Sfigati e non sfigati

Il vice ministro Miche Martone ha detto: “Chi si laurea a 28 anni è uno sfigato“.

E’ la parola “sfigato” che non mi piace. Anche se usata per provocare, anche se volutamente esagerata.

Crea clima da competizione, crea ansia. E divide chi pensa di arrivare alla laurea in tempi brevi da chi dovrebbe prendere atto, a sedici anni, che è meglio imparare un mestiere che studiare.

Gli intelligenti dai meno intelligenti, i bravi dai negligenti, i ricchi dai poveri. Sì anche i ricchi dai poveri. Perché c’è anche chi si laurea a 28 anni perché ha lavorato. O perché ha faticato di più di chi è cresciuto in famiglie colte e piene di libri.

Discorsi vecchi? Forse. Però la parola “sfigato” proprio non voglio sentirla.

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