Il vuoto di Nettuno
Qui, nel punto indicato dal carabiniere, a Nettuno, tre ragazzi hanno dato fuoco a un indiano.
Sarebbe troppo sbrigativo liquidare quest'assurda bravata come un atto di razzismo.
Sbrigativo e, in un certo senso, riduttivo. Perché dietro quel gesto, dietro le parole di uno degli aggressori ("solo uno scherzo al barbone, volevamo un'emozione forte per finire la serata") c'è molto di più.
C'è un qualcosa di diverso, difficile da capire, catalogare, descrivere. Per questo c'è di più: quella in cui va inserito il fattaccio di Nettuno è una categoria non nota.
Intolleranza? Culto della violenza? Mancanza di ideali e valori?
Si, forse c'è un po' di tutto questo. Ma le parole che più mi hanno colpito sono quelle con cui si esprime il desiderio assoluto e irrinunciabile, in quelle condizioni psico-fisiche, di "provare un'emozione forte".
Parole terribili che descrivono il vuoto di cui è piena la vita dei tre ragazzi di Nettuno.
Un vuoto che non è solo loro, ma di migliaia e migliaia di ragazzi della loro età. Un vuoto che a me fa paura e che non so chi e come potrà riempire.
Sono sicuro solo di una cosa. La scommessa per un "futuro migliore" parte proprio da qui, da questo vuoto che deve essere riempito.