Il diritto di essere rispettati
Oggi, 3 maggio, in una piccola traversa di via Cola di Rienzo, a Roma, ho assistito a questa rapida scena. Un camioncino è parcheggiato in mezzo alla strada e la blocca. Dietro di lui l'autista di un camion di una nota ditta di trasporti suona per far sapere al proprietario che non si fa così, che non si lascia un camioncino incustotido al centro di una carreggiata. Il proprietario arriva senza fretta, quando si è già creata una discreta fila. L'autista bloccato lo appella con normali "Ma che si lascia la macchina così? Ti vuoi muovere?". Solo che a pronunciare queste normali frasi da mini diverbio stradale è un ragazzo di origine sudamericana, comunque con la pelle olivastra, non "italiano". L'uomo che aveva lasciato il camioncino in mezzo alla strada parte all'attacco, estrae un cacciavite dalla tasca e urla "Cosa cazzo vuoi? Tornatene al paese tuo. Non stare qui a rompere i coglioni. Torna da chi ti ha partorito". Alza il braccio destro e aggredisce il ragazzo, lo stringe contro una macchina, vorrebbe colpirlo con il cacciavite ma le urla della piccola folla che si è radunata lo fanno desistere e l'uomo se ne va urlando "Tornatene a casa tua".
Non avevo con me la macchina fotografica, quindi questa è una istantanea mai scattata. Però è restata bene impressa nei miei occhi e la racconto qui per cercare di farla restare impressa negli occhi di chi legge queste righe.
Ecco, nel giorno in cui il sindaco di Roma chiede al governo un "patto di legalità" che prevede lo spostamento dei campi rom al di fuori del raccordo anulare e il divieto per le prostitute di lavorare lungo le strade cittadine, io, nel mio piccolo, chiedo ai miei concittadini di non essere più protagonisti di scene come quella che ho raccontato. E' dal rispetto degli altri che inizia il diritto ad essere rispettati.