Istantanea » Matteo Renzi http://buffa.blogautore.repubblica.it Just another Blogautore.repubblica.it weblog Wed, 11 Jul 2018 15:14:30 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=3.8.27 Renzi, fai un bel viaggio http://buffa.blogautore.repubblica.it/2018/04/30/renzi-fai-un-bel-viaggio/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2018/04/30/renzi-fai-un-bel-viaggio/#comments Mon, 30 Apr 2018 16:14:29 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/?p=2713

"Chi ha perso non può governare". L'ha detto l'ex segretario del  Partito democratico Matteo Renzi in televisione, a Che tempo che fa. E, in linea di principio, ha ragione. Ma dovrebbe dirlo soprattutto a se stesso: chi ha perso non può governare il paese, ma nemmeno il secondo partito del paese (com'è, almeno fino a  questo momento, il Pd). Non lo può governare formalmente, ma nemmeno informalmente, condizionandone la vita come Renzi sta facendo, andando in televisione a dettare la linea.

Matteo Renzi, come segretario del Pd, ha perso. Ha perso davvero, ha spinto il partito al suo minimo storico. Poco importa ragionare se la colpa sia o meno tutta sua. Renzi era il segretario, Renzi ha perso, Renzi deve rientrare nei ranghi. Non dettare linee, non parlare come se fosse ancora il segretario del partito. Potrebbe fare un lungo viaggio come Alessandro Di Battista. O starsene seduto sul suo seggio senatoriale aspettando le indicazioni di voto del partito. Farebbe bene a se stesso e a quello che resta del Pd.

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Nessuna rassegnazione http://buffa.blogautore.repubblica.it/2018/03/05/nessuna-rassegnazione/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2018/03/05/nessuna-rassegnazione/#comments Mon, 05 Mar 2018 18:21:36 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/?p=2702 Un italiano su tre oggi può dire che sta, come si dice, toccando il cielo con un dito. Sono gli elettori dei Cinque Stelle che chiedono al battaglione di parlamentari che hanno eletto di cambiare l’Italia come promesso. Un altro bel po' di italiani, quelli che hanno dato la loro fiducia a Matteo Salvini, si aspettano che la loro spinta porti la Lega alla guida del paese.

Un italiano su quattro, uno più uno meno, sta invece ricacciando in gola l’acido della sconfitta. Sconfitta dura e amara, storica. Del Pd ma anche di chi pensava di diventarne un'alternativa credibile (Liberi e uguali). Una sconfitta così dura e amara da avere il sapore di una dissoluzione prossima ventura. Un sapore che può generare un sentimento autodistruttivo, quello della rassegnazione.

Ecco. Nessuna rassegnazione. Dovrebbe essere questa la parola d'ordine di questo quarto scarso di elettorato.

Il centro sinistra dovrebbe ripartire dal 4 marzo come si riparte dopo una sconfitta di così grandi dimensioni, con una profonda e spietata autocritica (meglio se Matteo Renzi, annunciando le proprie dimissioni, l'avesse iniziata in modo deciso). Poi, sulla base dei risultati dell'autocritica, andrebbe costruito un gruppo dirigente credibile e capace di gestire il partito in modo opposto rispetto a Renzi.

Unire, non dividere. Aggregare forze e consensi. Cercare e trovare punti d’incontro tra tutte le anime di chi si riconosce in quell’idea di sinistra moderna e giusta che è stata il principio fondante del Partito democratico e del sogno che ha incarnato per milioni e milioni di italiani.

E fare quello che in questi anni è più mancato: tornare in mezzo alla gente, rimettersi in gioco sul territorio, riconquistare gli spazi sociali da troppo tempo abbandonati e mai compresi fino in fondo, occuparsi delle fasce più deboli e sfruttate della nostra comunità, affrontare senza riserve ideologiche la "questione sicurezza", parlare il linguaggio di tutti non solo quello delle elite.

