all'atto, al FAR vendetta che ci squalifica come essere umani.

  • emma5 scrive:

    Egregio Polifemo, non penso che il giovane Occorsio sia veramente d'accordo con la pena di morte, neppure quando ammette di odiare Concutelli, l'assassino del nonno Vittorio. Credo che , la sua, sia più l'esternazione di un sentimento intollerabile per aver visto, forse, troppe volte, sul volto del padre, i segni di uno sconforto che, a fatica, si può nascondere- Non fatico a pensare a lui come a un bambino,ad un ragazzo, ora ad un giovane adulto, arrabbiato verso la persona che ha tolto alla sua famiglia la serenità, che ha imposto al padre una delle prove esistenziali più dure da sopportare. Spero che Lei possa leggere la lettera di cui parla Pier Vittorio perchè è la testimonianza di come si possa andare oltre l'odio che, sinceramente, non porta a nulla se non a farci sentire forti. L'odio, pare che sia il primo sentimento che l'essere umano sperimenta e, si dice, che per amare bisogna saper, prima, odiare. Per aver raggiunto la possibilità di "ricordare senza odiare", credo che Eugenio Occorso abbia affrontato un processo d'elaborazione lento e complicato che passa, prima, dall'odio per supoerarlo, per andare oltre, per trasformarlo in sentimenti ben più costruttivi di quanto non possa essere l'odio stesso..
    Sono convinta che il dolore, talvolta è talmente forte che per essere sostenuto necessita di sentimenti forti, quali l'odio, appunto. Ma una cosa sono i sentimenti ed altra le vendette agite. La pena di morte, quale strumento di giustizia, ci rende bestie e non "uomini".

  • alessandro vigilante scrive:

    Gesú inorridí 2000 anni fa a questi discorsi.

    Anche lui sarebbe felice se oggi, oltre ad inorridire, realizzassimo le condizioni per far sí che la pena di morte diventi un tabú come l´incesto o il cannibalismo.

    Il tornaconto viscerale é ancora vivo, ma abbiamo sempre piú strumenti per immunizzarcene. Certo che é vile e impertinente continuare a reclamare la "libertá di espressione" in questi casi in cui é utilizzata con la palese malafede di chi allo stesso tempo che sta esercitando una "libertá", ne nega una piú grande agli altri: la vita.

  • Sven scrive:

    ...Ed una persona libera non si preoccupa di punire (cosa che comunque non serve a niente), ma di costruire un mondo migliore che prevenga ogni tipo di abuso.

    Opinione personale, s'intende - come sempre...

  • Sven scrive:

    Gesù sarebbe inorridito a sentire certi discorsi...

  • polifemo_01 scrive:

    certo,
    meglio 1000 colpevoli fuori che un innocente dentro,
    con questo paradosso, si permette l' effetto domino, cioè il garantismo ad oltranza, che , mascherato appunto da garantismo, uniti ad abili principi del foro, permette di scarcerare malviventi che continueranno ad esserlo e faranno ancora del male ad innocenti.
    Io sono appunto favorevole alla pena di morte, perchè non abbiamo una pena certa, ma NESSUNO sconta la pena. Si legge di ergostolani liberati dopo pochi anni.. che poi continuano a delinquere. Non credo nel ravvedimento di Provenzano, Reina, etc..
    Quindi, contrario alla pena di morte, se abbiamo certezza di pena,
    favorevole se invece non la abbiamo.
    Chi si riferisce a passi evangelici, non confonda la religione con la politica, come disse giustamente il profeta Gesù.

  • emma5 scrive:

    entrambe parlano di due momenti della nostra storia. Curiose le sue associazioni, Vigilante!

  • alessandro vigilante scrive:

    Scusate, mi correggo, é giustissimo studiarle ambedue, il problema é che dicono che gli insegnanti sono pericolosi comunisti che inculcano idee malsane, ma sul Corriere (http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2011/22-aprile-2011/prof-fa-cantare-faccetta-nera-classe-polemica-vicentino-190490765737.shtml ) si informa di una scuola in cui si approfondisce e si canta in coro con lo spartito solo la prima delle due canzoni citate, Faccetta nera.

