La lezione di Torquato
Torquato Secci a Bologna, quel 2 agosto 1980, perse il figlio Sergio. Da quel giorno ha dedicato la propria vita, per intero, a cercare la verità sulla strage, a chiedere "verità e giustizia". Oggi Torquato Secci non c'è più, se ne è andato senza aver potuto sapere sino in fondo perché venne messa quella bomba ma lasciando dietro di sé una scia di luce. A me, che ho avuto il privilegio di conoscerlo, ha insegnato cosa vuol dire l'amore per un figlio e il desiderio, struggente, di voler vivere in un mondo giusto. A tutti ha fatto capire, con la sua azione tenace e incisiva, come nulla debba restare intentato per cercare giustizia. A costo di apparire testardo. A costo di sembrare un Don Chisciotte che non capisce come va il mondo.
Oggi è merito anche di Secci se il 2 agosto non scorre indimenticato nelle nostre vite, se anche i ragazzi si chiedono che giorno fu mai quello per essere ricordato dopo tanti anni con una simile intensità.
Fu un giorno, ragazzi, in cui sembrò che in Italia, a quel punto, potesse succedere di tutto. Che non ci fosse più limite alla follia terrorista. E quello che seguì, le indagini, i depistaggi, gli arresti, le condanne, furono battaglie tra uomini come Secci e chi invece voleva che la verità restasse seppellita sotto quelle macerie. Una parte di verità, purtroppo, è rimasta davvero sotto le macerie della stazione di Bologna. Per questo è giusto, ogni 2 agosto, fermarsi un attimo, pensare a tutti i Torquato Secci che hanno fatto la storia del nostro paese e ricordarsi che chi disse "Mettete la bomba a Bologna" non ha mai varcato la soglia di un carcere.