Istantanea » Gibellina http://buffa.blogautore.repubblica.it Just another Blogautore.repubblica.it weblog Wed, 11 Jul 2018 15:14:30 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=3.8.27 La seconda morte di Gibellina http://buffa.blogautore.repubblica.it/2013/10/25/la-seconda-morte-di-gibellina/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2013/10/25/la-seconda-morte-di-gibellina/#comments Thu, 24 Oct 2013 23:31:19 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/?p=2038 _DSC6163_DSC6147_DSC6138

Sono andato a Gibellina, dove non ero mai stato prima, per vedere l'effetto che fa, dopo tanti anni, il cretto di Burri, il "lenzuolo" di cemento che ha coperto il paese del Belice distrutto dal terremoto del 1968.

E' un'opera d'arte enorme, una delle più grandi del mondo. Doveva e dovrebbe servire a non disperdere la memoria. Un omaggio perenne, o quasi, alle vittime di quella terribile giornata.

Oggi si arriva a "Gibellina vecchia" (la nuova è stata ricostruita, dopo anni di baraccopoli per gli sfollati, a  una ventina di chilometri di distanza) percorrendo una strada priva di adeguata segnaletica e abbastanza dissestata, in alcuni punti invasa dal fango.

Arrivati al cretto, al cemento che si stende sulla collina dov'era Gibellina, si viene presi da una stretta al cuore. Anzi, da una doppia stretta al cuore.

La prima la dà l'immaginazione. E' come se al posto del cemento si vedessero le case che non ci sono più. Come se uomini, donne, bambini percorressero ancora le stradine che oggi sono spaccature nel cemento, corridoi senza vita. Era la stretta che, sono sicuro, Burri voleva provocare, il fine primo e ultimo del suo lavoro.

La seconda stretta al cuore, la più dura, la dà la realtà. Se si guarda meglio il cemento, se dopo la prima emozione si osserva quel che circonda la grande opera d'arte ci si rende conto che l'incuria e l'abbandono stanno prendendo il sopravvento. Che Gibellina rischia di morire la seconda volta.

Nel cemento ci sono crateri. Piante e arbusti crescono qua e là indisturbati , anche qualche fico sta avendo la meglio sulle armature.

Intorno è deserto. Un piccolo cartello, stradine di accesso malconce.

Alberto Burri ebbe, probabilmente, un'idea geniale. Ma non fece i conti con la natura umana. Un'opera così va amata giorno per giorno, curata, mantenuta viva.

In paese, quello nuovo, ricordano ancora bene i vecchi che non volevano quel cemento. Avevano le loro rovine davanti alle quali sedersi e toccare, anche solo con gli occhi, quel che era stato e non c'era più. E chi ricorda dice che, forse, non avevano torto.

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