    Comunque dentro Faccetta nera ci sono molte riflessioni, sia sull´attuale problema delle migrazioni che sul caso Ruby.

    "Faccetta nera,
    Sarai Romana
    La tua bandiera
    Sarà sol quella italiana!"

    Dice SARAI ROMANA, e perché non vogliono dargli i documenti agli africani?

    Ma Faccetta nera tocca anche l´episodio Ruby:

    "Moretta che sei schiava fra gli schiavi,"

    ti aiutiamo noi a non diventare una prostituta...

  • alessandro vigilante scrive:

    Secondo voi quale delle due canzoni seguenti sarebbe giusto e dignitoso che si studiasse in una scuola italiana?

    Faccetta Nera

    Se tu dall'altipiano guardi il mare,
    Moretta che sei schiava fra gli schiavi,
    Vedrai come in un sogno tante navi
    E un tricolore sventolar per te.

    Faccetta nera, bell'abissina
    Aspetta e spera, che già l'ora si avvicina!
    quando saremo insieme a te,
    noi ti daremo un'altra legge è un altro Re.

    Faccetta nera, piccola abissina,
    ti porteremo a Roma, liberata.
    Dal sole nostro tu sarai baciata,
    Sarai in Camicia Nera pure tu.

    Faccetta nera,
    Sarai Romana
    La tua bandiera
    Sarà sol quella italiana!
    Noi marceremo
    Insieme a te
    E sfileremo avanti al Duce
    E avanti al Re!

    Bella Ciao

    Una mattina mi son svegliato,
    o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
    Una mattina mi son svegliato
    ed ho trovato l'invasor.

    O partigiano, portami via,
    o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
    O partigiano, portami via,
    ché mi sento di morir.

    E se io muoio da partigiano,
    o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
    E se io muoio da partigiano,
    tu mi devi seppellir.

    E seppellire lassù in montagna,
    o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
    E seppellire lassù in montagna
    sotto l'ombra di un bel fior.

    E le genti che passeranno
    o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
    E le genti che passeranno
    Mi diranno "Che bel fior!".

    E' questo il fiore del partigiano,
    o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
    E' questo il fiore del partigiano
    morto per la libertà!

  • emma5 scrive:

    Trovo che le parole del giornalista Occorsio siano un esempio di umanità e civiltà, non solo perchè ritengo che la libertà vada concessa a chi soffre, come nel caso del terrorista Concutelli ma, soprattutto, perchè apprezzo ch'egli esorti il figlio ad un'elaborazione diversa dell'assassinio che l'ha privato di conoscere il nonno Vittorio.Perchè, al di là delle motivazioni profonde che possono esistere tra sè stesso e l'odio del figlio, dimostra la volontà di porsi, quale esempio, al giovane figlio, d'indicargli una via diversa che lo possa condurre, un giorno, ad una risoluzione diversa, più matura, che integri meglio la ragione col sentimento.

  • emma5 scrive:

