Istantanea Pier Vittorio Buffa

Gelmini, ritorno al passato

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Il ministro della Pubblica Istruzione Mariastella Gelmini ha detto, chiaro chiaro, che "nella scuola non si fa politica".

Beh, è un'affermazione che mi ha fatto fare un salto indietro nel tempo. Ho cercato di seguire il suo ragionamento contro i professori che non starebbero applicando la sua riforma, ma non mi sono convinto. E' proprio quella frase, a scuola non si fa politica, che è sbagliata.

A scuola si fa politica perché a scuola si insegnano la storia e la filosofia, la letteratura e le scienze.

A scuola si fa politica perché a scuola si formano i cittadini e la classe dirigente del futuro.

A scuola si fa politica perché a scuola bisogna imparare a confrontarsi con i grandi temi dell'umanità e del proprio paese.

Tornare a una scuola dove "non si fa politica" vorrebbe dire tornare a quando biosognava ancora conquistarsi il diritto a riunirisi in assemblea o a discutere con i professori anche della seconda guerra mondiale e del fascismo.

Ma quelli erano gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso e governava la Democrazia cristiana.

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21 commenti 8

  • modificheremmo scrive:

    Assolutamente un bell'intervento. Seguo con interesse
    il blog http://buffa.blogautore.repubblica.it. Continuate così.

    approfondimento molto d'interesse

  • janko02 scrive:

    Non sono d'accordo con mariamo9. I giornali a scuola non si devono necessariamente leggere. Infatti quali giornali porterebbe la signora o mil signore mariamo9? Forse tanti, compreso il foglio dell"Unita` il contenuto del quale, di certo avrebbe magnificato agli alunni. Forse nella classe accanto alla sua un altro professore, di destra avrebbe fatto lo stesso citando ad esempio pero` il contenuto del Giornale di Feltri.
    Ed allora come la mettiamo? Dobbiamo accettare due scolaresche di idee contrapposte? Non mi verra` per caso a dire che i ragazzi minorenni sono in grado di poter distinguere e quindi scegliere, perche` rasenteremmo il ridicolo.
    Inoltre sulle prime pagine dei giornali trovano rilievo le scappatelle del premier che sembra se la faccia colle minorenni e quelle invece omosessuali del direttore di Avvenire o dell'ex onorevole Luxuria. Come risponderemmo ai ragazzi? Come definiremmo Luxuria che si veste da donna, tra le gambe ha membro virile ma se la fa coi pederasti?
    Mi creda mariamo9 e` molto meglio lasciar perdere i giornali quando si deve insegnare alla gioventu` e far loro presente se si vuole accennare alla politica la massima che io seguo da sempre: La mia liberta` finisce dove incomincia la tua.

  • flikenda scrive:

    Cara mariamo9, penso che continuare a scrivere sullo stesso argomento tra noi due, possa non interesare il pubblico che ci legge, quindi sara` bene per me chiudere qui. Desidero pero` precisare che il sottoscritto, ovvero soprascritto, visto che il nostro nomignolo appare il alto, non e` affatto confessionale, ma agnostico ed in chiesa ci vado di rado e sempre e solo per accompagnare da cavaliere la persona amata che ci va.
    Nello stesso tempo le definizioni che lei da di questo governo, clima sudicio e scelte dissenate non sono proprio quelle che si dovrebbero dare ad una scolaresca, perche` un domani lo stesso insegnante di destra potrebbe ugualmente fare del governo di sinistra. Converra quindi con me che e` molto meglio astenersi da commenti impropri sia che la Gelmini le piaccia o meno.
    Sappia inoltre che io votai sinistra l'anno scorso non destra anche se alla sinistra non appartengo, di certo non mi trovavo in questa destra per niente.
    Tuttavia le ricordo che la riforma della scuola che lei non approva, sta invece bene ad altri, quindi come la mettiamo? In democrazia una parte deve sempre fare l'agnello sacrificale, non le pare?
    I suoi insulti non mi convincono, gradirei piuttosto spiegazioni piu` dettagliate di controproposte da offrire in altre sedi che non siano quelle scolastiche. E per la Gelmini diremo come Seneca, Cui prodest scelus, is fecit.

