Istantanea » Riforma elettorale http://buffa.blogautore.repubblica.it Just another Blogautore.repubblica.it weblog Wed, 11 Jul 2018 15:14:30 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=3.8.27 Un grande pollaio http://buffa.blogautore.repubblica.it/2017/09/23/un-grande-pollaio/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2017/09/23/un-grande-pollaio/#comments Sat, 23 Sep 2017 09:03:17 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/?p=2655 Questa volta mi rifiuto di studiare la nuova proposta elettorale, quella chiamata Rosatellum bis. Ha tutto il sapore di un pacchetto di regole studiato solo per non scontentare i partiti che dovrebbero approvarlo: favorisce le coalizioni, prevede un fiorellino all'occhiello di "democrazia diretta" (i collegi uninominali), garantisce la nomina diretta della maggior parte dei parlamentari...

Se studiassi il Rosatellum bis accetterei ancora una volta le regole di un gioco che non mi piace. Quello che va avanti da anni, che è passato attraverso altre proposte di legge elettorale e  soprattutto attraverso la fallita riforma della Costituzione. E' il gioco imposto da chi vuole rifare le regole per rinsaldare il proprio potere senza guardare oltre lo spazio di una legislatura. C'ha provato Matteo Renzi, ci prova adesso un gruppo più vasto di forze politiche, ci proverebbero gli stessi Cinquestelle se trovassero il loro tornaconto diretto e immediato.

Servirebbe, in questo momento, una leadership politica di tutt'altro livello. Partendo dall'analisi degli attuali schieramenti bisognerebbe costruire delle norme elettorali capaci di garantire un'adeguata rappresentanza parlamentare dell'elettorato ma anche di spingere verso aggregazioni che diano stabilità di governo. E questo andrebbe fatto con grande abilità, trovando il giusto compromesso tra l'interesse delle forze attualmente presenti in parlamento e l'interesse del paese nei prossimi decenni.

La politica è questa. Altrimenti, se si cerca solo di vincere al prossimo giro, è come vivere in un grande pollaio.

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Effetto maggioritario http://buffa.blogautore.repubblica.it/2017/06/12/effetto-maggioritario/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2017/06/12/effetto-maggioritario/#comments Mon, 12 Jun 2017 11:55:53 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/?p=2628 E' naturale che nelle elezioni comunali si assista a una "bipolarizzazione" dello schieramento politico. E' la diretta conseguenza del sistema con il quale vengono eletti i sindaci, un sistema che spinge con forza verso l'aggregazione delle forze politiche per consentire al candidato di vincere al primo turno o di andare al ballottaggio. E' quello che accadrebbe anche a livello politico nazionale se per eleggere il parlamento avessimo, per esempio, un sistema a collegi uninominali più o meno puro.

Rischioso quindi trarre indicazioni frettolose dal voto dell'11 giugno. Anche perché ogni città, come sappiamo, fa storia a sé e in questa tornata elettorale questa banale affermazione è ancora più vera se si pensa  alle città più grandi andate alle urne: Palermo, Genova, Parma, Verona.

Tra le domande cruciali poste dal voto due riguardano i Cinque Stelle.  Hanno terminato la loro ascesa? E' iniziata la fase calante del movimento? Sinceramente non vedo elementi sufficienti per rispondere con ragionevolezza. E sarebbe miope da parte del centro sinistra e del centro destra dare il movimento per sconfitto.

Caso mai ci sarebbero da fare ulteriori riflessioni sulla legge elettorale con cui gli italiani dovranno scegliere il prossimo parlamento. Una legge proporzionale favorirebbe la "tripolarizzazione" di cui si è finora discusso. Una legge maggioritaria favorirebbe fenomeni come quelli dell'11 giugno, la "bipolarizzazione" dello schieramento politico. Le leggi elettorali non possono certo far cambiare idea agli elettori. Ma hanno la straordinaria forza di incanalare la volontà popolare, di farla diventare, o meno, forza di governo.

