Istantanea » Giornalismo http://buffa.blogautore.repubblica.it Just another Blogautore.repubblica.it weblog Wed, 11 Jul 2018 15:14:30 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=3.8.27 Per non dimenticare http://buffa.blogautore.repubblica.it/2013/01/25/da-non-dimenticare/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2013/01/25/da-non-dimenticare/#comments Fri, 25 Jan 2013 14:40:11 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/?p=1775 Ci sono delle storie che è bene isolare dal fluire quotidiano delle notizie, tirarle su, farle galleggiare a lungo davanti ai nostri occhi per non dimenticarle. Né oggi, né mai.

Una di queste riguarda Giovanni Tizian, il giovane cronista "di provincia", come si definisce lui stesso, al quale volevano "sparare in bocca" per farlo stare zitto. C'è poco da aggiungere alla cronaca e alle intercettazioni che si possono trovare qui.

Se non ricordare che il padre di Giovanni è stato ucciso a colpi di lupara nel 1989 (qui la sua storia).

E sottolineare le parole di Giovanni: "Con la testa e gli occhi continuerò a raccontare la cruda verità e le ingiustizie di questa Italia fatta a pezzi da interessi e giochi criminali, che più di ogni altra cosa temono le parole e l'informazione".


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Giornalisti http://buffa.blogautore.repubblica.it/2012/11/16/giornalista/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2012/11/16/giornalista/#comments Fri, 16 Nov 2012 13:46:05 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/?p=1745 Scrivo da Varese, dove sto partecipando a Glocalnews 2012, il festival organizzato da Varesenews per il suo quindicesimo compleanno. Giornalisti, operatori dell'informazione, blogger, docenti, esperti discutono di una infinità di temi soprattutto legati al giornalismo, in particolare quello locale, e all'impatto con la rete.

E' un impatto devastante e vitale.

Devastante perchè ha messo, mette e metterà in discussione la stessa anima di una professione di così importante e delicata rilevanza sociale.

Vitale perchè ha allargato, allarga e allargherà sempre di più le opportunità che ha un buon giornalista di fare buona informazione.

Questa vitalità potrà però dispiegarsi pienamente solo se si verificano un paio di condizioni.

La prima è che i giornalisti, tutti, facciano un grande sforzo per immergersi nell'ambiente della rete, un luogo dove sempre di più si vive, si discute, si fanno circolare informazioni. Un luogo che un operatore dell'informazione non può non frequentare.

La seconda è la capacità dei giornalisti di capire fino in fondo che non sono più gli esclusivi detentori delle notizie, non sono più gli unici "internediari" tra le notizie (o le loro fonti) e i lettori. Il loro ruolo non viene meno, ma cambia profondamente, diventa addirittura più rilevante perchè aumenta a dismisura la quantità di notizie da filtrare.

Due condizioni semplici da illustrare e facilmente condivisibili. Ma che è difficile, molto difficile, far diventare prassi di lavoro.

Ma dovranno diventarlo per la stessa sopravvivenza del buon giornalismo.

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La tortura c'era http://buffa.blogautore.repubblica.it/2012/02/16/la-tortura-cera/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2012/02/16/la-tortura-cera/#comments Thu, 16 Feb 2012 10:04:14 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/?p=1461 Non avrei pensato di tornare a parlare di una storia vecchia di trent'anni se stamattina non vi avesse fatto esplicito riferimento, in un articolo per Repubblica, Adriano Sofri.
Nel 1982 Luca Villoresi, di Repubblica, e io, che lavoravo all'Espresso, venimmo arrestati a Venezia per aver denunciato le torture ai brigatisti che avevano rapito il generale americano James Lee Dozier. In rete c'è il mio articolo di allora e una breve sintesi della vicenda.
Andare in prigione, anche se giornalisti con alle spalle giornali come Repubblica e L'Espresso, non e' gradevole. Lacera dentro, lascia il segno, cambia qualcosa in te, per sempre.