  • mariamo9 scrive:

    Per Filikenda. I giornali a scuola si devono leggere, anche perchè si insegna a scrivere anche l'articolo di giornale, oltre alla recensione, al testo argomentativo e alle altre modalità di scrittura. Ma evidentemente, trattandosi di scrittura evoluta, e non semplice riconoscimento dei caratteri, il ministro Gelmini la ritiene competenza troppo alta per semplici alfabetizzati nelle scuole di stato, a cui si intende insegnare giusto il tanto che basta per votare, naturalmente a favore del ministro.
    Quello che volevo dire è semplicemente che, chi rappresenta la Pubblica Istruzione, oltre ad essere persona istruita, dovrebbe conoscere non solo i programmi ministeriali, ma anche il mondo della scuola, e capire, almeno a grandi linee, le conseguenze che avranno sulle nuove generazioni il clima sudicio e le scelte dissennate di questo governo, di cui lei fa parte.
    Le ricordo che essere corretti nell'insegnamento a scuola non significa nascondere ai ragazzi l'esistenza della politica e delle sue diverse posizioni, ma insegnare a rispettarle tutte, a maggior ragione quelle contrarie alle proprie, il che sta alla base della democrazia.
    Il fatto che lei paragoni ciò che si fa a scuola con la predica che si ascolta a messa, mi fa capire che abbiamo un'idea di scuola diversa: confessionale lei e la Gelmini, laica e pluralista io.
    E siccome lo Stato italiano non è stato confessionale, ma laico, non toltalitario, ma pluralista, per il momento, mi tengo la mia idea, pur rispettando lei per la sua, e, le assicuro, non solo per motivi di cortesia da blog.Rtengo invece di non dover rispettare particolarmente la Gelmini che, a mio avviso, non ha nemmeno l'istruzione necessaria a definirsi ministro, della Pubblica Istruzione, poi, men che meno.

  • flikenda scrive:

    Cara mariamo9 perche` a scuola si devono leggere i quotidiani? Io frequentai le scuole dalla prima elementare al liceo classico per finire al quinto anno di universita` senza aver mai visto un giornale in classe.
    Non credo di aver perso molto.
    La ministra non parla di demonizzazione della parte avversa, non mettiamole in bocca parole che non le appartengono, e` contaria che a scuola si parli sia di sinistra che di destra ed io non le do` affatto toro.
    Teniamo conto che il popolo bue che non legge ne` s'informa appartiene ad entrambi gli schieramenti e non va piu` a scuola, pero` vota.
    Educhiamolo fuori dalla scuola, inserendosi in qualche compagine politica se questa la ritiene la sua missione. In chiesa quando l'omelia sfiora temi politici, provo fastidio, lo stesso che m'incomoda quando a scuola l'insegnante fa lo stesso.

  • flikenda scrive:

    cavallo 38 se per nuovo intendi il turpiloquio, ti stai sbagliando, esso e ` vecchio come il mondo.

  • mariamo9 scrive:

    Per sergiovanini. Sì, voleva dire che le norme si devono applicare. Peccato che si riferisse anche a sue prescrizioni, che non hanno però valore di legge e che, pertanto, le scuole autonome possono tranquillamente disattendere. Da qui la sua pressante necessità di escludere la discussione politica dalle scuole. Perché oggi, in Italia, anche diffondere notizie vere e corrette, per certo potere, si può chiamare politica, e della più sovversiva. Tanto il popolo bue non legge, non si informa, e accetta la verità di chi ostenta la forza per imporla, anche quando non ce l'ha.

