Istantanea » Persone http://buffa.blogautore.repubblica.it Just another Blogautore.repubblica.it weblog Wed, 11 Jul 2018 15:14:30 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=3.8.27 No grazie, avvocato http://buffa.blogautore.repubblica.it/2018/05/24/no-grazie-avvocato/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2018/05/24/no-grazie-avvocato/#comments Thu, 24 May 2018 08:44:44 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/?p=2717

Ha detto il presidente del consiglio incaricato Giuseppe Conte: "Mi accingo ora a difendere gli interessi di tutti gli italiani, in tutte le sedi, europee e internazionali... mi propongo di essere l'avvocato difensore del popolo italiano".

No grazie, avvocato. Non ho bisogno di essere difeso da lei in quanto italiano.

Mi piacerebbe essere difeso come cittadino europeo, come cittadino del mondo. Perché i miei diritti e le mie aspirazioni non sono diverse da quelle di un francese o di un tedesco, di uno statunitense o di un ghanese.

Se chi governa il mio paese sente il bisogno di difendere i diritti di 60 milioni di persone da attacchi esterni vuol dire che stiamo innestando la retromarcia, che stiamo rischiando di fare un passo indietro di decenni e di tornare, concettualmente, alle frontiere europee e ai muri.

Quelli che andrebbero difesi sono i diritti dei più deboli, di qualunque paese essi siano. E andrebbero difesi e promossi il rispetto, la giustizia sociale, la dignità...

 

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Renzi, fai un bel viaggio http://buffa.blogautore.repubblica.it/2018/04/30/renzi-fai-un-bel-viaggio/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2018/04/30/renzi-fai-un-bel-viaggio/#comments Mon, 30 Apr 2018 16:14:29 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/?p=2713

"Chi ha perso non può governare". L'ha detto l'ex segretario del  Partito democratico Matteo Renzi in televisione, a Che tempo che fa. E, in linea di principio, ha ragione. Ma dovrebbe dirlo soprattutto a se stesso: chi ha perso non può governare il paese, ma nemmeno il secondo partito del paese (com'è, almeno fino a  questo momento, il Pd). Non lo può governare formalmente, ma nemmeno informalmente, condizionandone la vita come Renzi sta facendo, andando in televisione a dettare la linea.

Matteo Renzi, come segretario del Pd, ha perso. Ha perso davvero, ha spinto il partito al suo minimo storico. Poco importa ragionare se la colpa sia o meno tutta sua. Renzi era il segretario, Renzi ha perso, Renzi deve rientrare nei ranghi. Non dettare linee, non parlare come se fosse ancora il segretario del partito. Potrebbe fare un lungo viaggio come Alessandro Di Battista. O starsene seduto sul suo seggio senatoriale aspettando le indicazioni di voto del partito. Farebbe bene a se stesso e a quello che resta del Pd.

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Nessuna rassegnazione http://buffa.blogautore.repubblica.it/2018/03/05/nessuna-rassegnazione/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2018/03/05/nessuna-rassegnazione/#comments Mon, 05 Mar 2018 18:21:36 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/?p=2702 Un italiano su tre oggi può dire che sta, come si dice, toccando il cielo con un dito. Sono gli elettori dei Cinque Stelle che chiedono al battaglione di parlamentari che hanno eletto di cambiare l’Italia come promesso. Un altro bel po' di italiani, quelli che hanno dato la loro fiducia a Matteo Salvini, si aspettano che la loro spinta porti la Lega alla guida del paese.

Un italiano su quattro, uno più uno meno, sta invece ricacciando in gola l’acido della sconfitta. Sconfitta dura e amara, storica. Del Pd ma anche di chi pensava di diventarne un'alternativa credibile (Liberi e uguali). Una sconfitta così dura e amara da avere il sapore di una dissoluzione prossima ventura. Un sapore che può generare un sentimento autodistruttivo, quello della rassegnazione.

Ecco. Nessuna rassegnazione. Dovrebbe essere questa la parola d'ordine di questo quarto scarso di elettorato.