Quello che però, personalmente, mi ferì forse più delle foto con i ferri ai polsi e del rumore del cancello che si richiude alle spalle, fu l'essere implicitamente, e anche esplicitamente, accusato di aver fatto, con quell'articolo, il gioco dei terroristi. Il clima di quei giorni lo sintetizza bene Sofri riportando un passaggio dell'intervento di Leonardo Sciascia in parlamento.
Oggi, dopo trent'anni, i protagonisti di allora, funzionari di polizia, raccontano la verita'. Confermano che la tortura programmata e' davvero esistita nel nostro paese. Che l'acqua e il sale non erano l'invenzione di giornalisti fiancheggiatori. Che i poliziotti che denunciarono i loro colleghi e che, per questo, vennero additati come traditori ed emarginati, dicevano solo la verita'.

A me resta l'amarezza di non essere riuscito, allora, a far arrivare i responsabili di fronte a un giudice.

Villoresi e io, semplici e giovani cronisti, arrivammo alla verità con un paio di telefonate alle persone giuste e qualche incontro semiclandestino. I magistrati e i capi di quei funzionari avrebbero potuto fare molto di più e meglio per scoprire cosa accadeva nei distretti di polizia e punire i responsabili. Ma non fecero nulla. Anzi, negarono con forza le evidenze.

Resta però anche un pizzico di soddisfazione che non deve restare solo mia, ed è per condividerla che ho scritto questo post. Oggi ci sono le prove che due cronisti, su questa brutta storia, raccontarono la verità. E che sia davvero acclarata con ben trent'anni di ritardo dimostra solo che della verità non bisogna avere paura. Va cercata, documentata, scritta.

E questo è il semplice ma difficile mestiere del cronista.

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Ventidue minuti per capire http://buffa.blogautore.repubblica.it/2011/03/31/ventidue-minuti-per-sapere/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2011/03/31/ventidue-minuti-per-sapere/#comments Thu, 31 Mar 2011 07:41:17 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/?p=1103 tg1

Ciascuno può valutare come vuole quello che è successo ieri dentro e fuori Montecitorio. Ma sicuramente non lo si può ignorare. E infatti non lo ignorano le prime pagine e i siti internet dei quotidiani, compresi Il Giornale, Il Foglio, Libero.
Non lo ignora nemmeno il Tg1 di ieri sera, 30 marzo. Ma il servizio bisogna andarselo a cercare. Assente dai titoli di testa arriva al minuto 22. Ignorato no, ma sapientemente nascosto. E' vero, non c'è nulla di cui meravigliarsi, però ogni tanto fa bene ricordare che il telegiornale linkato da questa pagina è seguito da più di cinque milioni di italiani, quasi un quarto di quelli sono alla televisione in quel momento. E per molti di loro è la principale, se non unica, fonte di informazione. Quindi, per capire, potrebbe non essere tempo perso arrivare al minuto 22. Arrivateci, per favore

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L'effetto del sangue toccato http://buffa.blogautore.repubblica.it/2009/12/16/leffetto-del-sangue-toccato/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2009/12/16/leffetto-del-sangue-toccato/#comments Wed, 16 Dec 2009 08:37:56 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/?p=536 Oggi Il Giornale, direttore Vittorio Feltri,  titola così: "L'idillio durato solo un giorno. SCHIAFFO DI FINI AL PREMIER FERITO. Dopo la tregua per l'attentato, il presidente della Camera si affretta ad attaccare il governo: "Deprecabile la fiducia sulla finanziaria". Intanto spunta un teste"...".

Cosa vuol dire?

Che è vietato attaccare un governo quando il suo presidente viene ferito? Che quando il presidente del consiglio è in clinica non si può criticare la decisione di chiedere la fiducia sulla finanziaria? Che dal momento dell'orrendo gesto del lancio del duomo il partito del presidente del consiglio deve ricompattarsi?

Oppure è l'effetto del sangue toccato?