Anche dopo l'11 giugno, quindi, la partita è sempre la stessa. Stabilire le regole per le prossime politiche. Il voto amministrativo, caso mai, ha mischiato le carte e ha fornito ai giocatori, e agli elettori, la visione plastica degli effetti di un sistema  capace di spingere le forze politiche ad aggregarsi.

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Il rischio tedesco http://buffa.blogautore.repubblica.it/2017/05/30/il-rischio-tedesco/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2017/05/30/il-rischio-tedesco/#comments Tue, 30 May 2017 08:20:53 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/?p=2625 export.1.1446243.jpg--_ecco_come_ho_finanziato_le_cene_a_renzi_e_berlusconi__Siamo al martedì successivo alle prossime elezioni, quelle che si svolgeranno con il sistema elettorale sul quale i quattro maggiori partiti sembrano ormai d'accordo. Il cosiddetto "sistema tedesco" adattato, sostanzialmente un proporzionale più o meno puro.

Il primo partito (dicono alcuni degli ultimi sondaggi) è il Pd, un po' come, nei primi 50 anni o quasi della Repubblica italiana, era la Democrazia cristiana. Il presidente della Repubblica, verosimilmente, inizia le consultazioni, quell'antico rito che vede sfilare al Quirinale ex capi di Stato e delegazioni di partito per poi dare l'incarico al leader del partito vincitore, Matteo Renzi.

Renzi accetta con riserva, fa anche lui le sue consultazioni e poi torna sul Colle per sciogliere la riserva perché ha trovato un accordo con Forza Italia per formare un governo di coalizione. Così due partiti che si sono combattuti per più di vent'anni, due partiti che dovrebbero incarnare due concezioni opposte della vita pubblica, dello sviluppo, dei rapporti sociali, si ritrovano a governare insieme. Ma almeno, si potrebbe pensare, sarà uno stabile governo capace di durare una legislatura. Invece no, perché sarà un governo esposto ai venti parlamentari, ai cambi di casacca, ai piccoli gruppi che si potranno formare acquistando forza e potere attraverso la capacità di essere decisivi per le sorti della maggioranza.

Questo scenario non muterebbe molto se il partito più votato dovesse essere il Movimento 5 stelle. Cambierebbero gli attori dell'accordo di governo, ma ci si muoverebbe sullo stesso palcoscenico e con lo stesso copione.

Quindi crisi di governo durante la legislatura sempre dietro l'angolo come ai vecchi tempi,  quelli che quasi tutti gli italiani speravano non tornassero più.

E questo anche perché, come in molti hanno osservato in questi giorni, è bene ricordare che al sistema tedesco che si sta per adottare manca un requisito essenziale e impossibile da inserire perché è materia costituzionale. La "sfiducia costruttiva", quella formula magica che consente ai cancellieri tedeschi di restare alla guida del paese per tutta la legislatura. In poche parole il Bundestag può sfiduciare il cancelliere solo se, contemporaneamente, ne nomina un altro.

Ci piace questo scenario? A me, devo essere sincero, proprio no. Mi sembra che ci si stia preparando a correre un brutto rischio, il rischio tedesco, appunto, che, però, di tedesco non ha nulla

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Il gioco dell'oca http://buffa.blogautore.repubblica.it/2017/02/02/il-gioco-delloca/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2017/02/02/il-gioco-delloca/#comments Thu, 02 Feb 2017 10:12:23 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/?p=2595 IMG_2838Ricordate il gioco dell'oca? C'era una casella che faceva tornare all'inizio, quella dello scheletro. Ecco, quando, parlando di legge elettorale, si evoca il "proporzionale puro" mi sembra di stare per cadere nella casella dello scheletro, la casella 58.

