Della riabilitazione e della memoria

Tre considerazioni sulla sentenza della Corte d’appello di Milano che ha assolto l’ex cavaliere del lavoro Berlusconi Silvio.

1. Che una sentenza di secondo grado ribalti quella di primo grado costituisce una prova di vitalità della giustizia, di autonomia reale dei giudici. Se non ci sono, come spero davvero non ci siano, interferenze di altro tipo, la sentenza sul caso Ruby smonta dalle fondamenta tutte le tesi di complotto e persecuzione che hanno avvelenato questi anni. E rinforza i due principi cardine sui quali si basa il nostro sistema penale. L’azione penale è obbligatoria, nessun deve essere considerato colpevole sino alla passaggio in giudicato.

2. I fatti accaduti restano, per quello che se ne sa, incontrovertibili. L’allora presidente del Consiglio chiamò la questura per chiedere che una ragazza fermata venisse rilasciata e consegnata a donna di propria fiducia spacciata per consigliere ministeriale. Questa ragazza, la famosa Ruby che all’epoca dei fatti era minorenne, ha fatto sesso a pagamento presso la residenza del presidente del consiglio in carica. I giudici hanno stabilito che questi fatti non costituiscono reato. Bisognerà attendere le motivazioni della sentenza, ma l’ipotesi più probabile è che le ragioni siano in una diversa definizione della concussione stabilita dalla famosa legge Severino  e dalla non provata conoscenza, da parte dell’imputato, che la ragazza fosse minorenne. La sentenza, dunque, non modifica di una virgola la sostanza dei comportamenti tenuti dall’allora presidente del Consiglio.

3. Una lettura superficiale dell’accaduto sta portando a una sorta di riabilitazione politica di un uomo che, già capo del governo del nostro paese, sta scontando una pena comminatagli in via definitiva per frode fiscale ed è ancora imputato in un buon numero di processi. No, per favore, non si cada in una trappola del genere. Berlusconi Silvio è sempre lo stesso: quello di oggi, di ieri, dell’altro ieri, di dieci anni fa, di vent’anni fa. E’ bene ricordarlo perché a leggere affermazioni come quelle della vice segretaria del Pd, Deborah Serracchiani (“Berlusconi è sempre il benvenuto”), sembra davvero che la memoria, in tutti i sensi, stia diventando un bene sempre più raro.

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