Caccia allo zingaro
Il campo nomadi di Ponte Mammolo, a Roma, e una donna rom con i figli. E' il campo attaccato, mercoledì 19 settembre, da una quarantina di persone "coi volti coperti da passamontagna, armate di molotov, spranghe, mazze e catene", come riferiscono le cronache. Il giorno dopo ci hanno provato ancora, ma i carabinieri che li hanno fermati e hanno ammanettato uno di loro.
Di cosa vogliamo discutere? Di rom buoni o cattivi? Di rom ladri o non ladri? Di grandi campi fuori città o di integrazione? No, quello che è successo a Roma ci fa fermare molto prima, alle regole primarie su cui si basa una società civile e, quindi, ci costringe a essere ovvii, ma tant'è.
Anche se quel campetto di rom fosse un covo di ladri, anche se la sicurezza del quartiere fosse seriamente messa in pericolo, anche se si temessero pericoli ancora maggiori quello che è successo non deve succedere. Assolutamente. Non c'è bisogno di ricordare il Ku Klux Klan o simili precedenti storici. C'è da dirsi, semplicemente, che non ci si fa giustizia da soli. Che bisogna caso mai pretendere, con tutti i mezzi che la democrazia consente, che lo Stato garantisca la sicurezza delle città nel rispetto dei diritti di tutti. Difficile, in molti casi difficilissimo. Ma non ci sono altre strade.