Il centro sinistra dovrebbe ripartire dal 4 marzo come si riparte dopo una sconfitta di così grandi dimensioni, con una profonda e spietata autocritica (meglio se Matteo Renzi, annunciando le proprie dimissioni, l'avesse iniziata in modo deciso). Poi, sulla base dei risultati dell'autocritica, andrebbe costruito un gruppo dirigente credibile e capace di gestire il partito in modo opposto rispetto a Renzi.

Unire, non dividere. Aggregare forze e consensi. Cercare e trovare punti d’incontro tra tutte le anime di chi si riconosce in quell’idea di sinistra moderna e giusta che è stata il principio fondante del Partito democratico e del sogno che ha incarnato per milioni e milioni di italiani.

E fare quello che in questi anni è più mancato: tornare in mezzo alla gente, rimettersi in gioco sul territorio, riconquistare gli spazi sociali da troppo tempo abbandonati e mai compresi fino in fondo, occuparsi delle fasce più deboli e sfruttate della nostra comunità, affrontare senza riserve ideologiche la "questione sicurezza", parlare il linguaggio di tutti non solo quello delle elite.

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Manconi, una cartina al tornasole http://buffa.blogautore.repubblica.it/2018/01/28/manconi-una-cartina-al-tornasole/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2018/01/28/manconi-una-cartina-al-tornasole/#comments Sun, 28 Jan 2018 11:28:44 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/?p=2690 Cannabis: presentato Ddl per legalizzazione a fini terapeuticiAlla fine della "guerra delle candidature" del Pd i numeri sembrano abbastanza chiari: secondo calcoli e previsioni ai renziani dovrebbero andare più dei due terzi del pattuglione di deputati. Un risultato raggiunto "facendo fuori" persone che alla sinistra e al paese hanno dato non poco. E molto ancora potrebbero dare.

Un esempio per tutti: l'esclusione di Luigi Manconi.

Non c'è una sola ragione al mondo perché un partito come il Pd non abbia sentito il dovere civile e politico di ricandidare un uomo come lui.

Manconi, per chi non lo avesse chiaro, è impegnato da anni e anni in sacrosante battaglie di civiltà e di difesa dei diritti umani. Battaglie che dovrebbero essere il cuore di una sinistra proiettata verso il futuro.

È stato lui a dare il via all'iter parlamentare che ha portato all'approvazione della legge sulla tortura (un testo che ha però definito "un'occasione mancata"). È stato lui in prima fila nella battaglia persa per approvare lo Ius soli prima dello scioglimento del Parlamento. È stato lui tra i primi a battersi perché non venisse nascosta la verità sull'uccisione di Giulio Regeni... E potremmo continuare: l'elenco sarebbe lunghissimo ed emozionante.

Tenendo fuori Manconi dal prossimo Parlamento è come se il Pd volesse dire, al di là di ogni dichiarazione di intenti, che quelle dell'ormai ex senatore "non sono le nostre battaglie, non sono le nostre priorità...". Una scelta, quindi, che è anche una sorta di cartina al tornasole di quella che viene definita la "mutazione genetica" del Pd. Perché non è stata un'esclusione casuale, magari risultato di tristi giochi di corrente. È stata un'esclusione "politicamente" voluta e decisa. Anche davanti a un appello di decine e decine di persone che chiedevano, invece, la riconferma. Basta scorrere l'elenco dei primi firmatari per capire ancora meglio il peso specifico di questa decisione (qui il testo dell'appello).

 

 

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1938 http://buffa.blogautore.repubblica.it/2017/12/24/1938/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2017/12/24/1938/#comments Sun, 24 Dec 2017 01:16:02 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/?p=2674 Senza titolo-1

Sta per iniziare il 2018. Ottanta anni fa lo Stato italiano approvava le leggi razziali. Rileggiamone alcuni passaggi

“Il matrimonio del cittadino italiano di razza ariana con persona appartenente ad altra razza è proibito. Il matrimonio celebrato in contrasto con tale divieto è nullo.

L'appartenenza alla razza ebraica deve essere denunziata ed annotata nei registri dello stato civile e della popolazione.

