Chiedere giustizia e non dimenticare

Il presidente del Senato Pietro Grasso ha deciso di ricordare il 25 aprile con un convegno in cui, nel settantesimo anniversario, si parlerà delle stragi nazifasciste

L’appuntamento è per giovedì 24 alla sala Kock di palazzo Madama. Con sindaci e presidenti di Regione, con il giornalista Franco Giustolisi, con alcuni sopravvissuti alle stragi, con l’attrice Pamela Villoresi che recita i loro racconti (dal mio libro Io ho visto).

Un convegno che ha, per la sua stessa conformazione, due obiettivi. Chiedere giustizia e non dimenticare.

Chiedere giustizia dopo settant’anni ha ancora un senso forte, molto forte. Come dice Giustolisi, quella delle stragi nazifasciste, 10-15 mila morti in meno di due anni, è la più grande tragedia che ha investito la popolazione civile italiana. Per decenni i responsabili non sono stati processati (vedasi la storia dell’Armadio della vergogna). Poi sono stati processati, alcuni assolti gli altri condannati all’ergastolo. Ma ormai anziani e senza aver rinnegato il proprio passato (sono almeno una quarantina in vita) questi ergastolani se ne stanno tranquilli a casa loro aspettando la fine dei loro giorni. Senza che nessuno stia seriamente cercando di far eseguire le sentenze, nemmeno in modo poco più che simbolico. E una giustizia che non fa eseguire le sentenze non è giustizia.

Non dimenticare vuol dire non lasciare che le atroci sofferenze inflitte allora scivolino tra le cose di cui si è persa la memoria. Vuol dire imprimere quegli orrori nelle coscienze di chi viene dopo di noi, perché sappiano dove può arrivare la crudeltà umana e facciano di tutto per combatterla. Ogni parola detta, scritta o recitata aggiunge un granello a questa impresa.

 

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