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Pistoia, un video da non pubblicare http://buffa.blogautore.repubblica.it/2009/12/04/pistoia-un-video-da-non-pubblicare/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2009/12/04/pistoia-un-video-da-non-pubblicare/#comments Fri, 04 Dec 2009 13:12:21 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/?p=519 pistoia1

Ieri sera, nelle redazioni dei giornali, si è molto discusso se pubblicare sui rispettivi siti il filmato sulle violenze ai bambini dell'asilo di Pistoia.

Fino a questo momento mi sembra che solo il TG1 e Sky ne abbiano divulgato una breve sintesi (senza nemmeno coprire i volti dei bambini). Il quotidiano il Tirreno ha scelto di non divulgare il video, ha messo in linea una galleria con quindici immagini ricavate dai filmati accompagnata da una dettagliata descrizione del video.

E' una scelta che, come tutte le decisioni prese mettendo insieme la propria sensibilità individuale con l'interesse pubblico alla diffusione di una notizia (o della sua documentazione come in questo caso) è opinabile. Ma io la condivido in pieno.

I filmati, che ho visto integralmente, sono raccapriccianti. C'è una persona con evidenti problemi mentali che abusa dei bambini, li picchia, li maltratta, li alimenta a forza.

Perché mettere in linea e rendere disponibile un video del genere?

Serve a denunciare un sistema diffuso negli asili italiani? No

Serve a denunciare persone che sono coperte dalle strutture per le quali lavorano? No

Serve a svilupare una coscienza sociale o civica? No

Serve a mettere a nudo il comportamento di una associazione criminosa? No

Insomma non siamo di fronte al video dell'omicidio di camorra o alle foto del cadavere di Stefano Cucchi.  Pubblicare il primo ha messo ulteriormente a nudo la ferocia della malavita organizzata e l'indifferenza della gente comune di fronte a episodi di tale violenza. Pubblicare le foto di Cucchi ha dato forza alla denuncia della famiglia del ragazzo.

Le due maestre  sono già in prigione e quel video servirà ai giudici per comminare le giuste pene. In rete quelle cose orrende non svolgono nessuna funzione, se non quella, forse, di soddisfare morbosi voyerismi.

Da leggere: La storia | il post di Massimo Russo

Da ascoltare: L'urlo della mamma

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In piazza contro il rischio Aventino http://buffa.blogautore.repubblica.it/2009/10/03/in-piazza-contro-il-rischio-aventino/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2009/10/03/in-piazza-contro-il-rischio-aventino/#comments Sat, 03 Oct 2009 02:13:32 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/?p=449 Sono negli Stati Uniti, a San Francisco, per rappresentare, accanto al suo direttore Luigi Vicinanza, il quotidiano dell'Abruzzo Il Centro. Il giornale è tra i finalisti di un importante premio, una sorta di Oscar del giornalismo online, e questa sera c'è la proclamazione dei vincitori.

Quindi non posso essere a Roma, a piazza del Popolo, insieme a tutti coloro che vogliono far sapere, con forza, quanto sono preoccupati, profondamente preoccupati, per quello che sta accadendo intorno a noi.

Ecco, per quello che può valere, lo faccio sapere qui.

Anche perché qualche sera fa un mio amico mi ha detto: "Vedi, io ho non ho mai capito l'Aventino, ho sempre considerato quei parlamentari come dei codardi. Ma in questi giorni ho provato quello che devono aver provato loro, perché anche a me è passata per la testa una brutta idea, quella di lasciar perdere, di non leggere più i giornali, non discutere, non incazzarmi e andarmene a coltivar patate. Tanto, mi è venuto da pensare, non c'è nulla da fare, solo aspettare che passi".

Oggi il "rischio Aventino" è il rischio peggiore. Ed è anche per questo che di manifestazioni come quella di oggi dovrebbero essercene ogni sabato.

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A me piacerebbe http://buffa.blogautore.repubblica.it/2009/07/13/a-me-piacerebbe/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2009/07/13/a-me-piacerebbe/#comments Mon, 13 Jul 2009 07:32:13 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/?p=402 bianchini

Io non ho motivi di dubitare che Luca Bianchini sia davvero lo stupratore seriale di Roma. Né ho ragioni di carattere politico, visto il suo ruolo nel Partito democratico, per difenderlo.

