Pistoia, un video da non pubblicare
Ieri sera, nelle redazioni dei giornali, si è molto discusso se pubblicare sui rispettivi siti il filmato sulle violenze ai bambini dell'asilo di Pistoia.
Fino a questo momento mi sembra che solo il TG1 e Sky ne abbiano divulgato una breve sintesi (senza nemmeno coprire i volti dei bambini). Il quotidiano il Tirreno ha scelto di non divulgare il video, ha messo in linea una galleria con quindici immagini ricavate dai filmati accompagnata da una dettagliata descrizione del video.
E' una scelta che, come tutte le decisioni prese mettendo insieme la propria sensibilità individuale con l'interesse pubblico alla diffusione di una notizia (o della sua documentazione come in questo caso) è opinabile. Ma io la condivido in pieno.
I filmati, che ho visto integralmente, sono raccapriccianti. C'è una persona con evidenti problemi mentali che abusa dei bambini, li picchia, li maltratta, li alimenta a forza.
Perché mettere in linea e rendere disponibile un video del genere?
Serve a denunciare un sistema diffuso negli asili italiani? No
Serve a denunciare persone che sono coperte dalle strutture per le quali lavorano? No
Serve a svilupare una coscienza sociale o civica? No
Serve a mettere a nudo il comportamento di una associazione criminosa? No
Insomma non siamo di fronte al video dell'omicidio di camorra o alle foto del cadavere di Stefano Cucchi. Pubblicare il primo ha messo ulteriormente a nudo la ferocia della malavita organizzata e l'indifferenza della gente comune di fronte a episodi di tale violenza. Pubblicare le foto di Cucchi ha dato forza alla denuncia della famiglia del ragazzo.
Le due maestre sono già in prigione e quel video servirà ai giudici per comminare le giuste pene. In rete quelle cose orrende non svolgono nessuna funzione, se non quella, forse, di soddisfare morbosi voyerismi.
Da leggere: La storia | il post di Massimo Russo
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