Formare, come si sta ipotizzando, Camera e Senato con il proporzionale puro (se nessun partito arriva al 40 per cento e si prende il premio di maggioranza) vorrebbe dire tornare a 25 anni fa, al 1992. In quell'anno venne eletto, per l'ultima volta, un parlamento con la vecchia legge proporzionale. Quella di fatto abbattuta dal "referendum Segni". Quella, per capirsi, della cosiddetta Prima Repubblica, dei governi di coalizione, delle infinite trattative, delle elezioni nelle quali tutti "vincevano" o "tenevano" e nessuno perdeva. Insomma di tutto quello che abbiamo voluto lasciarci alle spalle cercando una via italiana all'alternanza, alla certezza del vincitore delle elezioni, alla stabilità dei governi.

Il proporzionale è oggi il sistema che può mettere tutti d'accordo perché, sulla carta, non condanna o non promuove nessuno. Tutti i partiti, grandi e  piccoli, possono aspirare a governare. Tutti dovranno pensare, persino i Cinquestelle, ai possibili futuri alleati. Perché una cosa è chiara. Se nessun partito raggiungerà l'eventuale premio di maggioranza (conquistando un altissimo 40 per cento dei voti) si sarà caduti nella casella dello scheletro. Si tornerà agli incarichi esplorativi, si assisterà alla formazione di alleanze non scelte dagli elettori, si avranno governi che si reggono, magari, sul voto essenziale di piccole formazioni...

Anche se l'Italia è stata governata così per quasi 50 anni io non vorrei vedere questo ritorno al passato. Sarebbe, da parte della classe politica e quindi anche da parte nostra che l'abbiamo scelta, un drammatica dichiarazione di fallimento.

Per cui da oggi, per quello che può valere, dire "No al proporzionale" equivale a mantenere il desiderio e la forza di guardare al futuro. Con coraggio.

 

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Nessuna delega in bianco http://buffa.blogautore.repubblica.it/2015/05/10/nessuna-delega-in-bianco/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2015/05/10/nessuna-delega-in-bianco/#comments Sun, 10 May 2015 09:18:02 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/?p=2423 La legge elettorale fortemente voluta dal governo di Matteo Renzi non è la migliore delle leggi possibili. E' frutto di numerosi compromessi e consegna solo in parte, agli elettori, la vera scelta dei propri rappresentanti. Ma ha una qualità che in Italia inseguiamo da sempre. Allo spoglio dell'ultima scheda del primo turno o dell'eventuale ballottaggio sapremo con certezza chi guiderà il paese per i successivi cinque anni. Avremo così un presidente del Consiglio che, di fatto, sarà eletto direttamente dal popolo e che, proprio da questa investitura, trarrà la sua forza maggiore.

Una legge elettorale, quindi, che incide profondamente sulla forma di governo e quindi sul delicato sistema di equilibrio tra poteri dello Stato. L'esperienza delle democrazie occidentali insegna che più aumenta il potere consegnato all'esecutivo e alla maggioranza che lo sostiene, più deve aumentare il sistema di contrappesi e garanzie. Non per ostacolare l'azione di governo ma per tenerla nei giusti binari delle regole democratiche. La delega in bianco a governare, in democrazia, non la si consegna a nessuno.

Per questo la partita cruciale sul nostro futuro si giocherà intorno alla complessa riforma costituzionale che, tra le altre cose, abolisce il bicameralismo perfetto e il Senato elettivo. E' in quella sede che dovrebbe prendere corpo un riequilibrio tra poteri che, nel testo licenziato dalla Camera, non c'è.

Qualche esempio per capirsi.

  • Un Senato composto da senatori a mezzo tempo (dovrebbero essere consiglieri regionali e sindaci) non potrà avere lo stesso impegno di un ugual numero di senatori a tempo pieno, magari eletti con un sistema proporzionale puro per garantire una rappresentanza completa e omogenea. E per non spendere di più si potrebbe ridurre il numero dei componenti della Camera: se cento sono i senatori eletti, cento deputati in meno.
  • Un Senato così composto (o anche quello non elettivo, ma sicuramente in modo meno efficace) dovrebbe essere di dotato di poteri più incisivi su almeno due questioni: la nomina dei giudici costituzionali (il testo attuale prevede che il Senato ne possa nominare solo due su quindici) e il potere di inchiesta (fino a oggi limitato alle sole questioni "concernenti le autonomie territoriali").
  • L'elezione del presidente della Repubblica, che rappresenta l'unità nazionale ed è il massimo organo di garanzia del paese, dovrebbe avvenire su una base  più larga di quella attualmente prevista (seicentotrenta deputati la cui forte maggioranza sarà di un unico partito e cento senatori) proprio per evitare che una maggioranza formatasi attraverso un generoso premio si aggiudichi anche la massima carica dello Stato.

