Vietato ubriacarsi
Durante il mio primo viaggio negli Stati Uniti, tanti anni fa, andai a una fiera, comprai una lattina di birra e, con una costoletta nell'altra mano, mi misi a berla passeggiando. Un poliziotto enorme, di quelli da film, per intenderci, mi fermò e mi fece no con il dito, non potevo girare con la lattina. Gli chiesi se dovevo buttarla, mi fece ancora no e mi indicò un bicchiere di cartone: mettila lì dentro. Obbedii e ripresi a passeggiare mangiando la mia costoletta e bevendo dal bicchiere. La forma era salva, nessuno poteva accorgersi che stavo consumando un alcolico.
Questo minuscolo episodio mi fece immagazzinare una precisa impressione dell'ipocrisia a cui si può giungere nel costruire le regole di una comunità. E mi è tornato in mente leggendo dell'ordinanza di Vicenza, al sindaco Enrico Hullweck è dedicata questa istantanea, che vieta di bere alcolici per strada.
Ci saranno state buone ragioni di ordine pubblico per dettare una norma del genere. Ma se la grappa sarà versata in anonimi bicchieri di carta o la birra in innocue bottigliette di crodino cosa faranno i vigili? Andranno annussando di piazza in piazza?
E' il dilemma di sempre. Proibire spesso pulisce la coscienza di chi governa e dipinge di energia chi ha in mano il bastone della legge. Ma serve davvero? Allontana i giovani dall'alcolismo? Lancia la moda dell'aperitivo analcolico? Non penso.
Penso invece che atteggiamenti opposti, come quello assunto in Veneto per premiare chi si propone come guidatore designato di un gruppo e si astiene dal bere durante una serata in discoteca, possano servire davvero.
Oltre, naturalmente, a non smettere mai di chiedersi perché ragazzi di vent'anni debbano stordirsi per stare bene. Ma questa è un'altra storia. O , forse, è la storia, la vera storia.