I cittadini italiani di razza ebraica non possono: prestare servizio militare in pace e in guerra… essere proprietari o gestori… di aziende dichiarate interessanti la difesa della Nazione… essere proprietari di terreni… essere proprietari di fabbricati urbani …

“Gli appartenenti alla razza ebraica non possono avere alle proprie dipendenze, in qualità di domestici, cittadini italiani di razza ariana.

“Le Amministrazioni civili e militari dello Stato non possono avere alle proprie dipendenze persone appartenenti alla razza ebraica”.

(dal Regio decreto 1728 del 17 novembre 1938).

Il tutto era firmato dal capo dello Stato, il re Vittorio Emanuele III, e tutto passò senza che gli italiani muovessero un dito avverso una legge contro natura.

Ricordiamocelo quell’anno, rimproveriamo a chi c’era, padri, madri, nonni, nonne, bisnonni, bisnonne, di non aver fatto nulla per impedire che simili parole venissero scritte in una legge dello Stato per poi spianare la strada a deportazioni e uccisioni.

E diciamo a noi stessi che qualcosa del genere non potrà più accadere. Né in Italia né altrove.

Diciamocelo e facciamolo.

Nel 2018 poche celebrazioni e molti fatti, anche piccoli. Per non essere come allora. Per non assistere in silenzio alla ragione che si annebbia.

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Foto del giorno per la Mogherini http://buffa.blogautore.repubblica.it/2017/12/11/foto-del-giorno-per-la-mogherini/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2017/12/11/foto-del-giorno-per-la-mogherini/#comments Mon, 11 Dec 2017 20:31:56 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/?p=2671 084847433-197b8cd9-33e2-40aa-a950-ca8d033eaee3

Foto del giorno per l'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri dell'Unione europea Federica Mogherini.

Il primo ministro israeliano Benjamyn Netanyahu era in visita a Bruxelles pochi giorni dopo la decisione di Donald Trump di spostare l'ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme e gli scontri avvenuti in Israele. "Gerusalemme capitale", ha detto Netanyahu, "è un passo verso la pace". E ha aggiunto che presto "la maggior parte dei Paesi europei sposterà le ambasciate a Gerusalemme".

Federica Mogherini ha risposto immediatamente: "Il premier Benyamin Netanyahu può tenere le sue aspettative per altri" perché i Paesi Ue non andranno con le ambasciate a Gerusalemme. Quanto alla pace in Palestina, ha detto la Mogherini, "l'unica soluzione realistica è basata su due Stati, con Gerusalemme capitale sia dello Stato di Israele sia dello Stato palestinese".

Una posizione chiara che condivido pienamente e che mi fa sentire ancora un po' più europeo di quanto già non sia. Ed è anche una presa di posizione che, a prescindere dalle conseguenze che potrà avere, dovrebbe far capire a tutti quanto sarebbe importante avere un Europa sempre più coesa e capace di esprimere una linea di politica estera unitaria.

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Non è tutta colpa di Colombo http://buffa.blogautore.repubblica.it/2017/09/01/non-e-tutta-colpa-di-colombo/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2017/09/01/non-e-tutta-colpa-di-colombo/#comments Fri, 01 Sep 2017 17:04:20 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/?p=2648 columbus-circleSe fossi un cittadino americano mi opporrei alla distruzione delle statue di Cristoforo Colombo. Non per difendere la sua memoria, né per tutelare un simbolo della comunità italo-americana. Ma per difendere la storia.

Colombo, anche se la questione è controversa, non andò tanto per il sottile con i nativi americani che incontrò. Ma il genocidio, cioè l'annientamento sistematico delle popolazioni del "Nuovo continente", è una vergogna che ricade addosso ai regnanti europei che inviarono le soldatesche al di là dell'Atlantico e ai bianchi con la bandiera a stelle e a strisce che, fino a poco più di un secolo fa, uccisero e massacrarono .

Distruggere le statue di Colombo è quindi come distruggere la storia, cancellare dalla memoria collettiva quel che è veramente stato. E' come dire a se stessi e agli altri che la colpa delle cose terribili che abbiamo fatto è tutta di quell'italiano...