    Come si suol dire "al cuore non si comanda", dunque, ricordare, senza odiare, non dipende dalla propria volontà. Ho letto la lettera di Eugenio Occorsio al figlio Vittorio che porta il nome del padre assassinato da Concutelli. Mi viene da pensare che il figlio, portando il nome del nonno, forse porti con sè anche parte dell'odio che Eugenio sente di non provare più, ipotesi, la mia, magari azzardata, ma i giochi della mente e della psiche sono così bizzarri! Certo è che in alcune tribù primitive, per evitare che le nuove generazioni, paghino il prezzo di questioni irrisolte da parte di chi le ha precedute, è vietato chiamare i nascituri con lo stesso nome del padre, del nonno, della nonna, fino a tera generazione. Questo per evitare che il nuovo nato possa evocare qualcosa che non gli appartiene ma che è appartenuto ad altri. Nel tentativo di comprendere l'odio dichiarato dal ventitreenne Vittorio è lecito interrogarsi, chiedersi che cosa possa essere passato dal padre Eugenio al figlio Vittorio, quale peso a quest'ultimo sia stato chiesto di portare, senz'altro inconsciamente. Detto questo, la lettera del giornalista Eugenio è un esempio di grande umanità oltre che di civiltà, perchè neppure ad un cane va negata la possibilità di morire con dignità. Sullo stesso numero di Repubblica, a pag. 34, si legge la recensione del nuovo libro di Nadine, madre di Marie Trintignant, assassinata dal compagno di Bertrand Cantat, ora in libertà. Si legge che la madre di Marie non ha perdonato l'assassino di sua figlia e crede che, mai, potrà provare, per lui, alcun sentimento di compassione. Dichiara che l'odio non potrà mai tramutarsi in altri sentimenti. Due storie simili, con soluzioni diverse. Un figlio che è riuscito ad elaborare la possibilità di ricordare senza odiare, una madre che non può ricordare senza odiare, un nipote che non può ricordare, perchè non ancora nato al momento del delitto, e che odia. Modi diversi di affrontare la tragedia, di vivere il dolore, la disperazione, il lutto, modi diversi nell'elaborare il dramma. C'è chi riesce ad archiviare, nella propria mente ed a risolvere l'odio, trasformandolo in compassione, ad esempio ma c'è chi non ce la fa. Credo che vada apprezzato lo sforzo compiuto da Eugenio Occorso e preso ad esempio ma che si debba rispettare e comprendere anche l'odio del giovane Vittorio e della madre di Marie Trintignant. Nulla da obiettare sulla decisione di concedere la libertà al terrorista Concutelli!

  • Lavandaia scrive:

    Voi, che avete la fortuna di amare l'Italia da lontano e di veder con sguardo più sereno la sofferenza di un Paese in rotta, se potete, aiutate questa Nazione , con tutte le vostre forze. E se voterete, fatelo con affetto, cercando di immedesimarvi nella situazione di chi ci vive e non può più essere ostaggio di una classe dirigente che rappresenta solo se stessa e i suoi interessi, al di là di ogni limite di decenza, a costo di calpestare memorie e valori, princìpi e diritti, fino al Primo Articolo della Costituzione, che si pensa di riscrivere per togliere la sovranità al popolo e darla ad un Parlamento eletto come si sa, composto come si vede e con una "maggioranza" i cui obbiettivi reali sono ormai chiari anche ad un ragazzino normalmente informato sui fatti dell'attualità..

  • Lavandaia scrive:

    L'Italia non avrà nessuna possibilità di crescere in senso democratico, visto che si fa di tutto per togliere ogni spazio di esercizio dei diritti democratici, come mostra la vicenda dei referendum. Resta solo il voto, che sarà presto ancora meno utile ad esprimere la volontà e la scelta del popolo, se passerà l'idea del "porcellum bis" per il senato.
    Voto che, come giustamente ricordato dal Presidente, non può comunque considerarsi l'unico momento in cui il popolo sovrano abbia diritto di fare sentire la sua voce, se un Paese si vuol definire democratico.
    Oggi la Santanché, che dovremmo chiamare con altro nome se la legge non le consentisse di usare quello del primo marito, dice che è lecito votare per chi ha definito brigatisti i magistrati. La Moratti, con un filo di imbarazzo, ha dichiarato chiusa la vicenda e si terrà il signore in questione in lista piuttosto che rinunciare alla poltrona su cui spera comunque di sedere.
    Capisco la serenità degli Italiani all'estero, che al massimo saranno chiamati a votare per questa o quella coalizione, senza comunque risentire degli effetti della scelta sulla propria pelle. Noi che siamo in Italia viviamo con angoscia il lungo calvario della nostra democrazia che sembra destinata a finire e rileggiamo le parole dei martiri della resistenza, delle vittime delle stragi, di tutti quelli che hanno saputo riconoscere nello stato democratico un valore assoluto, con vergogna, con rabbia, con immenso stupore, come la voce di un'umanità perduta che rimpiangiamo senza saperla ritrovare in noi stessi.

