La raccolta di firme per i due disegni di legge d’iniziativa popolare sulla cittadinanza ha avuto successo e i documenti, sottoscritti da 110000 persone, sono stati depositati in Parlamento.
Le due proposte, in estrema sintesi, prevedono che i bambini nati in Italia da genitori stranieri regolari possano essere cittadini italiani e che i lavoratori regolarmente presenti in Italia da cinque anni possano votare alle elezioni amministrative.
Una buona notizia? Si, proprio una buona notizia.
In quelle proposte, promosse da un ampio schieramento (Arci, Acli, Cgil, Charitas…), si va in modo netto verso quello ius soli che, a mio avviso, meglio si adatta a una società moderna, multietnica e in continuo movimento.
Si può senz’altro discutere su una sua applicazione più graduale e su passaggi più condivisi. Ma, prima di tutto, va avviato un confronto franco e il più possibile diffuso sul principio.
La domanda è semplice.
Chi nasce in Italia (in condizioni da stabilire) ha diritto, prima o poi, di diventare, solo per questo fatto, cittadino italiano?