Tangenti e insegnanti

Dai giornali di stamattina:

L’Aquila, tangenti sulla ricostruzione,

Via 150 euro al mese agli insegnanti.

Due facce diverse di un paese che deve cambiare.

La prima fa allargare le braccia, leggendola sembra quasi di leggere un non-notizia, tanto è prevedibile che dove ci sono soldi pubblici ci siano tangenti e corruzione. E invece dobbiamo continuare a indignarci. Perché ci sono stati i morti, perché ci sono migliaia di persone dalla vita rovinata, perché una città straordinaria è lì con qualche cantiere e molti puntelli, perché, come scrive sul Centro Giustino Parisse, che il 6 aprile 2009 ha perso i due figli e il padre, “La notte del terremoto ridevano anche alcuni aquilani”. Mi piacerebbe vedere il Pd di Matteo Renzi depositare e mettere in corsia preferenziale una legge che commini pene esemplari per reati come questi. Pene capaci, una volta per tutte, di scoraggiare davvero e punire come mai.

La seconda notizia, quella sugli insegnanti, l’ho riletta due volte. Dicono che è un “atto dovuto” dell’amministrazione sulla base di norme emesse, ritirate, cambiate, nuovamente modificate. No, non si gioca così sulla pelle delle famiglie. Gli “atti dovuti”, quando si tratta di temi così rilevanti, non esistono. Il ministro ne era stato informato? E il presidente del Consiglio? Se hanno dato il loro assenso hanno commesso un atto quanto meno ingiusto e politicamente sbagliato.  Se non sono stati informati chi ha dato il via all’”atto dovuto” dovrebbe renderne conto personalmente, perché ha dimostrato di non saper valutare la rilevanza degli atti che compie.

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