  • Sven scrive:

    I bipolarismo, in fondo, non è altro che una forma di partito unico, con differenze minime tra i due schieramenti (entrambi essenzialmente conservatori, oppure timidamente riformisti, con riforme però poi spesso rimandate indefinitamente, alle calende greche: tanto, il popolo non dice nulla...): che idee nuove e che progresso ci possono essere, così? Boh...

    Poi, un PD che non ha più nulla da dire di progressista perché dovrebbe essere preferito al PDL od alla Lega? Mah...

    Insomma, il tutto è diventato ormai quasi solo una forma di spartizione del potere tra i soliti noti (certo, lo era anche prima, ma almeno c'era più dibattito).

    La democrazia dovrebbe essere qualcos'altro (e non partitocrazia di un potere fine a se stesso)...

  • Janko scrive:

    In Italia volenti o nolenti, dobbiamo accettare il bipolarismo non certo la terza via proposta da Casini, Fini e Rutelli. Questa triade rappresenta il fallimento della loro politica fondata sulla farragine di spropositi e sulla discrepanza di idee. Veltroni ha un'idea chiara ed un proposito esemplare, quello di sconfiggere un partito che partito non e` alle prossime elezioni. Per arrivare ad un tanto suggerisce di allearsi nell'amibito dell'unico partito che abbia i numeri per mettere alla porta PDL e Lega. Naturalmente non vale la sola alleanza con personaggi al di fuori del PD per arrivare allo scopo, bisogna pure cambiare gli uomini di quest'ultimo (tra questi inserisco la Bindi che donna non e`) che hanno fatto il loro tempo ed il cui unico programma e` l'astio contro Berlusconi. Il livore e` sempre stato un cattivo consigliere, a forza di buttare sterco sul nemico non si ottiene certo l'approvazione dell'elettorato. Ci vogliono nuove proposte e basta. Quando ad un Tremonti si risponde con le argomentazioni di Bersani e la risata di unsaccente Dalema si e` gia` persa la battaglia.
    Io sono contrario al voto degli italiani residenti all'estero come il sottoscritto, ma se dovro` votare voglio dare il voto ad una coalizione seria che abbia i numeri per mettere alla porta Berlusconi ed i suoi scherani, alcuni dei quali andrebbero comunque salvati per le loro capacita`.

  • alessandro vigilante scrive:

    Una riflessione su Veltroni (l´unico PD amato da janKo). Lui si spinge sempre più a destra, ma con giustificazioni molto contraddittorie. E questo aiuta sempre il centro-sinistra a perdere (nel caso adottasse le sue ricette).

    Prima, nella passata legislatura, in nome dell´autonomia del progetto, ha deciso la linea dura di "correre da soli", rompendo l´alleanza con la sinistra radicale.

    Oggi, rinnega la velleità autoreferenziale e decide che é giusto allearsi
    (qui: http://www.repubblica.it/politica/2011/04/21/news/casini_gela_veltroni_grazie_ma_balliamo_da_soli-15225050/ ).
    E con chi? Con gli ex-fascisti e con i democristiani (mai ex). Soggetti di destra che - giustamente - lo schivano, per evitare la jella. Topo Gigio "ma cooosa mi dici maaai!"

  • alessandro vigilante scrive:

    Carissimo Sven, é lodevole e pertinente la tua volontà di aggiungere un´esortazione "propositiva" a quella basica (omissiva). Solo che eviterei - in qualsiasi formulazione universale della stessa - l´utilizzazione del concetto di "bene" (o di male), perché ogni essere umano deve avere la possibilità di giudicare (attraverso la sua cultura) cos´è bene e cos´é male e spesso gli individui NON hanno le stesse concezioni.

    Io rimango con l´esortazione di Italo Calvino (che avevo già postato qui):
    "L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio."
    Italo Calvino (Le città invisibli)

    Per cui l´esortazione propositiva é di "avere cura di ció che si ama".

  • Sven scrive:

    In effetti, il “non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te” potrebbe essere l'unica legge informale (o quasi) in una società evoluta.

    Certo, poi ci vorrebbero anche degli ideali più propositivi, del tipo "fai quello che arreca il massimo bene a te stesso ed agli altri), o simile.