 

Possono sembrare ritocchi secondari. Interventi di questi tipo sono invece essenziali per creare un  efficiente ma equilibrato assetto istituzionale.

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La barricata http://buffa.blogautore.repubblica.it/2014/06/27/la-barricata/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2014/06/27/la-barricata/#comments Fri, 27 Jun 2014 11:40:35 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/?p=2270 Si stringono i tempi sulle riforme del nostro impianto istituzionale: Senato e legge elettorale. E questa è una buona notizia.

Ma aumentano anche i dissensi sulla "non elettività" del Senato, la "fronda" trasversale, interna ai partiti, che vede sulla stessa, provvisoria sponda, tra gli altri, Vannino Chiti Augusto Minzolini.

Io, in tutta sincerità e come ho già avuto modo di osservare, non capisco perché la "non elettività" stia diventando un barricata da difendere quasi a ogni costo. Per risparmiare? Per fare un taglio di costi chiaro e visibile da tutti? Può darsi. Ma ancora nessuno ha spiegato con adeguata chiarezza perché non possa essere seguita un'altra e, a mio avviso, più efficiente strada.

Oggi abbiamo 630 deputati e 315 senatori (più quelli a vita nominati dal presidente della Repubblica) per un totale di 945 parlamentari eletti. La proposta del governo Renzi, se dovesse essere approvata, lascerebbe i 630 deputati eletti direttamente a cui andrebbe aggiunto  il centinaio di senatori senza indennità ed eletti da consigli comunali e regionali ma che sempre a degli uffici dovrebbero appoggiarsi per svolgere il loro lavoro.

Se noi immaginassimo un parlamento eletto direttamente e composto da 400 deputati e 100 senatori (non rieleggibili) avremmo un minor numero complessivo di parlamentari (130 in meno con conseguente, significativo risparmio) e una maggiore teorica efficienza  di una Camera meno pletorica (cosa farebbero mai 400 deputati meno di di 630?) e di un Senato composto da senatori a tempo pieno.

Quanto ai poteri mi sembrano corretti quelli previsti dalla riforma governativa. Anche se cento senatori a tempo pieno e non rieleggibili potrebbero esercitare una incisiva funzione di controllo sugli atti governativi e avere forti poteri di inchiesta. Il che potrebbe non essere secondario in un sistema che sta prevedendo, come è giusto che sia, una legge elettorale che assegni a un'unica camera una maggioranza capace di esprimere un governo stabile e con maggiori poteri dell'attuale.

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Carte http://buffa.blogautore.repubblica.it/2014/01/21/carte/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2014/01/21/carte/#comments Tue, 21 Jan 2014 12:03:28 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/?p=2119 Berlusconi Silvio è tornato al centro della scena politica italiana.

Non ci possono essere dubbi sul fatto che sia questo uno degli effetti, per me perverso, per altri positivo, della fulminea azione di Matteo Renzi.

Ed è facile pronosticare, leggendo le simulazioni fatte sulla legge elettorale Renzi-Berlusconi (perché così va chiamata), che un altro effetto di quello che è accaduto in questi giorni sarà (in un modo o nell'altro) un riaccorpamento, sotto la potente ala berlusconiana, delle forze del centro destra, a cominciare dalla neonata formazione di Angelino Alfano.

Insomma. Quello che sta accadendo ha più il sapore di una partita di poker che di un confronto politico. E' come se Renzi e Berlusconi si fossero detti: "Facciamo in modo di giocarcela tra di noi: chi vince prende tutto, chi perde sparisce". Il che non è di per sé negativo, è comunque un tentativo, forse il più concreto di sempre, di fare chiarezza e rendere il paese governabile.

