Terremoto e champagne
E' giusto o no farsi il bagno e bere champagne mentre a 100 chilometri sono morte e muoiono decine di migliaia di persone e ci si uccide per conquistare il cibo?
Non lo so se è giusto.
Io posso immaginare quello che avrei fatto se avessi prenotato una crociera su quella nave e mi fossi trovato, quello stesso giorno, tra quei turisti. Non avrei fatto il bagno, non sarei sceso in bermuda, non mi sarei messo a prendere il sole. Me ne sarei rimasto in cabina, avrei mangiato nel ristorante di bordo e avrei chiesto udienza al comandante per sollecitare una rapida partenza.
Per pudore, per rispetto, ma anche per me stesso. Per non vedermi mentre mi crogiolo al sole ostentando benessere in un paese al collasso.
Forse l'armatore avrebbe fatto bene a far saltare la tappa haitiana della crociera devolvendo ugualmente una somma in favore delle vittime del terremoto.
Ma non penso si debba gridare allo scandalo se non lo ha fatto. E' la vita che continua malgrado tutto. Come durante le guerre. E come a cento chilometri dall'Aquila il giorno dopo il terremoto. Nessuno di noi, a Roma, ha bevuto champagne la sera del 7 aprile 2009? Ne siamo proprio sicuri?