E se avessimo due voti per ciascuno?
Va letto con attenzione l'editoriale di Angelo Panebianco sulla riforma elettorale pubblicato dal Corriere della Sera il 12 ottobre. Vi si descrive con chiarezza e semplicità la proposta di riforma del sistema elettorale che si sta facendo strada tra studiosi e politici di diversa estrazione (che hanno tra l'altro dato vita alla Lega per l'Uninominale).
Scrive Panebianco: "La soluzione possibile è la seguente: sistema maggioritario con collegi uninominali e a turno unico (come in Gran Bretagna) ma, e sta qui la novità, con la facoltà per l'elettore di dare non uno ma due voti (una prima e una seconda scelta). Vince il seggio il candidato che ottiene più voti sommando prime e seconde scelte. E' una variante del sistema australiano ed è stato utilizzato recentemente nella sfida elettorale interna al Partito laburista britannico fra i fratelli Ed e David Miliband. L'effetto 'sistemico' sarebbe quello di ridurre la frammentazione politica: in ciascun collegio avrebbero reali chance di vittoria non più di tre o quattro candidati. Soprattutto, è una proposta che garantisce il velo di ignoranza e, pertanto, può superare i veti incrociati.
A destra il sistema delle due scelte a turno unico consentirebbe al Popolo della Libertà e alla Lega di perseverare nella loro 'alleanza competitiva' al Nord lasciando impregiudicato il risultato....
A sinistra, il Partito democratico giocherebbe sulle prime scelte degli elettori soprattutto nelle sue tradizionali aree di insediamento ma potrebbe anche risultare pù competitivo di oggi in altre aree se riuscisse a intercettare un numero alto di seconde scelte...
Il sistema, che punisce le formazioni piccole, costringerebbe, inoltre, Di Pietro, Vendola e altri, a creare una aggregazione a sinistra del Pd con lo scopo di sommare ai proprio voti le seconde scelte degli elettori di quel partito...".
Sono effetti, questi previsti da Panebianco, che sembrano decisamente positivi e sufficienti, da soli, a far prendere seriamente in considerazione una proposta di questo tipo.
Ma ce n'è un altro che potrebbe essere ancora più decisivo.
Scrive ancora Panebianco: "Favorirebbe, nel confronto tra avversari, una maggiore moderazione di linguaggio e toni".