Premio Alassio. La Casa dell’uva fragola finalista

La Casa dell’uva fragola è uno dei cinque libri finalisti del premio “Alassio Centolibri-Un Autore per l’Europa”.

Ecco l’articolo di Savonanews 

Pier Vittorio Buffa con “La casa dell’uva fragola” (Ed Piemme), Maria Grazia Calandrone con “Dove non mi hai portata” (Ed. Einaudi), Francesca Giannone con “La portalettere” (Ed. Nord)​, Matteo Melchiorre con “Il Duca” (Ed. Einaudi) ed Elisabetta Rasy con “Dio ci vuole felici” (Ed. HarperCollins) sono, in rigoroso ordine alfabetico i cinque autori finalisti del Premio Letterario “Alassio Centolibri – Un Autore per l’Europa”.

Si conclude così la prima fase del Premio, giunto alla sua 29° edizione, e il lavoro della Giuria Tecnica presieduta dal Prof. Gian Luigi Beccaria e composta dalla Consigliera incaricata alla Cultura Paola Cassarino e da Luigi Barlocco, Alberto Beniscelli, Francesca Bogliolo, Vittorio Coletti, Roberto Francavilla, e ancora Franco Gallea, Francesco Manzitti, Magda Ravina e da Antonio Ricci.

Un confronto che ha avuto inizio a febbraio su ben oltre settanta titoli e altrettanti autori, che si sono ridotti a dodici alcune settimane or sono, per arrivare alla cinquina finale al termine dell’ultima selezione.

“La Segreteria del Premio ha già provveduto – spiegano dall’amministrazione – ad inviare le comunicazioni alle rispettive case editrici, che hanno già confermato la disponibilità degli autori a intervenire personalmente alla serata finale del premio il 2 settembre prossimo, nell’ambito del consueto contenitore culturale internazionale che il Comune di Alassio da quattro anni predispone per la stagione estiva, e non solo”.

E per il 2 settembre, in piazza Partigiani, si scoprirà il vincitore di questa edizione: ​”La formula del vincitore annunciato al clou di una serata di un dinamico confronto letterario – commenta Paola Cassarino, consigliera incaricata alla Cultura del Comune di Alassio – è piaciuta molto. Si è creato un vero e proprio salotto letterario in cui autori, italianisti si sono confrontati sui rispettivi testi, ogni protagonista ha avuto ampio spazio senza che il pathos della serata andasse mai a calare.”

In quella serata sarà la giuria degli italianisti, docenti di letteratura italiana nelle migliori università di tutto il mondo, a scegliere, tra i cinque finalisti, il vincitore di questa edizione del premio.

Sono: Victoriano Peña Sànchez (Università di Granada), Michael Roessner (Università di Monaco), Bianca Concolino Abram (Université de Poitiers), Martin Mcloughlin (Università di Oxford) e Gennady Kiselev (Università di Mosca).

“E’ un punto di vista differente di approcciare alla nostra letteratura – prosegue Cassarino – quella di un lettore straniero e del suo modo di guardare al nostro Paese e alla nostra lingua: una formula efficace che conferisce al Premio un respiro più ampio e originale, forse unico”.

​”Non è stato semplice arrivare alla cinquina finale – commenta sorridendo il presidente della giuria Gian Luigi Beccaria – ma ho molto apprezzato il confronto che ci ha portato a questa selezione, laddove abbiamo voluto prendere in esame ogni aspetto di ogni romanzo, dal racconto, dalla costruzione della storia, al linguaggio e alle scelte stilistiche. Abbiamo scelto autori e racconti molto diversi tra loro, pensando anche al fatto che stavamo consegnando questi romanzi a un pubblico straniero e, nel contempo, mi piace pensare, così facendo, di aver lanciato un più generale invito alla lettura”.

Pier Vittorio Buffa con “La casa dell’uva fragola” (Piemme) – Tra Varese e il lago Maggiore, a Castello Cabiaglio, c’è un grande portone verde, il portone della Casa dell’uva fragola. Ernesta, Francesca ed Ezechiella sono le donne che hanno vissuto nelle sue stanze e nel suo giardino. Quadri, mobili, fiori, alberi raccontano le loro storie. Questa casa è qualcosa di più delle sue mura. È la nostra storia, sono le vite passate e future​.

Maria Grazia Calandrone con “Dove non mi hai portata” (Einaudi) – Tutto quello che può Maria Grazia Calandrone è quello che fa normalmente una figlia: custodire la memoria della propria madre. Quando questa memoria non le è data, però, serve un lavoro ulteriore. Un lavoro di scavo, di ricerca. E, poi, di rielaborazione. È tra le pagine del nuovo libro che Maria Grazia Calandrone e Lucia Galante, la madre biologica morta suicida, si incontrano.

Francesca Giannone con “La portalettere” (Nord) – Salento, giugno 1934. A Lizzanello, un paesino di poche migliaia di anime, una corriera si ferma nella piazza principale. Ne scende una coppia: lui, Carlo, è un figlio del Sud, ed è felice di essere tornato a casa; lei, Anna, sua moglie, è bella come una statua greca, ma triste e preoccupata: quale vita la attende in quella terra sconosciuta?

Matteo Melchiorre con “Il Duca” (Einaudi) – Un paese di montagna, un’antica villa con troppe stanze, l’ultimo erede di un casato ormai estinto, lo scontro tra due uomini che non sembrano avere nulla in comune… Matteo Melchiorre ha costruito una storia tesissima ed epica sulla furia del potere, le leggi della natura e la libertà individuale. Un romanzo che ci interroga sulla forza necessaria a prendere in mano il proprio destino.

Elisabetta Rasy con “Dio ci vuole felici” (Harper Collins) – Etty Hillesum, scomparsa poco prima di compiere trent’anni ad Auschwitz, con il suo diario e le sue lettere ci ha lasciato una straordinaria testimonianza del cuore nero del Novecento. Ma prima di trasformarsi in una figura simbolica, come racconta Elisabetta Rasy in questo libro, la intrepida ebrea olandese è stata una giovane donna libera, inquieta e irriverente. (SAVONANEWS)

Nella foto, Gian Luigi Beccaria, presidente della giuria

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