Istantanea » Massimo D'Alema http://buffa.blogautore.repubblica.it Just another Blogautore.repubblica.it weblog Wed, 11 Jul 2018 15:14:30 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=3.8.27 Non dire no http://buffa.blogautore.repubblica.it/2011/03/13/non-dire-no/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2011/03/13/non-dire-no/#comments Sun, 13 Mar 2011 15:03:16 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/?p=1006 Non bisogna dire no a scatola chiusa alla riforma della giustizia presentata dal governo. Anche se la tentazione di sottoscrivere la posizione di Massimo D'Alema (prima Berlusconi si dimetta, poi si potrà discutere di giustizia) è molto forte.

Bisogna entrare nel merito, ciascuno di noi e ciascuna parte politica, per dire e dirci se e come dovrebbe cambiare la giustizia secondo noi. (La Bicamerale del 1997 - presieduta da D'Alema - aveva approvato un testo che naufragò insieme a tutto il lavoro della Commissione quando Berlusconi "rovesciò il tavolo" e che per chi è interessato potrebbe costituire un'interessante lettura).

Tre punti su cui discutere.

Giudici e pubblici ministeri. Giusto eliminare l'eccessiva contiguità, giusto differenziare in modo netto le due carriere. Ma il pm non può diventare un funzionario trasferibile che esercita l'azione penale secondo le direttive del Parlamento e, quindi, della maggioranza di governo. Se non si salva questo principio salta la separazione netta tra i poteri e ci si incammina verso una china molto pericolosa. Il punto di equilibrio che venne raggiunto in Bicamerale (articoli 117-128) e sottoscritto, allora, anche da Forza Italia (l'unica relazione di minoranza fu quella di Rifondazione comunista) è un'ottima base di discussione. Anche perché, tra le altre cose, prevedeva che tutti i magistrati, all'inizio della carriera, dovessero essere giudici per tre anni. Questo al fine di acquisire quella che allora veniva chiamata "cultura giurisdizionale", patrimonio indispensabile di chi è chiamato, anche come pubblico ministero, a incidere sulla libertà personale dei cittadini.

Responsabilità personale. Se il giudice, o il pm, commette reati nell'esercizio delle proprie funzioni è già perseguibile. Nel progetto del governo si parla di responsabilità civile dei magistrati al pari degli altri funzionari dello Stato. Facile essere d'accordo: che il giudice paghi come il medico. Ma ciascuno immagini per un momento di essere un giudice che, in base al proprio libero convincimento, deve decidere se una persona è un assassino o no, un ladro o no. Peserebbe o meno sulla formazione del proprio libero convincimento dover pagare di tasca propria? Quanto? Non sarebbe più giusto che gli errori invece che sul patrimonio incidessero solo sulla carriera lasciando allo Stato il compito di ripagare i cittadini vittime di ingiustizie?

Disciplina. Corretto prevedere che non sia l'organo di autogoverno della magistratura, il Csm, a prendere provvedimenti disciplinari nei confronti dei magistrati. L'aveva previsto la Bicamerale, lo prevede in una forma decisamente più accentuata la riforma presentata dal governo.

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Se i padri della Costituzione hanno sbagliato http://buffa.blogautore.repubblica.it/2009/06/21/se-i-padri-della-costituzione-hanno-sbagliato/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2009/06/21/se-i-padri-della-costituzione-hanno-sbagliato/#comments Sun, 21 Jun 2009 08:44:04 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/?p=383 I padri della nostra Costituzione hanno scritto una Carta a prova di martellate robuste e ripetute, ma un errore mi sa che l'hanno commesso. Non hanno dato un sostanzioso rilievo costituzionale alla legge che regola il nostro voto, al sistema con cui il Parlamento viene eletto.

E' dai primi anni della Repubblica che si discute su come bisogna votare. Di leggi ce ne sono state innumerevoli, compresa l'ultima, un obrobrio che il referendum cerca di scalfire. Ma semplici leggi ordinarie, che una qualunque maggioranza può cambiare a proprio piacimento e che, appunto, possono persino essere sottoposte a referendum.

No, non dovrebbe essere così. Ci vorrebbe in Costituzione qualcosa che stabilisca più a fondo i principi ai quali una legge elettorale deve adeguarsi.

I collegi uninominali? Forse si, perché è il sistema che più di ogni altro si fonda sul rapporto diretto tra elettori, candidati, eletti. E toglie forza, molta forza, ai partiti e ai suoi leader. E impedisce (come anche altri sistemi, del resto) l'arrivo in Parlamento di torme di parlamentari che nessuno di noi ha scelto o giudicato.

Il doppio turno? Può darsi, perché facilita l'aggregazione delle forze politiche sulla base delle scelte degli elettori.

Il premio di maggioranza? Sarebbe opportuno, perché garantisce stabilità di governo.

P.S. Amici costituzionalisti mi hanno sempre spiegato che la legge elettorale è e deve essere una legge ordinaria e che la Costituzione non può oltre quello che già contiene in materia. Non ho mai capito sino in fondo le argomentazioni a favore di questa tesi. Ma ho ben chiaro che l'unico tentativo di una qualche serietà fatto per adeguare ai tempi la nostra Costituzione (la famosa Bicamerale presieduta da Massimo D'Alema) sembrò andare in porto solo dopo l'accordo sulla legge elettorale sottoscritto con il famoso "patto della crostata". Se non è rilievo costituzionale questo...

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Ombre e poltrone http://buffa.blogautore.repubblica.it/2008/05/09/ombre-di-poltrone/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2008/05/09/ombre-di-poltrone/#comments Fri, 09 May 2008 13:18:42 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/2008/05/09/ombre-di-poltrone/ dalema_veltroni.jpg

Sinceramente volevo prendermi una pausa. Avevo deciso, dentro di me, che per qualche settimana non avrei dedicato un'istantanea alla politica italiana. Ma quello che sta succedendo nel partito democratico nelle stesse ore in cui Silvio Berlusconi ha stabilito il record di velocità nella formazione di un governo, mi ha obbligato a un ripensamento. E a dedicare questa istantanea a Walter Veltroni e Massimo D'Alema.

No. Non si può litigare pubblicamente per la costituzione di un governo-ombra.

No. Non si può dare spettacolo di eterne discussioni e divisioni. Soprattutto non lo si può fare quando la coalizione vittoriosa dà, almeno apparentemente, prova di forza, determinazione e coesione.

No. Non si può dimostrare, in modo così esplicito, che non si è non dico capita la lezione, ma che nemmeno ci si sta sforzando di porre le basi di un nuovo agire politico.

Forse, invece di contendersi poltrone-ombra, ci si poteva ritirare tutti insieme da qualche parte a riflettere.

E a cercare di capire.

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