Istantanea Pier Vittorio Buffa

La missione di una foto

dadullah.jpg

Nelle prime ore di questa mattinata almeno due persone, un conoscente incrociato al bar davanti a un caffé e un giornalista di vasta esperienza, mi hanno posto la stessa domanda: "Ma era proprio necessario pubblicare la foto del mullah Dadullah, la foto di un cadavere?". La prima volta, al bar, ho detto "sì", senza pensarci tanto e senza nemmeno argomentare. In redazione, al giornalista, ho detto ugualmente "sì" con la stessa rapidità, ma quando lui se ne è andato ho pensato fosse giusto motivare il mio si facendo diventare la foto del cadavere di Dadullah l'istantanea di oggi.
E' un sì che, in qualche modo, viene da lontano, dalle tante orribili immagini di cui è costellato il nostro passato. Nel dire sì, questa mattina, me ne sono ripassate davanti tante: il corpo di Aldo Moro sul tavolo dell'obitorio e quello del giudice Vittorio Occorsio, il capo della polizia sudvietnamita che fredda una supposta spia con un colpo alla tempia e l'esecuzione di Quattrocchi in Iraq, per citare solo quelle che mi sono tornate alla memoria nei secondi in cui ho bevuto il caffé. E se ci si mettese a fare un elenco probabilmente non si finirebbe mai.
Ciascuna di queste immagini, dure, violente, che si infilano negli anfratti della nostra memoria restandovi dentro per anni, ha avuto una sua funzione, ha svolto, come dire, la propria missione. Sono come degli anticorpi che, radicandosi in noi, dovrebbero allontanarci dalla violenza e dalla sopraffazione. Ecco, se ciascuna delle foto di cui stiamo parlando si fosse radicata anche in una sola persona la sua missione già sarebbe compiuta.
Questa foto del leader violento e crudele dei talebani ucciso in Afghanistan ha una missione più precisa. Far capire l'orrore di una guerra di civiltà, allontanare dal terrorismo e dalla violenza, spingere verso il dialogo. Un'utopia, lo so. Ma se, anche in questo caso, una sola persona lascerà che si compia la missione di questa foto vorrà dire che diffonderla e pubblicarla è stato giusto.
Per questo, probabilmente, ho risposto sì senza pensarci troppo, perché spero davvero che almeno una persona, in tutto il mondo, lasci fare a questa foto il proprio lavoro.

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7 commenti 8

  • nagel47 scrive:

    ma certo bello il rosa....chissà forse lui lo ha lasciato detto....ueeee se mi uccidete mi raccomando nella foto voglio le lenzuola...e....che siano rosa..più retorica di questa ...

  • aneirin scrive:

    io di questa foto apprezzo soprattutto la scelta stilistioca di abbinare il rosa delle lenzuola con il nero dei capelli.

    eeehh quegl'infermieri loro sì che ne sanno di moda.

  • Pietro scrive:

    La morte induce a pensare. E quella di un violento, di un assassino ancora di più. Con rispetto e umiltà: non vedete?: andremo a finire tutti lì. Perché fare del male?

  • aneirin scrive:

    ' la guerra è bella anche se fa male' canta de Gregori.

    tutto il resto della retorica sono chiacchere inutili.

  • lucio scrive:

    sono daccordo, questo genere di foto sono diventate così usuali, da non fare più effetto, morte, sofferenza, dolore, fame, tutto ci è indifferente, ormai inondati dalle immagini anche televisive, ci siamo abituati. Penso però, perchè lontane dal nostro quieto vivere, senza memoria della parola guerra, e delle miserie del mondo, niente ci tocca, ormai siamo talmente aridi e privi di memoria che le notizie ci passano accanto senza farci nessun effetto, cosa sarà di noi?

  • nagel47 scrive:

    Un monito? un avvertimento? a chi? Io penso che il pubblico (ossia noi) non ci facciamo più neanche caso, è diventata ormai una prassi giornaliera. Il rito della morte non fa più paura ne tantomeno "ribrezzo" a nessuno, tanto è vero che mentre ci strafochiamo una bistecca di queste immagini ne passano a josa sui TG e non ci fanno ne caldo ne freddo. L'imbarbarimento è totale. Forse queste immagini dovrebbero rimanere nei cassetti.... e chissà forse..ridiventeremo degli..umani.

  • Alessandra scrive:

    Il messaggio di questa foto è anche quello di fare capire a chi usa la violenza per colpire gli altri che si rimane vittime della stessa violenza.
    E' un monito, un avvertimento. Non è bello che questo avvenga. Così si mettere in atto di nuovo una reazione di vendetta e così si continua in eterno con gli odi e i rancori. Ma certamente come dice lei le foto è giusto pubblicarle. Perchè sono anche testimonianze per il futuro e restano nella memoria.

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