Però a me piacerebbe che quando un uomo viene arrestato per un qualunque delitto ci si ricordasse in ogni secondo che a stabilire la sua colpevolezza o la sua innocenza sarà un giudice.

A me piacerebbe che tutti noi, a cominciare da noi giornalisti, ci si ricordasse che l'arresto di una persona dopo un'indagine è solo il primo, importante passo, verso il processo.

A me piacerebbe che il rispetto di questi semplici principi non lo si ritenesse assolto utilizzando la parola "presunto" come una foglia di fico.

A me, infine, piacerebbe che tutti si pensasse, anche solo per un attimo, che una persona arrestata potrebbe essere innocente.

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Bisogno di giustizia http://buffa.blogautore.repubblica.it/2009/03/11/bisogno-di-giustizia/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2009/03/11/bisogno-di-giustizia/#comments Wed, 11 Mar 2009 17:09:50 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/2009/03/11/bisogno-di-giustizia/ Io non so chi sono gli stupratori della Caffarella e se è giusto che i due romeni siano stati scagionati. O, meglio, ho una mia opinione, ma qui non ha nessuna rilevanza.

Questa vicenda mi ha fatto però riflettere su un altro aspetto di questa brutta storia.

La cosidetta, e legittima, "pressione dell'opinione pubblica" ha fatto muovere gli investigatori con grande rapidità e pochi minuti dopo l'arresto dei due sospettati la notizia è arrivata come una saetta sul web seguita a ruota dalle foto dei "mostri" arrestati.

Pochi dubbi e molte certezze perché giustizia sembrava fatta.

Poi le cose sono andate diversamente, le prove non sono state univoche, la confessione ha vacillato e siamo ancora in attesa di conoscere la verità.

La riflessione è semplice. Quando quello che viene definito il bisogno di giustizia prende il sopravvento su elementari regole di prudenza e rispetto degli individui vuol dire che qualcosa non funziona nel rapporto tra i cittadini e le istituzioni. E che anche noi giornalisti abbiamo le nostre colpe.

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La gogna delle manette http://buffa.blogautore.repubblica.it/2009/01/27/la-gogna-delle-manette/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2009/01/27/la-gogna-delle-manette/#comments Tue, 27 Jan 2009 11:11:48 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/2009/01/27/la-gogna-delle-manette/ battisti1.jpg

E' giusto che un uomo, anche se condannato per omicidio, venga mostrato in pubblico con le manette ai polsi e che le foto finiscano sui giornali con i ferri in bella vista?

In rete se ne discute (qui, qui e qui) a proposito delle immagini di Cesare Battisti (nell'istantanea di oggi) ammanettato. Io dico no. Secco, senza appelli.

Un po' per fatto personale. Tanti anni fa mi è capitato di avere i ferri ai polsi, di venire ripreso e fotografato e di vedere pubblicate e trasmesse le mie immagini (la storia sintetica di quella vicenda la si può trovare qui alle date 9 e 11 marzo). Anche se sono stato ammanettato per aver fatto onestamente il mio mestiere garantisco che essere mostrato in quelle condizioni è una delle cose più brutte che possa capitare a un essere umano.

Un po' perché da allora (era il 1982) ad oggi la nostra cultura giuridica ha fatto molti passi avanti ed è stabilito per legge che è vietato pubblicare foto di persone ammanettate (Codice di procedura penale articolo 114, comma 6-bis) e così stabilisce anche un codice deontologico approvato dall'ordine dei giornalisti.

Un po' perché, anche senza fatti personali e leggi,  il semplice rispetto della dignità umana impone di far sparire le manette che arrivano in redazione. Quei ferri servono solo a impedire la fuga di un imputato o di un condannato. Non sono un segno di giustizia. Né possono essere utilizzati come una pena accessoria inflitta senza giudici e sentenze. Perché questo diventano i ferri mostrati in pubblico, stampati sui giornali, trasmessi dalle televisioni. Una pena accessoria che nessuno può comminare. A meno di non tornare ai tempi delle gogne.

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