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Maggioranza silenziosa? No, grazie http://buffa.blogautore.repubblica.it/2016/11/15/maggioranza-silenziosa-no-grazie/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2016/11/15/maggioranza-silenziosa-no-grazie/#comments Tue, 15 Nov 2016 11:31:11 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/?p=2578 renziMatteo Renzi sta usando sempre più spesso il termine "maggioranza silenziosa" per individuare gli italiani che, secondo lui, se ne stanno in silenzio, ma poi voteranno si al referendum. Beh, molti degli italiani che hanno qualche anno sulle spalle potrebbero davvero irritarsi a essere individuati come "maggioranza silenziosa". In Italia la maggioranza silenziosa, un movimento nato nel 1971, era un misto di qualunquismo, postfascismo e anticomunismo che prese le mosse dalla paura delle piazze rosse, dalla paura del 68. C'è chi potrebbe rispondere a Renzi: "Maggioranza silenziosa a me? In silenzio ti mollo un no, caro Matteo".

Speriamo però che la gran quantità di errori e scivolate accumulate in questa lunga campagna referendaria dal presidente del consiglio (a iniziare dal padre di tutti gli errori: "Se vince il no me ne vado") si perdano per strada e, al momento di votare, ciascuno di noi abbia ben chiaro quello che è in gioco.

Non la vita o la morte. Non il sole o il diluvio universale. Ma cose ben precise e che, purtroppo, più passa il tempo meno sono collegate al merito della riforma che siamo chiamati a votare.

 

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De Gaulle e Renzi http://buffa.blogautore.repubblica.it/2016/08/07/de-gaulle-e-renzi/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2016/08/07/de-gaulle-e-renzi/#comments Sun, 07 Aug 2016 08:35:53 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/?p=2546 degaullematteo-renzi

Rileggiamo insieme una pagina importante della storia recente della Francia.

1969. Presidente francese è Charles De Gaulle, l'uomo della guerra contro i tedeschi e il fondatore della Quinta Repubblica. Va a referendum una riforma costituzionale da lui fortemente voluta e che riguarda Senato e Regioni, due temi che sono parte cruciale anche della riforma costituzionale su cui in autunno saranno chiamati a votare gli italiani.

De Gaulle affida il proprio futuro politico all'approvazione di quella nuove regole e in uno storico discorso del 26 aprile 1969 dice testualmente: "..si je suis désavoué par une majorité d'entre vous...je cesserai aussitôt d'exercer mes fonctions" (Se verrò sconfessato da una maggioranza di voi... cesserò immediatamente di esercitare le mie funzioni).

Il referendum diventa così un voto pro o contro De Gaulle e il generale ne esce sconfitto. Dieci minuti dopo la mezzanotte del 28 aprile annuncia che cessa di esercitare le funzioni di presidente della Repubblica e che questa decisione avrà effetto alle ore 12 dello stesso giorno. Così si ritirò dalla scena politica l'uomo che aveva ricostruito e disegnato la Francia post-bellica.

Anche l'attuale presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, ha puntato tutto sulla riforma costituzionale su cui andremo a votare nel prossimo autunno. Il 20 gennaio 2016, in Senato, ribadì che "nel caso in cui perdessi il referendum considererei conclusa la mia esperienza politica".

Ecco. In politica i paragoni, spesso, possono risultare azzardati. Ma se Renzi avesse letto (o riletto, o ricordato) cosa accadde in quel passaggio della politica francese forse ne avrebbe potuto trarre qualche monito. Per se stesso, ma anche per il nostro paese.

(Qui sotto i discorsi di De Gaulle e Renzi)

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Il giovane vecchio http://buffa.blogautore.repubblica.it/2016/06/08/il-giovane-vecchio/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2016/06/08/il-giovane-vecchio/#comments Wed, 08 Jun 2016 07:47:11 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/?p=2526 Matteo-RenziA Matteo Renzi è riuscita un'operazione eccezionale. In un paio d'anni da giovane che era è diventato vecchio, quasi da rottamare anche lui.

I giovani-giovani e le periferie delle grandi città hanno votato Cinque stelle.

Chi dà maggior credito al Pd, stando alle analisi di voto, sono gli anziani più agiati.

Il Pd non è più, o quasi non è più, il primo partito.

La risposta più forte di Renzi, a tutto questo, sembra, a tutt'oggi, quella di rinnegare l'alleanza con Denis Verdini. Altro che Prima Repubblica, come si dice in questi casi...

Un processo involutivo inarrestabile?

No, a patto che...