E' per questo che, se fossi un cittadino americano, vorrei che le statue di Colombo restassero al loro posto.

Ma non da sole.  Chiederei che accanto venisse eretta la statua di un guerriero Sioux, o Cheyenne, o Seminole, o Apache che alza bandiera bianca ma viene trafitto dalla sciabola di una "giubba blu" come davvero avvenne a Sand Creek il 29 novembre 1864. E lì vicino, se ci fosse lo spazio, ci vorrebbero un uomo e una donna africani, in catene.

Poi farei in modo che le scuole della mia città organizzassero visite guidate davanti alle tre statue e un bravo professore raccontasse la storia dell'America per quello che davvero è stata.

 

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La polizia che avremmo sempre voluto http://buffa.blogautore.repubblica.it/2017/07/19/la-polizia-che-avremmo-sempre-voluto/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2017/07/19/la-polizia-che-avremmo-sempre-voluto/#comments Wed, 19 Jul 2017 08:37:12 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/?p=2637 cut1359722769224.jpg--franco_gabrielliL'Italia aspettava da almeno 36 anni le parole che il capo della polizia Franco Gabrielli ha consegnato oggi a Carlo Bonini di Repubblica. Trentasei anni fa, il 1° aprile 1981, veniva approvata la riforma della polizia. Una riforma, per la quale si batterono decine di coraggiosi poliziotti, che fece diventare la Pubblica sicurezza un corpo civile che doveva prevenire più che reprimere, capire più che combattere.

Ma quello che allora si sognava non è avvenuto.  La polizia senza stellette torturò pochi mesi dopo la riforma. Nel silenzio dei capi, con la copertura dei capi. E di anno in anno quello "spirito della riforma", come lo chiamavano quelli che ci credevano, si perse per strada. Chi torturò non venne condannato e isolato, chi usava violenza non trovava rimproveri e ostilità. Così si arriva alla Genova del 2001, alla Diaz e a Bolzaneto, alla morte di Federico Aldrovandi, a quella di Stefano Cucchi, di Giuseppe Uva... E agli applausi dei poliziotti ai colleghi condannati per la morte di Aldrovandi.

Oggi, finalmente, le parole del capo della polizia in carica.

"Il G8 di Genova fu una catastrofe".

"Al posto di De Gennaro (capo della polizia nel 2001, Ndr) mi sarei dimesso". E spiega perché: "Quando in una piazza viene fatto un uso abnorme della forza da parte di un reparto mobile la responsabilità va cercata non soltanto e non tanto a partire dal singolo poliziotto che ha abusato del suo manganello ma, al contrario, dal funzionario o dal dirigente che ha ordinato una carica che non andava ordinata. Ecco, se parliamo di responsabilità sistemiche e dunque vogliamo storicizzare finalmente il G8 di Genova, io non penso che il singolo agente o funzionario possano funzionare da fusibile del sistema. E che, dunque, in caso di corto circuito, si possa semplicemente sostituire quei fusibili che si sono bruciati e poi serenamente dire “andiamo avanti”. Lo ripeto. Se vogliamo costruire una memoria condivisa su Genova, se vogliamo mettere un punto, va colmato lo spread fra responsabilità sistemica e responsabilità penale. Quello che ha fatto sì che alcuni abbiano pagato e altri no".

E poi, in poche righe, il ritratto della polizia che Gabrielli vorrebbe, che vuole: "Una Polizia che non ha e non deve avere paura degli identificativi nei servizi di ordine pubblico, di una legge, buona o meno che sia, sulla tortura, dello scrutinio legittimo dell’opinione pubblica o di quello della magistratura. Una polizia che non deve vivere la mortificazione o lo stillicidio delle sentenze della Corte europea per i diritti dell’Uomo su quei fatti di sedici anni fa. Perché questa è la Polizia che ho conosciuto e che conosco".

E', esattamente, la polizia che volevano gli uomini che, negli anni Settanta, si batterono per la riforma.