    A proposito, nel film di Star Trek "Alla ricerca di Spock" vengono esposti due concetti solo apparentemente contrapposti: "le esigenze dei molti contano più di quelle dei pochi, o di uno solo" (quando Spock si sacrifica volontariamente, dando la vita per il bene comune), ma anche "le esigenze dei pochi o di uno solo contano più di quelle dei molti" (quando i suoi compagni lo fanno rivivere a nuova vita, dopo grandi sforzi e generosità).

    Quindi, contano sia la società che l'individuo, in eguale misura; e se l'umanità capisse questo, saremmo già ad un buon punto per incamminarci verso il futuro, superando gli arci-obsoleti modelli economici e di potere attuali.

  • alessandro vigilante scrive:

    È meglio che tutti i criminali siano in libertà piuttosto che a un solo innocente la si limiti ingiustamente "per legge". Questa é la concezione moderna e civile della giustizia.
    Inneggiare alla pena di morte é infantile allo stesso modo di come i bambini si divertono a trucidare le lucertole...
    Normalmente, con il passare degli anni e l´acquisizione della "maturitá" si smette di godere con questi giochini truci e si "mette giudizio".
    Anche il pensiero giudaico-cristiano é passato da un´infanzia ingenua e crudele nella quale perorava l´"occhio per occhio" alla maturità del Cristo vivo che rilancia l´umanesimo: "non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te".

  • polifemo_01 scrive:

    se comminare la pena di morte è una barbarie, altrettanto lo è permettere la libertà ( provvisoria, condizionata, viglilata o definitiva) ad autori di crimini efferati, vedre e toccare con mano che la pena non la sconta nessuno, anzi ( media nazionale) si sconta solo 1/3...
    Con la pena di morte invece si sconta subito, senza spese aggiuntive. Ma siamo civili e non possiamo uccidere, mentre possiamo lasciare liberi i criminali...

  • alessandro vigilante scrive:

    Sven concordo pienamente: le uniche soluzioni sostenibili sono "bottom-up in rete" (che mi sembra una buona sintesi) e il maghreb (e non solo) lo sta dimostrando.
    Chiunque in politica non promuova, valorizzi, priorizzi tale paradigma sta inesorabilmente ritardandoci futuri migliori.
    A noi non resta che praticarlo individualmente o meglio collettivamente, in piccole dosi, fin da oggi - in questa Babilonia attuale - per non essere presi alla sprovvista quando l´onda arriverà dove stiamo sul pianeta.

  • Sven scrive:

    Però...

    ... Purtroppo, il regime dei più "forti" vige lo stesso, anche con gli apparati statali, ormai completamente succubi dei cosiddetti "poteri forti" (ma non poteva essere altrimenti, col potere concentrato così, in modi così impropri: anzi, fin dall'inizio è stato così (strapotere della DC, ecc. ecc.)). Quindi, è più che ovvio che c'è qualcosa che non va, nell'attuale struttura del potere, di tipo top-down. Anche per questo, ormai purtroppo siamo in un'oclocrazia o mobocrazia, invece che in una democrazia partecipativa e possibilmente diretta (di tipo bottom-up ed a rete). Situazione grave, da cui è difficile vedere un'uscita, se non appunto nel creare una società liberamente federata a livello mondiale.

    Dal locale al globale, come si dice...

  • alessandro vigilante scrive:

    L´insieme di una specifica collettività umana é una Nazione.
    Lo Stato é il congiunto di leggi – il contratto sociale – che regola le relazioni di una Nazione.
    In mancanza di leggi, purtroppo vige il regime dei piú forti, quindi per limitare i soprusi dei potenti, degli arroganti e degli autoritari, le leggi e lo Stato sono tuttora necessari.

    Concordo con Sven che bisognerebbe superare le strutture statali ereditate dal millennio passato e progredire – con una forte componente partecipativa di cittadinanza effettiva – verso forme amministrative territoriali articolate in rete ed integrate in un governo mondiale che riconosca e rispetti tutte le differenze e specificità di culture, nazioni, territori e popoli del pianeta.

