Strategia della tensione

E' stata una fitta  alla bocca dello stomaco. Immediata, intensa, brevissima. L'ho provata quando, dopo aver ho letto le prime notizie in arrivo da Ankara sulla bomba, ho guardato il breve video girato da uno dei manifestanti.

Ragazzi che manifestano cantando. E poi l'esplosione, terribile, devastante.

Come in Italia tanti anni fa. A Brescia, a Milano, sui treni... Io allora avevo vent'anni, come i ragazzi di Ankara. E la mia generazione visse quelle bombe come una terribile ferita alla nostra convivenza pacifica e civile.

Le chiamarono le bombe della strategia della tensione. Una strategia ideata e realizzata da forze oscure, collegate con gangli vitali dello Stato. Per terrorizzare, destabilizzare, tenere lontani dal potere gli italiani, comunisti o no, che volevano un'Italia migliore. Davvero democratica, rispettosa e garante dei diritti di tutti.

Quella strategia, alla fine, venne denunciata, combattuta, sconfitta. A caro prezzo e dopo non pochi anni.

In Turchia i cittadini sanno già quello che è successo davvero ad Ankara. Sono scesi in piazza, poche ore dopo, gridando "Stato assassino".

L'augurio è che facciano prima, molto prima di noi a sconfiggere la loro strategia della tensione. Per riprendere a cantare dal punto in cui si sono interrotti neri mattina.

 

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