A patto che il Pd  torni a essere quello che non è da tempo. Un partito (o un movimento) capace di vivere dove vivono gli italiani. Non chiuso nei suoi palazzi.

A patto che il Pd non sia, e non dia più di sé, l'immagine di un partito di un uomo solo.

A patto che il Pd riesca a non togliere aria e forza a tutte le anime che cercano di convivere al suo interno.

 

 

 

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Frasi da non pronunciare http://buffa.blogautore.repubblica.it/2016/01/12/frasi-da-non-pronunciare/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2016/01/12/frasi-da-non-pronunciare/#comments Tue, 12 Jan 2016 21:26:11 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/?p=2480 renziUna frase pronunciata da Matteo Renzi durante un'intervista a Repubblica tv è una frase che un leader politico non dovrebbe mai pronunciare.
"Se perdo sulle riforme lascio la politica", ha detto.
Questo vuol dire caricare il voto al referendum confermativo della legge che modifica la nostra costituzione di un valore del tutto diverso.

Non più approfondita analisi di merito di quello che cambia davvero la legge che ridisegna la nostra democrazia parlamentare. Non più confronto su quel che è bene e su quel che è  male.
Ma scontro radicale e definitivo. Sulla persona, sulla leadership: o con me o contro di me.

Un leader politico che vuole guidare a lungo un paese democratico dovrebbe convincere la maggioranza del paese che le sue riforme sono quelle giuste, che il paese che vuole ridisegnare e' un paese migliore.
Se tutto si riduce a un "O mi votate o me ne vado" siamo a una prova di forza che mal si concilia con il clima in cui dovrebbe crescere una sana democrazia parlamentare.

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Renzi diverso da Berlusconi http://buffa.blogautore.repubblica.it/2015/07/19/renzi-diverso-da-berlusconi/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2015/07/19/renzi-diverso-da-berlusconi/#comments Sun, 19 Jul 2015 16:42:38 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/?p=2439
civati

Foto del giorno per Pippo Civati, fondatore di "Possibile", mentre dice che "quella di Renzi non è più neppure un'evoluzione del berlusconismo, è Berlusconi".

E' vero che in politica si può dire tutto e il contrario di tutto, che le esagerazioni sono lecite, che si può esemplificare al massimo per farsi capire.

E' vero che non è difficile ravvisare in certi comportamenti di Matteo Renzi tecniche di comunicazione di stampo berlusconiano.

E' vero che non è difficile intuire nell'azione di Renzi la voglia di diventare un asso pigliatutto, capace di puntare dritto al proprio tornaconto e alla propria immagine.

Ma da qui a dire che Renzi è Berlusconi ce ne corre. Non foss'altro perché manca quella eccezionale forza corruttiva degli usi e costumi che di Berlusconi è stata ed è la caratteristica più spiccata e pericolosa.

 

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Uno slogan sfortunato http://buffa.blogautore.repubblica.it/2015/03/29/uno-slogan-sfortunato/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2015/03/29/uno-slogan-sfortunato/#comments Sun, 29 Mar 2015 14:07:59 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/?p=2407 La piazza, si sa, richiede frasi secche e slogan forti.

La piazza, si sa, vuole essere stimolata ed eccitata.

Però dire che Matteo Renzi è peggio di Silvio Berlusconi, come ha detto Maurizio Landini a Roma è, semplicemente, un'affermazione falsa. E anche pericolosa.

Falsa perché oggi Renzi (con i suoi eccessi, il suo personalismo, i suoi errori e, anche, con l'antipatia che suscita in molti) sa comunque di buono. E forse, di lui, si percepisce soprattutto il buono proprio perché è entrato a palazzo Chigi dopo vent'anni di berlusconismo (e di sinistra inconcludente). Qualche volta, è vero, Renzi ricorda, Berlusconi. Per la ricerca continua della chiarezza comunicativa, per l'egocentrismo, per l'ansia da prestazione... Ma Berlusconi non era solo questo. Le sue non riforme hanno portato il paese sull'orlo del baratro. La "cultura" diffusa dai suoi comportamenti e dalle sue aziende ha nuovamente sdoganato furbi e furbetti, corrotto in modo duraturo e sottile interi pezzi di generazioni, ricacciato indietro quel che di positivo c'era da raccogliere dopo gli anni di Mani pulite. Qualcuno può obiettivamente sostenere che Renzi stia facendo qualcosa del genere? Penso proprio di no perché sta andando in una direzione esattamente opposta.E non c'è bisogno di essere "renziani" per esserne convinti.