  • mariamo9 scrive:

    Un dubbio: come faranno i professori di Italiano a proporre in classe la lettura dei quotidiani? Con quali eufemismi apolitici, non osceni e adatti ai minori potranno rispondere alle domande di qualche allievo che, sapendo leggere, chiedesse lumi su papi e le sue gesta? O sulle parole civilissime del Brunetta "Andate a morì ammazzati"? O sulla morte degli immigrati nelle carrette del mare e relativi richiami dell'Onu all'Italia? Chiederanno di portare a scuola solo la pagina degli spettacoli e della cronaca, con lo stupro di turno, o la pagina degli spettacoli, o quella delle notizie cittadine, sperando che non ci sia qualche manifestazione contro la riforma Gelmini in prima pagina?
    Alla ministra, troppo attenta alla demonizzazione del pensiero politico avverso, è sfuggita la questione più grave: ciò che accade oggi è indecente, impresentabile, e renderà impossibili le lezioni di attualità e di lettura di buona parte della nostra cronaca, quando sarà diventata storia. Anche per motivi di decenza. E non credo sia colpa della sinistra.

  • cavallo38 scrive:

    i soliti discorsi di chi non vuole il nuovo ,

  • flikenda scrive:

    Cesare 01 hai ragione e mi scuso per la digressione. Comunque ritengo che compito della scuola sia quello non di formare dei politici ma delle persone istruite e beneducate.Non tutte le famiglie sono in grado di dare un'educazione ai figli la scuola invece dovrebbe sempre esserlo. Il linguaggio degli angiporti che purtroppo oggi riempie le bocche anche delle signorine cosidette dabbene, non dovrebbe essere permesso dagli schermi televisivi o radiofonici. La Gelmini ministro dell'istruzione, dovrebbe istruire cosi` i responsabili della RAI.

  • cesare.01 scrive:

    Sono d'accordo con flikenda. Già in passato la Maionchi era caduta in simili casi.
    Comunque sia, mi sa che flikenda è andata fuori dal tema di questo post.

  • flikenda scrive:

    Un paio di sere fa vidi la seconda puntata di X Factor ed assistetti al turpiloquio della signora Mara. Disgustoso perche` la reazione di tutti fu quella di ridere anziche` di zittirla.
    E` mai possibile che a scuola ed alla televisione non venga insegnato che liberta d;espressione non significa il turpiloquio e la bestemmia?
    Io non mi spavento al sentire in privato, tra amici, una parolaccia ma in pubblico ho sempre insegnato ai miei figli che essa non si pronuncia per rispetto di quelli a cui le brutte parole non piacciono.
    Se quella povera vecchietta che risponde al nome di Mara Maionchi prima mi faceva pena dopo la seconda puntata mi fa schifo ed il conduttore ceh ridacchiava assieme a lei pure.

  • sergioravanini scrive:

    Durante il fascismo, spesso si incontrava il cartello: "Qui si lavora. Non si fa politica". Consultare i libri di storia, sia che facciano o non facciano politica. In effetti la Signorina Maria Stella Gelmini voleva probabilmente dire che le norme, piacciano o no, vanno applicate perchè questo è un dovere democratico. Non essendo la Signorina Ministra particolarmente versata per l'italiano, ha detto quel che ha detto. Mah!

  • fritzfritzfritzfritz scrive:

    giochiamo con le parole?

    è evidente che intendeva dire "a scuola non si fa PROPAGANDA politica"...

  • linetto03 scrive:

    Lei ,Buffa,fa finta di non capire ciò che intendeva dire il ministro. Questa si chiama DISONESTà INTELLETTUALE. SI VERGOGNI. Non c'entra il dissentire politicamente, lei MENTE sapendo di mentire,perchè Gelmini si riferiva ad altro.C omunque scriva pure le scemenze che vuole,visto che c'è il REGIME.

  • cesare.01 scrive:

    Sottolineo, come già da altro accennato, che la Gelmini nel suo "non far politica a scuola", intendeva non come attività in classe, ma si riferiva ai professori fra di loro, nell'ambito scolastico, al di fuori delle aule. Certamente non una fortunata espressione in quanto a chiarezza.

  • ahiservaitalia scrive:

    Volevo solo segnalare una cosa che credo sfuggita ai più. Oltre allo splendido "i carceri", nel commentare le elezioni europee la signora Gelmini si esibì più volte in un altrettanto splendido "Berlusconi è stato il più preferenziato". Io sono convinto che il merito vada premiato ovunque, e a maggior ragione nella scuola: forte di questo principio, perché la signora Gelmini non ne trae le dovute conseguenze e si dimette? Un ministro della Pubblica Istruzione non può avere scarsa dimestichezza con la lingua: italiana, naturalmente.

