Né felice né triste

Oggi, 27 novembre, giorno della decadenza di Berlusconi Silvio da senatore della Repubblica, non sono né felice né triste.

Non sono felice perché essere felici quando si ascoltano discorsi così estremi non fa parte della mia natura.

Non sono felice perché quello che abbiamo visto oggi non è il preludio di un periodo sereno per il nostro paese.

Non sono felice perché avrei preferito che Berlusconi Silvio venisse battuto alle urne, venisse estromesso dalla vita politica per volere della maggioranza degli italiani.

Non sono felice, infine, perché è chiaro che Berlusconi continuerà a essere il capo di una forza politica non secondaria.

Ma non sono nemmeno triste.

Non sono triste perché una sentenza della magistratura che riesce, malgrado tutto, a essere applicata dà speranza sulla corretta separazione dei poteri nel nostro paese.

Non sono triste perché vedere subire una condanna penale da un uomo che è entrato in politica proprio per sfuggirne mi trasmette un senso di fiducia nei confronti della giustizia.

Non sono triste perché il 27 novembre potrebbe essere la data di nascita di uno schieramento politico moderato finalmente capace di alimentare il sano bipolarismo che il ventennio condizionato da Berlusconi Silvio ci ha negato.

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