Tra oggi e il giorno dell'epilogo la partita va tutta giocata, vanno date le carte. Quindi tanto vale entrare nel merito.

Di un particolare della legge elettorale, non secondario, ma quasi decisivo non ho sentito parlare. La possibilità, per un candidato, di presentarsi in più collegi. Come sappiamo le liste sono "corte" e quindi ha molto peso la qualità del singolo aspirante deputato. Immaginiamo che Berlusconi Silvio si presenti in tanti dei 110 collegi previsti. L''effetto sul risultato sarebbe decisamente inquinato perché la presenza del leader farebbe scomparire la rilevanza degli altri candidati e si tornerebbe a un parlamento di nominati. Stessa cosa varrebbe, ovviamente se fosse Matteo Renzi a  candidarsi in più collegi. Si andrebbe a uno scontro solo tra leader e a un parlamento scelto non dagli elettori ma dagli stessi leader.

Ho estremizzato gli effetti, sono arrivato quasi a un paradosso, ma è per cercare di rendere l'idea della rilevanza della questione. E auspicare che non ci si possa candidare in più di un collegio.

Aggiornamento

Il testo presentato oggi, 22 gennaio, in commissione, vieta esplicitamente le candidature multiple.

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Questa è la carrozza http://buffa.blogautore.repubblica.it/2014/01/15/questa-e-la-carrozza/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2014/01/15/questa-e-la-carrozza/#comments Wed, 15 Jan 2014 10:59:20 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/?p=2115 Leggo sull'Huffington Post che il segretario del Pd Matteo Renzi, dopo una serie di contatti e trattative, avrebbe avuto una lunga telefonata con Berlusconi Silvio per parlare soprattutto di legge elettorale. E che il capo di Forza Italia si sarebbe detto disponibile a discutere di "sistema spagnolo" e/o "Mattarellum modificato", non del "doppio turno alla francese".

Confesso che la cosa mi preoccupa perché mi riporta al passato. Ai giorni in cui Massimo D'Alema sottoscrisse il cosiddetto patto della crostata che ebbe come unico e, per una buona parte degli italiani, drammatico effetto di rimettere le ali a Berlusconi .

Certo. I tempi sono diversi, la storia sicuramente suggerisce cautela, Renzi ha dichiarato obiettivi chiari e condivisibili.

Ma mi chiedo: non sarebbe meglio trovare un accordo con le forze che attualmente costituiscono la maggioranza di governo e poi dire a chi sta all'opposizione (cioè, essenzialmente Forza Italia e Cinque Stelle): questa è la carrozza, ci volete salire? E se si dovesse  arrivare a una proposta di legge elettorale che piace a Berlusconi Silvio ma non al Nuovo centro destra di Angelino Alfano non si darebbe soltanto nuovo ossigeno a un Berlusconi che dovrebbe avere, come principale impegno del proprio futuro, solo quello di scontare la pena inflittagli per frode fiscale?

 

