Con la storia, signori Savoia, non si scherza
Appena le agenzie di stampa hanno battuto la notizia che la famiglia Savoia ha chiesto i danni allo stato italiano per l'esilio e per i beni confiscati ho riletto il lancio almeno un paio di volte. Poi sono andato istantaneamente a cercare una immagine di Vittorio Emanuele III. Il re che ha lasciato Mussolini a guidare il nostro paese, che ha firmato le leggi razziali, che l'8 settembre è fuggito. Mentre lui, il re, mandava a comprare un pigiama a Brindisi dove era arrivato a bordo della corvetta Baionetta, mio padre combatteva a Porta San Paolo, altri padri, a migliaia, morivano per non essersi arresi ai tedeschi o venivano caricati sui treni che portavano alla prigionia. Altri ancora lasciavano le caserme senza sapere dove andare. Chi cercava di tornare a casa, chi cominciava a pensare alla guerra partigiana. E poi i quasi due anni dell'occupazione tedesca, il paese diviso in due, i massacri, la fame, la morte.
E oggi i discendenti di quel re prendono carta e penna per chiedere un risarcimento allo Stato italiano? Sembra uno scherzo e invece pare proprio l'abbiano fatto. Palazzo Chigi è stato inceccepibile e ha risposto tramite il segretario generale della presidenza del consiglio Carlo Malinconico. Il Governo, ha detto, non solo non ritiene di dover pagare nulla ai Savoia, ma pensa di chiedere a sua volta i danni all'ex famiglia reale per le responsabilità legate alle note vicende storiche.
No, non era uno scherzo. Perché con la storia, signori Savoia, non si scherza.