Se Gabrielli farà seguire alle parole i fatti, e per il momento non c'è davvero nessun motivo per dubitarne, nella polizia non ci sarà più posto per chi abusa del proprio potere, per chi ordina cariche sciagurate, per chi applaude chi ha ucciso.

Sarebbe la polizia che abbiamo sempre sognato, la polizia che avremmo sempre voluto.

 

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Maggioranza silenziosa? No, grazie http://buffa.blogautore.repubblica.it/2016/11/15/maggioranza-silenziosa-no-grazie/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2016/11/15/maggioranza-silenziosa-no-grazie/#comments Tue, 15 Nov 2016 11:31:11 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/?p=2578 renziMatteo Renzi sta usando sempre più spesso il termine "maggioranza silenziosa" per individuare gli italiani che, secondo lui, se ne stanno in silenzio, ma poi voteranno si al referendum. Beh, molti degli italiani che hanno qualche anno sulle spalle potrebbero davvero irritarsi a essere individuati come "maggioranza silenziosa". In Italia la maggioranza silenziosa, un movimento nato nel 1971, era un misto di qualunquismo, postfascismo e anticomunismo che prese le mosse dalla paura delle piazze rosse, dalla paura del 68. C'è chi potrebbe rispondere a Renzi: "Maggioranza silenziosa a me? In silenzio ti mollo un no, caro Matteo".

Speriamo però che la gran quantità di errori e scivolate accumulate in questa lunga campagna referendaria dal presidente del consiglio (a iniziare dal padre di tutti gli errori: "Se vince il no me ne vado") si perdano per strada e, al momento di votare, ciascuno di noi abbia ben chiaro quello che è in gioco.

Non la vita o la morte. Non il sole o il diluvio universale. Ma cose ben precise e che, purtroppo, più passa il tempo meno sono collegate al merito della riforma che siamo chiamati a votare.

 

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De Gaulle e Renzi http://buffa.blogautore.repubblica.it/2016/08/07/de-gaulle-e-renzi/ http://buffa.blogautore.repubblica.it/2016/08/07/de-gaulle-e-renzi/#comments Sun, 07 Aug 2016 08:35:53 +0000 http://buffa.blogautore.repubblica.it/?p=2546 degaullematteo-renzi

Rileggiamo insieme una pagina importante della storia recente della Francia.

1969. Presidente francese è Charles De Gaulle, l'uomo della guerra contro i tedeschi e il fondatore della Quinta Repubblica. Va a referendum una riforma costituzionale da lui fortemente voluta e che riguarda Senato e Regioni, due temi che sono parte cruciale anche della riforma costituzionale su cui in autunno saranno chiamati a votare gli italiani.

De Gaulle affida il proprio futuro politico all'approvazione di quella nuove regole e in uno storico discorso del 26 aprile 1969 dice testualmente: "..si je suis désavoué par une majorité d'entre vous...je cesserai aussitôt d'exercer mes fonctions" (Se verrò sconfessato da una maggioranza di voi... cesserò immediatamente di esercitare le mie funzioni).

Il referendum diventa così un voto pro o contro De Gaulle e il generale ne esce sconfitto. Dieci minuti dopo la mezzanotte del 28 aprile annuncia che cessa di esercitare le funzioni di presidente della Repubblica e che questa decisione avrà effetto alle ore 12 dello stesso giorno. Così si ritirò dalla scena politica l'uomo che aveva ricostruito e disegnato la Francia post-bellica.

Anche l'attuale presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, ha puntato tutto sulla riforma costituzionale su cui andremo a votare nel prossimo autunno. Il 20 gennaio 2016, in Senato, ribadì che "nel caso in cui perdessi il referendum considererei conclusa la mia esperienza politica".

Ecco. In politica i paragoni, spesso, possono risultare azzardati. Ma se Renzi avesse letto (o riletto, o ricordato) cosa accadde in quel passaggio della politica francese forse ne avrebbe potuto trarre qualche monito. Per se stesso, ma anche per il nostro paese.

(Qui sotto i discorsi di De Gaulle e Renzi)

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