L'affermazione che Renzi è peggio di Berlusconi è poi pericolosa perché rischia di costruire uno dei pilastri di Coalizione socialei sulla sabbia dell'essere "contro" e dell'anatema, sabbia sulla quale la sinistra italiana si è arenata non so quante volte.

Speriamo quindi che quello di Landini resti lo slogan sfortunato di un bel sabato. Si, bello. Perché quando le strade si riempiono di persone che vogliono vivere meglio e lo dicono con civiltà e con forza ne hanno tutti da guadagnare.

Anche Matteo Renzi

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No, non è la Dc http://buffa.blogautore.repubblica.it/2014/05/27/no-non-e-la-dc/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2014/05/27/no-non-e-la-dc/#comments Tue, 27 May 2014 13:01:04 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/?p=2239 Il Partito democratico è la nuova Democrazia cristiana? E' il nuovo grande partito dell'italiano medio un po' cattolico, un po' conservatore, un po' pauroso del cambiamento, un po' di sinistra ma poco poco, un po' di destra ma poco poco?

Senza avventurarsi in paralleli storici complessi, e anche inutili tanto sono differenti le situazioni, penso si possa rispondere tranquillamente no, il Pd non è la nuova Dc.

I progetti del segretario-presidente del consiglio hanno un così forte contenuto di cambiamento, in Italia e in Europa, che è difficile trovare qualcosa di appena simile nei decenni di dominio dc.

Matteo Renzi non difende l'esistente, ma indica cosa e come va modificato con precisione e con grande energia. Viene addirittura accusato di fare programmi troppo densi e con tempi impossibili, esattamente l'opposto di quello che faceva la Dc. E non è, almeno fino a questo momento, il terminale di interessi consolidati che devono essere protetti.

Certo, tra chi ha votato Pd ci sono sicuramente uomini e donne che l'ultima volta hanno fatto il segno sul nome di Berlusconi o anche di Grillo. E questa capacità dimostrata da Renzi di attrarre voti dai settori più disparati è uno degli elementi principali a favore della tesi Pd=Dc.

Ma invece dimostra l'opposto. Dimostra cioè che una buona fetta di elettorato si sente rassicurata e da fiducia a chi vuole mettere mano alla costituzione, combattere i privilegi, incidere radicati bubboni, lottare per una diversa Europa.

Non è un ritorno della Dc, ma una stagione nuova dove tutto è rimescolato e che è stata aperta da un voto inequivocabile: la maggioranza del paese vuole davvero cambiare le cose. Sembra una frase generica e retorica, ma non lo è.

 

 

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Del valore del cambiamento http://buffa.blogautore.repubblica.it/2014/04/13/del-valore-del-cambiamento/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2014/04/13/del-valore-del-cambiamento/#comments Sun, 13 Apr 2014 16:09:40 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/?p=2195 Matteo Renzi ha detto con parole molto chiare che chi non cambia e' di destra, rifacendosi cosi' a schemi di radici ottocentesche. La destra conserva, la sinistra cambia, guarda avanti, e' progressista.
Negli ultimi decenni, pero', le carte si sono un po' rimescolate. Silvio Berlusconi, per fare riferimento a un semplice esempio di casa nostra, era ed e' di destra ma ha chiesto e ottenuto voti "per cambiare".
Non me la sento quindi di sottoscrivere l'affermazione di Renzi. E' cosi' semplicistica da poter diventare fuorviante.
Direi piuttosto che il cambiamento e' elemento indispensabile di una buona politica. Ma non e', da solo, sufficiente a definire una politica "buona" e "di sinistra". In altre parole e' una condizione necessaria ma non sufficiente.
Quello che Renzi vuol cambiare va cambiato. Sta attaccando con energia e determinazione nodi aggrovigliati da lustri e lustri.
Ma attenzione a non vedere in chi vuole dire la sua e ragionare nel merito del cambiamento un nemico, uno di destra camuffato. Forse discutere con lui potrebbe far rallentare un po'. Ma se ne potrebbero anche ricavare benefici collettivi non da poco.

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