Istantanea » Gianni Trifirò http://buffa.blogautore.repubblica.it Just another Blogautore.repubblica.it weblog Wed, 11 Jul 2018 15:14:30 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=3.8.27 Il rullo confessore http://buffa.blogautore.repubblica.it/2009/11/18/il-rullo-confessore/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2009/11/18/il-rullo-confessore/#comments Wed, 18 Nov 2009 12:41:31 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/?p=496 Doziercucchi2

Tanti anni fa, era l'inizio del 1982, la polizia liberò a Padova il generale americano James Lee Dozier (foto di sinistra), rapito dalle Brigate rosse. Fu una brillante operazione che portò anche all'arresto di molti brigatisti.

Ma poi si cominciò a parlare di "torture": secondo voci non controllate i brigatisti arrestati erano stati "torturati" dalla polizia. Acqua e sale, elettrodi ai testicoli, sigarette spente sulla pelle...

Ecco perché mi è tornata una vicenda di tanti anni fa, perché di sigarette spente si parla anche adesso, nella tristissima vicenda di Stefano Cucchi (foto di destra).

Allora, nel 1982, il direttore dell'Espresso, Livio Zanetti mandò me, giovane cronista, a verificare le voci. Il cronista trovò i testimoni, i poliziotti (uno in particolare, Gianni Trifirò) che raccontarono davvero delle torture, dell'acqua e sale, delle sigarette spente.

Prima di scrivere l'articolo  Il rullo confessore (che mi portò anche in prigione per un paio di giorni) passai una notte a ragionare se era giusto quello che stavo facendo. Se cioè avrei fatto bene il mio mestiere gettando ombre su poliziotti che avevano rischiato la vita per arrestare i terroristi e liberare il generale americano.

Decisi che era giusto perché Gianni Trifirò non mi aveva raccontato di pugni e calci mollati durante l'arresto o, comunque, "a caldo". Mi aveva descritto il freddo colpire corpi inermi per estorcere confessioni, abusando del proprio potere.

Questo, in un paese democratico, non è tollerabile. E pensavo che i quasi trent'anni passati da allora, i sindacati di polizia, i garanti dei diritti dei detenuti e tutto il resto avrebbero per sempre impedito che un agente spegnesse una sigaretta sul corpo di un detenuto.

Ma mi sbagliavo.

Il rullo confessore è sempre in azione. E uccide.

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Gianni il poliziotto http://buffa.blogautore.repubblica.it/2007/11/12/gianni-il-poliziotto/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2007/11/12/gianni-il-poliziotto/#comments Mon, 12 Nov 2007 01:28:02 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/2007/11/12/gianni-il-poliziotto/ bianca.jpg

Questa istantanea è bianca perché negli archivi fotografici digitali la persona di cui voglio parlare non c'è.

Mi è tornata in mente, con forza intensa e serena, mentre seguivo le cronache della domenica della follia. Iniziata con un colpo di pistola che doveva andare al cielo, e invece ha ucciso un ragazzo, e terminata con assalti alle caserme e agli stadi.

La persona, il cui ricordo mi è stato accanto durante tutta la domenica, era un poliziotto che aveva sparato, anche lui, un colpo di pistola che doveva andare al cielo. E invece anche quel proiettile uccise. Il poliziotto arrivò sul corpo dell'uomo che stava inseguendo, si accorse che non respirava più, girò la pistola verso se stesso, sparò.

Lo conoscevo bene, quel poliziotto. Era uno di quelli che aveva messo in gioco tutto se stesso perché la polizia cambiasse, togliesse le stellette, diventasse amica della gente, lasciasse da parte la violenza gratuita. Quando si è accorto che, per un errore, aveva fatto quello che non voleva che la polizia facesse ha pensato che la sua vita non poteva continuare.

Un gesto estremo da non emulare. Ma un lascito doloroso e di grande energia a una polizia che doveva cambiare.

Oggi, se fosse tra noi, sono sicuro che quel poliziotto sarebbe molto triste, forse piangerebbe. E direbbe ai suoi giovani colleghi: "Ragazzi, la pistola tenetela nella fondina, usatela solo se serve davvero, non per sentirvi più forti, non per sparare a chi non sta per uccidervi, non per uccidere". So che direbbe così perché so come la pensavano lui e quelli come lui.

Quel poliziotto si chiamava Gianni Trifirò e morì a Mestre il 15 aprile 1986. Ventuno anni fa.

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Da Angela Boggioni Fedeli ho ricevuto oggi, 16 novembre, una foto di Gianni Trifirò. Eccola

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