Un ministro non deve
Sin dalle prime lezioni di educazione civica delle medie si insegnava che la separazione rigida e rispettosa tra i poteri dello Stato (esecutivo, legislativo e giudiziario) è la base di una sana democrazia.
E' una separazione rispettata in momenti drammatici della vita del nostro paese. Rispettata con sofferenza ma con grande rigore (penso, per esempio, a certe trattative con le Brigate Rosse o alla dignità di Giulio Andreotti nelle aule in cui veniva processato).
Per cui lascia l'amaro in bocca ascoltare un ministro dell'Interno che critica in Parlamento l'operato della magistratura.
Non entro nel merito della questione (giusta o no la scarcerazione). Affermo solo, con grande forza e senza nessun se in mezzo, che un ministro della Repubblica nell'esercizio delle proprie funzioni non deve commentare una decisione della magistratura. In nessun caso. Non deve. Ne va della stabilità di una democrazia.
E' la legge, solo la legge, a indicare all'esecutivo cosa fare se ritiene che un magistrato sia venuto meno ai suoi doveri. Punto