  • janko01 scrive:

    Quanto scrive mariamo9 e` un esempio di quanto non si dovrebbe insegnare a scuola ma si dovrebbe invece argomentare sui banchi di Montecitorio e nelle piazze.

  • mariamo9 scrive:

    Perdonate, mi pare che si sia presa una frase del discorso della G. senza tenere conto del contesto. La disonesta ministra non parlava di lezioni di filosofia o di pressioni occulte sulle giovani menti dei discenti. Ce l'aveva con quei professori che non si rassegnano e protestano contro la sua rivoltante riforma, che difendono il loro lavoro di oggi, il pluralismo nell'insegnamento di domani. Ce l'aveva con quelle scuole che, rispettando il proprio diritto all'autonomia, scelgono di utilizzare gli insegnanti in organico secondo scienza e coscienza, invece di seguire pedissequamente le sue indicazioni che vorrebbero demolire, senza averne il diritto, professionalità consolidate, trasformare le classi in greggi di trenta e più pecorelle stipate in qualunque ovile, anche di sei metri quadrati. Ce l'ha con i dirigenti che non ci stanno a ledere le leggi sulla sicurezza, a mentire ai genitori sulle reali condizioni degli edifici e degli organici, a danneggiare i propri alunni disabili o emarginati, a tenere il sacco delle bugie al ministro bugiardo.
    Ce l'ha con quella parte della scuola che si informa, diffonde le informazioni, protesta e non si rassegna e, così facendo, fa opposizione e politica. Ce l'ha con la cultura, che tante, troppe volte, l'ha costretta a mostrare la sua proterva ignoranza. E siccome è stata educata (male) a vedere nell' opposizione qualcosa di sporco, di immorale, diabolico, dato che nella sua piccola testa c'è spazio per una sola piccola verità, vorrebbe allontanare dal tempio- delle -cose- da- imparare- a -memoria anche il solo sospetto dell'esistenza di una volontà politica. Chissà cosa darebbe Franceschini perché lo si attaccasse allo stesso modo! Ma lei, da vero animale politico, non ha paura di lui. Piuttosto teme la piazza, le verità che bucano le orecchie e gli schermi televisivi. Ha paura che non basti l'ora di religione per tenere su le mutande di una riforma che ha perso buona parte dell'elastico e scivola sempre più in basso. E in momenti come questo, perdere anche le braghe di tela della scuola può essere fatale...

  • polifemo_01 scrive:

    il caro janko,
    ha anticipato la mia replica.
    In classe ed a scuola si fa politica e si deve fare, ma il docente non deve convincere gli alunni a condividere la sua fede politica, bensì ad istruirli sulla storia delle filosofie politiche e ad agire da moderatore-informatore in taluni dibattiti filosofici che potrebbero accendersi in classe.
    Credo che anche il caro Vittorio abbia, in perfetta buona fede, male interpretato quanto detto dalla Gelmini.

  • janko01 scrive:

    Pier Vittorio non condivido per niente le sue idee. A scuola non si fa politica anche se e` o sara` difficile l'adeguarsi all'imposizione.
    Si puo` benissimo insegnare storia e filosofia senza dirottare gli studenti verso le idee del docente come si puo` insegnare la religione restando agnostici. Ed e` proprio qui che si misura l'abilita` dell'insegnante.
    Per politica s'intende non la storia del comunismo o quella del fascismo ma quella che riguarda l'appartenenza ai gruppi politici del momento.
    I vari professori non debbono mai condizionare la loro lealta` politica se esiste, perche` non tutti sono dei politici, io per esempio non lo sono, all'apprendimento delle loro lezioni.
    Semplice, a parole chiaro, ma doveroso insegnare distaccati.
    Le riunioni tra professori e studenti al di fuori della scuola non mi convincono molto, forse mi sbaglio, ma preferisco che essi si trovino a discutere in classe non fuori.
    Porto l'esempio del medico e del paziente la cui discussione personale deve rimanere in ambulatorio o in ospedale.

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