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Due pilastri http://buffa.blogautore.repubblica.it/2013/12/04/due-pilastri/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2013/12/04/due-pilastri/#comments Wed, 04 Dec 2013 11:50:41 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/?p=2085 Fa bene leggere, come si legge stamattina su Repubblica, che, all'interno del centro sinistra, si sta delineando un accordo sulle riforme istituzionali. Accordo che coinvolgerebbe sia la nuova formazione guidata da Alfano, sia Scelta civica e che quindi, sulla carta, potrebbe contare sulla maggioranza necessaria per procedere rapidamente.
E fa ancora meglio leggere che i due pilastri su cui si reggerebbe l'accordo sarebbero la scomparsa del Senato così com'è attualmente (e con lui, quindi, del nefasto bicameralismo perfetto) e una legge elettorale a doppio turno.
Superare l'attuale bicameralismo eviterebbe l'effetto "diversa maggioranza" tra due rami del Parlamento che hanno eguali poteri (con l'effetto paralizzante che ne deriva) e sarebbe un prerequisito per snellire, e di molto, il processo di formazione delle leggi.
Una legge elettorale a doppio turno consente, in linea di principio, una naturale ed efficace aggregazione tra forze politiche e una più chiara e inequivocabile individuazione del vincitore.
I due pilastri combinati insieme dovrebbero consentire alcune cose semplici, ma essenziali, che al nostro paese mancano da sempre: stabilità dell'azione di governo, rapidità dei percorsi legislativi, alternanza politica.
C'è solo da sperare che non siano, ancora una volta, fuochi fatui.
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La Seconda Repubblica http://buffa.blogautore.repubblica.it/2013/06/04/la-seconda-repubblica/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2013/06/04/la-seconda-repubblica/#comments Mon, 03 Jun 2013 22:46:52 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/?p=1895 Siamo ancora nella Prima Repubblica, quella nata nel 1948 e che negli ultimi vent'anni ha attraversato fasi politiche che ne hanno in parte snaturato la struttura lasciando però sostanzialmente intatto l'impianto generale. Quella che dovremmo costruire è la Seconda Repubblica, sperando che tenga per i prossimi 50-70 anni.

Allora non cominciamo dalla testa, consolidando ciò che è in gran parte all'origine dei mali dell'ultimo ventennio. Ha infatti ragione  Guglielmo Epifani a dire che in Italia, tolto il Pd, ci sono solo partiti "personali" e che i "partiti personali sono per definizione partiti antidemocratici, che rispondono al capo, vivono del leader e muoiono con il leader".

Quindi, per favore, non parliamo di elezione diretta del Capo dello Stato, di semipresidenzialismo alla francese. Forme di governo teoricamente di grande efficienza ma che, se si condivide l'analisi di Epifani,  potrebbero agevolare la nascita o il consolidamento di "partiti personali" favorendo quindi la deriva antidemocratica cui fa indirettamente riferimento il segretario del Pd.

Parliamo invece di togliere al nostro sistema le rigidità imposte ai costituenti dalla situazione di allora, di rivedere le mille cautele istituzionali inserite in Costituzione  per sbarrare la strada a qualunque totalitarismo di ritorno.

Per fare questo si possono scegliere diverse strade, ma ci sono tre o quattro cose che tutti dicono di voler fare ma nessuno ha mai fatto e che invece sarebbero solidi mattoni di una Seconda Repubblica. Eccone solo alcune, e non sono banalità.

Dimezzamento del numero dei parlamentari.

Eliminazione del bicameralismo perfetto (doppia approvazione delle leggi) e creazione di un Senato delle Regioni o comunque di un Senato che abbia competenza solo su materie specifiche.

Rafforzamento dei poteri del presidente del Consiglio.

Corsie privilegiate e veloci per i disegni di legge del governo.

Poi la riforma elettorale.

Una nuova legge è, in qualche modo, la premessa e la conclusione di un accordo sulle riforme istituzionali. Anche ai tempi della Bicamerale di D'Alema fu il vero nodo, sciolto il quale sembrò che tutto potesse andare a posto.

La legge elettorale che può dare vita alla Seconda Repubblica è, a mio avviso,  quella capace di favorire l'aggregazione tra le forse politiche e facilitare l'individuazione del vincitore, di chi dovrà governare il paese.

Personalmente ho sempre pensato che le elezioni con il collegio uninominale a doppio turno siano la soluzione migliore. Ma altre ce ne sono che portano a risultati simili. Cioè alla scelta, chiara e univoca, della coalizione che esprimerà il capo del governo.

Quanto al presidente della Repubblica è bene che per il momento resti lì. Eletto dal più ampio schieramento possibile di grandi elettori (magari diversamente scelti) ma con una funzione di garanzia e di punto di equilibrio dell'intero sistema. Una funzione che mi sembra a tutt'oggi preziosa ed essenziale.

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