Il libro

Dal 6 aprile è in libreria Non volevo morire così, Santo Stefano e Ventotene, Storie di ergastolo e di confino. Scritto da Pier Vittorio Buffa, con prefazione di Emma Bonino, ed edito da Nutrimenti.

Una Spoon River di Santo Stefano e Ventotene, le due piccole isole del Tirreno culle dell’idea d’Europa e della Costituzione italiana. A fare da guida, lungo vecchie mura e vicoli a picco sul mare, gli uomini segregati sulle due isole. A Santo Stefano gli ergastolani morti nel carcere e in parte sepolti sull’isola: storie sconosciute di chi ha scontato anni e anni di reclusione e vissuto rivolte, fughe, violenze, ingiustizie. A Ventotene i confinati che hanno lottato contro il fascismo, per la libertà, per la nascita di un’Italia libera e democratica, ma che non hanno potuto vedere il frutto del loro sacrificio.

Il comunista Rocco Pugliese, ucciso dai secondini dell’ergastolo di Santo Stefano. Il partigiano greco Giorgio Capuzzo che aveva combattuto contro gli italiani. Il soldato albanese che aveva disertato. L’uomo che aveva ucciso per amore. Vite di detenuti e di ergastolani finite dentro le mura del carcere di Santo Stefano, chiuso nel 1965, che oggi raccontano cosa è stata la ‘tomba dei vivi’. Vi furono imprigionati ladri, assassini e innocenti. E anche uomini come Sandro Pertini e Umberto Terracini, condannati dai tribunali speciali fascisti.

A un miglio di mare, Ventotene, l’isola confinaria dove Mussolini fece rinchiudere gli oppositori. La raccontano le storie di Mario Maovaz, il giellista triestino bibliotecario del confino. Dell’anarchico Gigino lo Stipettaio (si narra che nel sottofondo di un suo mobiletto sia uscita dall’isola una copia del Manifesto per l’Europa). Di un altro anarchico poi morto in un lager, Giovanni Domaschi. Uomini che, insieme ai futuri protagonisti dell’Italia democratica, hanno lottato, studiato, fatto politica.

È per tutto questo che a Santo Stefano e Ventotene si incrociano i destini dell’Italia, dell’Europa e delle migliaia di uomini costretti a viverci. Con loro rileggiamo i grandi fatti della storia come in una lente di ingrandimento per cogliere particolari sfuggiti o ignorati, rivedere giudizi stereotipati.