  • Sven scrive:

    In generale...

    ... Che vuol dire "Stato"? Un insieme di "apparatcik", burocrati disumani, rigidi ed inflessibili? Allora, non me la sento di avere fiducia nello Stato. Se invece lo stato è l'insieme della collettività umana, non solo su scala regionale/nazionale, ma anche mondiale, allora sì, massima fiducia!

    Per quanto riguarda, invece, i delitti, bisognerebbe chiedersi, piuttosto, il perché dei crimini (per esempio, perché si arriva a proiettare sui singoli le colpe della comunità, sia da parte di chi delinque che da parte di chi giudica; ecc. ecc.: discorso potenzialmente lunghissimo...): ma questo nessuno lo fa (più), a quanto pare; più "comoda" (sic!) la giustizia da ragionieri al posto di quella sostanziale ed umana alla De André, che poi sarebbe la prevenzione migliore possibile: comprendere i motivi delle cose - quelle belle e quelle brutte - e cercare di migliorare la società di conseguenza, in modi ragionevoli.

    Alias giustizia sociale, oltre che individuale (ma sono cose che sono state già dette e ridette, innumerevoli volte).

    Parole in libertà, ovviamente: almeno, in questo momento mi sembrano sensate...

  • alessandro vigilante scrive:

    Eugenio Occorsio dice giustamente: "Occhio per occhio non è una regola, è l'opposto delle regole. Bisogna sempre impostare la risposta ai crimini anche più odiosi e assurdi entro i limiti della Costituzione, delle leggi, delle norme, che se fatte rispettare sono più che sufficienti a comminare punizioni giuste e mai eccessive, nulla che sappia di vendetta. Il tutto in un cammino di civiltà che non deve conoscere deviazioni.
    [...] l'epilogo, con la liberazione dell'omicida, non è inaccettabile: siamo di fronte ad un uomo, a quanto pare plurinfartuato o qualcosa del genere, che si è fatto più di trent'anni di carcere. Cos'altro doveva accadere?"

    Giuridicamente non c´è nulla da eccepire. Resta aperto in ogni caso il problema politico del "ricostruire più in profondità il contesto diabolico in cui il delitto [...] è maturato, i sordidi legami intrecciati su cui stava indagando" il giudice Occorsio.

    Purtroppo, questa ricostruzione politica delle responsabilità non é avvenuta e non avverrá in forma soddisfacente fino a quando eminenti personaggi implicati nei sordidi intrecci citati siederanno in parlamento o in altre alte istituzioni dello Stato.

    Per cui, quando si esprime "un atto di fiducia nei confronti dello Stato", bisogna farlo con chiarezza e rivolgere tale fiducia agli organi veramente trasparenti e democratici dello Stato, distinguendoli dai settori deviati e collusi con lo stragismo e la mafia, che é stato dimostrato che hanno inquinato varie volte il corretto sviluppo della vita democratica del nostro paese.

    Ricordiamoci che i migliori piduisti, craxiani e corrotti della prima repubblica attualmente occupano alte cariche di governo, e fascisti che da giovani erano picchiatori ed estremisti vicini alle idee di Concutelli e Tuti adesso siedono in varie poltrone e cariche istituzionali.

  • janko scrive:

    Quella fiducia nei confronti dello stato mi turba molto di piu` di quel ricordare senza odio. Fortunatamente non ho vissuto simili tragiche esperienze e mi auguro di non provarle mai sulla mia pelle. Non credo d'essere capace di far sopire l'odio, mi sembrerebbe impossibile come quell'amare il prossimo tuo come te stesso rivolto a chi vive a Lampedusa.

  • marcodascarperia scrive:

    Non ho mai conosciuto Concutelli(e non me ne frega nulla)nè Occorsio(magari mi
    sarebbe piaciuto)ma ho conosciuto il Brigadiere Falco,ottima persona(venne a fare il sopraluogo quando mi scassinarono la Farmacia a Empoli)e simpatico,finchè non ci "pensò" Tuti......

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